LA SHARAPOVA NON SFIDERA’ GLI USA IN FED CUP, C’E’ LA KUZNETSOVA

Dopo il no delle sorelle Williams, ecco la mancata convocazione di Maria Sharapova. La russa, assente a Miami per un problema alla spalla, non giocherà la semifinale di Fed Cup in programma il 26 e 27 aprile a Mosca contro gli Stati Uniti guidati da Lindsay Davenport. Lo ha annunciato il capitano russo Shamil Tarpischev: “Avevamo raggiunto un accordo con la Sharapova e la Kuznetsova. La prima ha giocato a Tel Aviv contro Israele, la seconda sarà schierata contro gli Stati Uniti”. Il problema vero, ma il buon Tarpischev non può dirlo, è che Maria e Svetlana si detestano e non giocherebbero mai nella stessa squadra. Fortuna del capitano russo che naviga nell’abbondanza: al fianco della Kuznetsova ci saranno Anna Chakvetadze, Dinara Safina e Vera Zvonareva. In alternativa è pronta anche Elena Vesnina.

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NIENTE SEMIFINALI DI FED CUP PER LE SORELLE WILLIAMS

Niente semifinali di Fed Cup per le sorelle Williams. Da Miami lo annuncia Lindsay Davenport: “Ho parlato con Venus a Memphis e mi ha detto che non giocherà. Ho provato a farle cambiare idea ma lei mi ha semplicemente sorriso e mi ha risposto di no. Serena invece l’ho vista qui in Florida e anche lei mi ha detto di no”. Un brutto colpo per la squadra statunitense che il 26 ed il 27 aprile affronterà la Russia campione in carica a Mosca Con la Davenport in squadra gli Usa non perdono dal 1995, ma battere le russe in trasferta e senza le Williams sarà molto difficile per le americane. Mamma Lindsay accetta tuttavia con classe il rifiuto di Venus e Serena: “Rispetto la loro decisione”, sottolinea che dovrebbe essere affiancata da Ashley Harkleroad in singolare e da Lisa Raymond in doppio. La Russia sarà invece al gran completo: Maria Sharapova, Svetlana Kuznetsova, Anna Chakvetadze e una tra Elena Dementieva e Dinara Safina. L’altra semifinale è Cina-Spagna.

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LA SERBIA TRIONFA A INDIAN WELLS, MA I TIFOSI ROVINANO LA FESTA

I serbi Djokovic e Ivanovic vincono a Indian Wells ma i supporters dei due giocatori rovinano il trionfo. “Il Kosovo è la Serbia”. Era la scritta che campeggiava su una bandiera esposta da una cinquantina di supporters serbi durante la finale femminile di Indian Wells tra Ana Ivanovic e Svetlana Kuznetsova. Lo striscione è stato poi rimosso prima della finale maschile tra Novak Djokovic e lo statunitense Mardy Fish su ordine degli organizzatori. Gli stessi tifosi serbi, un centinaio in tutto, hanno fischiato ripetutamente l’avversario dei loro giocatori quando questi erano al loro turno di servizio costringendo l’arbitro ad intervenire più volte. Djokovic ha fatto ripetere un punto a Fish che era stato disturbato al momento di servire. Anche la Ivanovic, al termine della finale vinta con la Kuznetsova, si è pubblicamente scusata per la maleducazione dei tifosi serbi. Più diplomatico Djokovic, il cui padre è di origini kosovare. “E’ un argomento molto delicato che non c’entra nulla con lo sport – ha detto – e quella di far rimuovere lo striscione è stata una decisione degli organizzatori”.
Quello di Indian Wells è il secondo incidente “diplomatico” in manifestazioni sportive negli ultimi giorni. Venerdì scorso il serbo Milorad Cavic era stato sospeso durante gli Europei di nuoto a Eindhoven, Olanda. Cavic si era presentato sul podio dopo aver conquistato l’oro nei 50 farfalla mostrando una bandiera serba che recava la scritta “Il Kosovo è serbo”.
Il Kosovo Ha proclamato la sua indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio scorso e il nuovo stato kosovaro è stato riconosciuto da una trentina di paesi, tra cui l’Italia, scatenando le proteste del governo serbo che considera il Kosovo come la culla della sua cultura.

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RODDICK RINUNCIA ALLE OLIMPIADI DI PECHINO?

Roddick potrebbe rinunciare alle Olimpiadi di Pechino (8-24 agosto). Lo ha annunciato il network americano WUSA secondo cui il venticinquenne del Nebraska, attuale numero sei del ranking Atp, potrebbe scegliere di giocare il torneo di Washington per preparare meglio gli US Open che prenderanno il via lunedì 25 agosto, il giorno dopo la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici. Il torneo olimpico e quello di Washington, che Roddick ha vinto tre volte (2001, 2005 e 2007) sono in calendario nella stessa settimana, a partire da lunedì 11 agosto.

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LA NAVRATILOVA RIACQUISTA LA NAZIONALITA’ CECA

Più di trent’anni dopo aver lasciato il suo paese natale, l’allora Cecoslovacchia, Martina Navratilova ha riacquistato la nazionalità ceca che aveva richiesto la scorsa primavera. Martina, che ha compiuto 51 anni lo scorso 18 ottobre, aveva lasciato Praga nel 1975, in piena guerra fredda, per trasferirsi negli Stati Uniti. Una decisione che la Navratilova spiegò con l’atteggiamento della sua federazione che le impediva di andare a giocare negli States, dove si svolgevano il 90% dei tornei. “Un atteggiamento che mi avrebbe impedito di continuare nella mia carriera”, dice ancora oggi Martina, che adesso ha la doppia nazionalità, avendo conservato anche quella degli Stati Uniti, di cui è diventata cittadina nel 1981. La Navratilova si è ritirata definitivamente nel settembre 2006 a quasi 50 anni. In carriera ha vinto 167 titoli di singolare (record assoluto) e 177 in doppio. Ha collezionato 59 titoli dello Slam, di cui 18 in singolare: 9 a Wimbledon (record assoluto), 4 agli Us Open, 3 agli Australian Open e 2 al Roland Garros. Tre in meno dall’australiana Margaret Smith Court, che detiene il primato (sia femminile che maschile) con 62 titoli. Martina è stata numero uno del ranking per 331 settimane e ha conquistato anche otto Federation Cup (una per la Cecoslovacchia e sette per gli Stati Uniti).

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IL REGNO DI FEDERER E’ DESTINATO A DURARE

Roger Federer è numero uno mondiale da 315 settimane consecutive (dal 2 febbraio 2004): meglio di lui solo Pete Sampras (286), Ivan Lendl (270) e Jimmy Connors (268). Lo svizzero nell’Atp Ranking, la classifica che tiene conto dei risultati degli ulti…

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IL REGNO DI FEDERER E’ DESTINATO A DURARE

Roger Federer è numero uno mondiale da 315 settimane consecutive (dal 2 febbraio 2004): meglio di lui solo Pete Sampras (286), Ivan Lendl (270) e Jimmy Connors (268). Lo svizzero nell’Atp Ranking, la classifica che tiene conto dei risultati degli ultimi dodici mesi, ha 6.330 contro i 5.980 del numero due Rafael Nadal. Una differenza di appena 350 punti: si tratta del margine più ristretto tra Federer e il suo più diretto inseguitore dal 10 maggio 2004. Anche allora Roger aveva sul numero due un vantaggio di 350 punti, ma alle sue spalle c’era lo statunitense Andy Roddick. Federer a quota 6.330, quindi Nadal a 5.980: lo spagnolo è numero due dal 25 luglio 2005, ovvero da 138 settimane consecutive (mai nessuno lo è stato così a lungo nella storia del tennis open). Il numero tre Novak Djokovic ha un ritardo di 1.200 punti (5.130) dal numero uno. Nonostante il distacco tra Federer e Nadal si sia assottigliato, al momento la leadership dello svizzero non corre pericoli. Nei due Masters Series in calendario nelle prossime settimane Roger deve infatti difendere pochissimi punti: 5 a Indian Wells dove lo scorso anno fu eliminato da Canas al secondo turno (al primo aveva un bye) e 75 a Miami dove lo stesso argentino lo battè al quarto turno. Sia a Nadal che a Djokovic scadono invece tantissimi punti. Lo spagnolo deve difendere la vittoria a Indian Wells (500 punti) e i quarti a Miami (125), mentre il serbo nel 2007 giocò la finale in California (350 punti) e vinse in Florida (500). Dopo i due Masters Series negli States, la stagione si sposta sulla terra rossa europea. Anche in questo caso la situazione è favorevole a Federer. Il suo rivale Nadal da tre stagioni domina sulla terra rossa vincendo praticamente tutto (Montecarlo, Barcellona, Roma, Roland Garros) e non può permettersi passi falsi. Insomma nonostante un inizio di stagione senza vittorie e la mononucleosi il regno di Federer è destinato a durare.

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TSONGA, NISHIKORI, STAKHOVSKY: UN 2008 RICCO DI SORPRESE

Sin qui il 2008 è l’anno delle sorprese nel circuito maschile. Aveva cominciato Jo-Wilfried Tsonga, ventiduenne francese di origini congolesi, raggiungendo tra lo stupore generale la finale agli Australian Open senza essere compreso tra le teste di se…

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TSONGA, NISHIKORI, STAKHOVSKY: UN 2008 RICCO DI SORPRESE

Sin qui il 2008 è l’anno delle sorprese nel circuito maschile. Aveva cominciato Jo-Wilfried Tsonga, ventiduenne francese di origini congolesi, raggiungendo tra lo stupore generale la finale agli Australian Open senza essere compreso tra le teste di serie. Ed in fondo una novità è stato, sempre a Melbourne, anche il ko del numero uno Federer in semifinale con Novak Djokovic, poi vincitore del torneo. Roger era sempre stato presente nelle ultime dieci finali dei tornei dello Slam. Siamo appena ad inizio marzo ed ecco due settimane fa la bella favola a lieto fine del giapponese Kei Nishikori, diciottenne allievo di Nick Bollettieri e numero 244 del mondo, che ha vinto il torneo di Delray Beach, in Florida, partendo dalle qualificazioni (era al sesto torneo nel circuito maggiore). Il primo tennista giapponese a conquistare un titolo Atp 16 anni dopo Shuzo Matsuoka che nell’aprile del 1992 vinse a Seul. Passano un paio di settimane e a Zagabria vince un altro gocatore con classifica molto bassa: si chiama Sergiy Stakhovsky, 22 anni di Kiev e numero 209 del ranking Atp. E’ stato ripescato come lucky loser ed ha vinto il suo primo titolo nel circuito maggiore. Il giovane ucraino è il primo “perdente fortunato” a conquistare un torneo Atp dal 1991: l’ultimo era stato l’argentino Christian Miniussi, che si impose a San Paolo. Prima del successo a Zagabria l’unico risultato di rilievo di Stakhovsky erano i quarti di finale a Milano nel 2005. La stagione è iniziata da due mesi e già due giocatori provenienti dalle qualificazioni hanno vinto il torneo, Nishikori e Stakhovsky appunto. Per fare un raffronto l’anno scorso è accaduto solo una volta: il belga Steve Darcis ha vinto a Amersfoort. Idem nel 2006: lo spagnolo Nicolas Almagro ha vinto a Valencia. Per trovare un altro qualificato che vince il torneo bisogna poi andare indietro fino al 2004: lo spagnolo Santiago Ventura si impose a Casablanca, il francese Jerome Haehnel a Metz.

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VENUS KO A MEMPHIS, SERENA OUT DA MELBOURNE: TORNERANNO PROTAGONISTE?

Che fine hanno fatto le sorelle Williams? Da qualche stagione ce lo chiediamo puntualmente: giocano poco e vincono molto meno che in passato. In due hanno conquistato 14 titoli dello Slam: 8 Serena che ha 26 anni, 6 Venus che di anni ne ha uno in più. All’inizio del Duemila le finali dello Slam erano diventate un affare in famiglia sino a sfiorare la noia. Ora Venus riesce a farsi eliminare a Memphis (è accaduto la scorsa notte) dalla sconosciuta ceca Petra Kvitova, 18 anni ancora da compiere, numero 143 del ranking Wta. Dall’inizio del 2008 la Venere Nera ha giocato appena tre tornei: quarti agli Australian Open (ko con la Ivanovic), terzo turno a Doha (battuta dalla Cibulkova, numero 45 Wta) e ultimo in ordine di tempo Memphis dove è subito uscita di scena. Si è vista ancor meno Serena che ha giocato solo a Melbourne perdendo nei quarti con la Jankovic. Attualmente Venus è numero 8 della classifica mondiale, Serena 10: entrambe sono nell’entry list del torneo di Bangalore, al via lunedì prossimo. Ma con le due Williams non si sa mai: spesso e volentieri si cancellano all’ultimo istante. L’impressione è che difficilmente le due sorelle possano tornare a primeggiare. Henin, Sharapova, le due serbe: una concorrenza troppo agguerrita se il tennis non è più in cima alla lista degli impegni. E le due sorelle americane di distrazioni o interessi ne hanno fin troppi: dalla moda al cinema, dalla tv agli sponsor. Senza dimenticare gli acciacchi: il ginocchio ballerino di Serena, la spalla di Venus. “Torneremo a vincere, amiamo sorprendere…”, ribattono loro facendo notare che lo scorso anno dei quattro tornei dello Slam due li hanno vinti. Serena si è imposta agli Australian Open senza neppure essere tra le teste di serie, Venus a Wimbledon. Riusciranno a ripetersi?

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I DUBBI DELLA DOLCE AMELIE

In Francia se lo chiedono preoccupati: davvero la Mauresmo sta pensando al ritiro a 28 anni? Le dichiarazioni al quotidiano “L’Equipe” alla vigilia del torneo di Dubai, dove ha vinto nel 2002 e giocato la finale lo scorso anno, alimentano i dubbi sul …

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I DUBBI DELLA DOLCE AMELIE

In Francia se lo chiedono preoccupati: davvero la Mauresmo sta pensando al ritiro a 28 anni? Le dichiarazioni al quotidiano “L’Equipe” alla vigilia del torneo di Dubai, dove ha vinto nel 2002 e giocato la finale lo scorso anno, alimentano i dubbi sul futuro di Amelie: “In fondo a me stessa c’è sempre una piccola voce che mi sussurra che sarebbe meglio fermarmi – ha detto l’ex numero uno del mondo – gioco a Dubai per fare del mio meglio, ma c’è sempre quella vocina che accompagna tutti i miei sforzi. Così è difficile andare avanti”. Crisi personale più che tecnica, dunque. Sicuramente Amelie è piena di dubbi, quasi in stato confusionale. Le dichiarazioni a “L’Equipe” non lascerebbero spazio a molte interpretazioni, ma poi la stessa Mauresmo sul suo sito ufficiale scrive: “Sono motivata, farò di tutto per ritrovare il mio tennis migliore. E’ un momento difficile, ma non mi arrendo”. Due dichiarazioni che si contraddicono: da un lato la tentazione di mollare tutto, dall’altra la voglia di ritornare protagonista.
Certo è che dopo un 2006 eccezionale con due titoli dello Slam (Australian Open e Wimbledon, gli unici della carriera), e la scettro di numero uno del circuito Wta mantenuto per otto mesi, la passata stagione è stata da dimenticare, complice anche un’operazione di appendicite che l’ha bloccata nel marzo scorso tenendola fuori circa tre mesi. Anche il 2008 è iniziato male, tanto che ci si chiede se mai la Mauresmo riuscirà a tornare ai livelli di un paio di stagioni fa. Per la prima volta dopo nove anni è uscita dalle top venti (attualmente è numero 29). Agli Australian Open si è fermata al terzo turno battuta dall’australiana Casey Dellacqua, che non è un fenomeno. La scorsa settimana a Doha si è arresa alla thailandese Tamarine Tanasugarn, numero 101 del ranking: era dal 1999 che la Mauresmo non perdeva con una avversaria fuori della top cento.
In carriera ha vinto 24 titoli e del suo tennis si è innamorato il pubblico romano. Al Foro Italico dove Amelie ha disputato cinque finali, tre perse (2000, 2001, 2003) e due vinte (2004 e 2005). Di lei si è sempre detto: un grande talento spesso sprecato a causa di una tenuta mentale ballerina. Che non sia un cuor di leone e che soffra la pressione è un fatto: al Roland Garros, il torneo dei sogni di ogni francese che si rispetti, in 13 partecipazioni non è mai andata oltre i quarti di finale (due volte), perdendo spesso match incredibili proprio perché incapace di gestire la pressione che l’accompagna inevitabilmente quando gioca a Parigi. Non vederla più in campo sarebbe però un peccato: Amelie è una delle poche giocatrici divertenti e spettacolari in un circuito in cui ormai quasi tutte giocano allo stesso modo, ovvero picchiando da fondo campo. Il suo tennis non è solo potenza e accelerazioni: somiglia più ad un ricamo da artista. Forza Amelie: non ti arrendere!

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STARACE E GLI INSULTI DI MARADONA: DIFFICILE ESSERE CAMPIONI FUORI DAL CAMPO

Parlo anche da tifoso del Napoli: sono deluso dal comportamento di Maradona almeno quanto Starace. Potito, anche lui grande tifoso del Napoli, voleva conoscere personalmente il campione argentino che tante gioie (e qualche arrabbiatura solenne) ci ha regalato durante i suoi sette anni in maglia azzurra. Poto lo aveva dichiarato nei giorni scorsi alla stampa argentina. Invece Diego non ha trovato di meglio che insultarlo mentre era in campo a Buenos Aires opposto al numero uno argentino Nalbandian, di cui il Pibe de Oro è grande amico. Vabbene fare il tifo per il connazionale, ma gli insulti no. Bene ha fatto Starace ad andare via prima che Diego scendesse negli spogliatoi. Non per la delusione di aver perso contro Nalbandian: Poto ha manifestato a chiare lettere la sua grande amarezza per l’atteggiamento di un fuoriclasse che quando era ragazzino era stato un suo idolo ed al quale avrebbe voluto stringere la mano. L’ennesima riprova di quanto è più difficile essere campioni fuori dal campo che con un pallone al piede. E Maradona non è l’unico caso…

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SAMPRAS BATTE HAAS IN ESIBIZIONE: “MA NON RIENTRO”

“Non ci sono ragioni per tornare”. Firmato Pete Sampras. Eppure Pistole Pete ancora incanta quando decide di riprendere in mano la racchetta. A San Josè ha rifilato un secco 64 62 in esibizione al tedesco Tommy Haas, che non è proprio l’ultimo arrivato. Lo scorso novembre lo statunitense aveva giocato tre match di esibizione in Asia contro Roger Federer battendo il numero uno a Macao. Sampras oggi ha 36 anni e si è ritirato nel 2002 a 31. E’ uscito di scena come solo i grandi campioni sanno fare: il suo ultimo match è stato la finale vinta agli US Open contro l’amico rivale Agassi. Quel giorno, era l’8 settembre, conquistò il suo titolo dello Slam numero 14, record assoluto. E’ stato numero uno Atp per 286 settimane, ed anche questo è un record. A rientrare, però, non ci pensa neppure: “Non mi mancano le luci della ribalta e non ho bisogno di soldi – dice – la cosa complicata per me è che non ho smesso per un infortunio ma per ragioni emotive. Semplicemente non avevo più nulla da dare. Giocare mi diverte ancora, ma un conto è un’esibizione, un altro è affrontare tornei veri. Per essere competitivo nel circuito ci vogliono sacrifici e allenamento e questa è una parte della mia vita ormai alle spalle. Potrei tornare a Wimbledon e magari vincere anche qualche partita, ma non mi interessa, io ho sempre giocato per vincere i tornei, non per portare a casa qualche match o per soldi”. Una decisione probabilmente saggia: nel tennis, soprattutto maschile, i rientri clamorosi si rivelano quasi sempre un flop. Su tutti l’esempio del grande Bjorn Borg. Dovremo quindi accontentarci di rivedere Pistole Pete di tanto in tanto in esibizione: prossimo appuntamento il 10 marzo al Madison Square Garden di New York: di fronte di nuovo Federer.

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MEGLIO UNO SLAM O IL TITOLO OLIMPICO?

Etienne de Villiers, capo esecutivo dell’Atp, lo ha annunciato ufficialmente a Parigi: il torneo olimpico di Pechino sarà valido per la classifica mondiale. Nulla di nuovo: punti erano stati assegnati anche ai Giochi di Sydney 2000 e Atene 2004, ma l’Atp ha voluto precisarlo per assicurarsi la partecipazione dei migliori giocatori in Cina. Una decisione analoga era stata già adottata dalla Wta, il circuito femminile. Il torneo olimpico inizierà il 10 agosto, due giorni dopo la cerimonia di apertura, e si concluderà il 17 agosto, otto giorni prima del via degli US Open a New York. I tabelloni maschile e femminile saranno a 64 e ciascun paese non potrà schierare più di sei giocatori, di cui quattro in singolare e due coppie in doppio. Al di là dei punti validi per il ranking, il tennis, finalmente prende sul serio, come è giusto che sia, le Olimpiadi, l’evento sportivo che più di ogni altro cattura ogni quattro anni l’attenzione del mondo intero. Chiedete a un tennista se preferisce vincere uno Slam o conquistare una medaglia d’oro ai Giochi: il quesito viene riproposto puntualmente con scadenza quadriennale. La risposta questa volta l’ha data Maria Sharapova a Melbourne: “Wimbledon o le Olimpiadi? Wimbledon l’ho già vinto, scelgo l’oro olimpico perché ti fa entrare nella storia dello sport”, ha detto la recente vincitrice degli Australian Open. Anche Federer ha più volte ripetuto che Pechino 2008 (ad Atene fu eliminato nei quarti) è uno dei suoi obiettivi stagionali così come Londra 2012 (avrà 31 anni). Il tennis come il calcio, altra disciplina finita in passato sotto accusa per scarso spirito olimpico. Meglio un titolo mondiale o l’oro olimpico? Le grandi per tradizione spesso consideravano i Giochi come un dazio da pagare e li snobbavano colpevolmente. Risultato: in campo andavano squadre non all’altezza che rimediavano figuracce contro paesi con scarso pedigree (è capitato anche alla nazionale olimpica azzurra). A Pechino, invece, ci saranno campioni acclamati come l’argentino Messi e lo stesso Kakà, Pallone d’Oro 2007, ha detto di voler giocare con il suo Brasile.

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FED CUP: LA FRANCIA PRESENTA RECLAMO CONTRO LA CINA

Russia-Usa e Cina-Spagna. Sono le semifinali di Fed Cup ma la Francia battuta dalle asiatiche non ci sta. Il capitano Georges Goven ha annunciato il reclamo della sua squadra all’Itf contro il successo delle cinesi. Colpa di un mancato controllo antid…

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FED CUP: LA FRANCIA PRESENTA RECLAMO CONTRO LA CINA

Russia-Usa e Cina-Spagna. Sono le semifinali di Fed Cup ma la Francia battuta dalle asiatiche non ci sta. Il capitano Georges Goven ha annunciato il reclamo della sua squadra all’Itf contro il successo delle cinesi. Colpa di un mancato controllo antidoping. Solo sette delle otto giocatrici presenti a Pechino sono state infatti sottoposte al test antidoping al termine della sfida vinta dalla Cina grazie al punto conquistato nel doppio. Mancava Shuai Peng, che dopo aver battuto sabato scorso Virginie Razzano, è stata autorizzata dalla sua squadra a partire un giorno prima per volare in Francia dove è in tabellone a Parigi nell’Open Gaz. Toccherà ora alla federazione internazionale esaminare il reclamo presentato dai francesi che chiedono la vittoria a tavolino.

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L’INDIANA MIRZA DENUNCIA: “NON POSSO GIOCARE NEL MIO PAESE”

Povera Sania, costretta a rinunciare al torneo di casa. L’indiana Mirza non giocherà a Bangalore, torneo in programma dal 3 al 9 marzo. La ventunenne tennista di Mumbai, numero 29 del mondo, lo ha annunciato ufficialmente: tutta colpa degli attacchi dei gruppi ultranazionalisti che da qualche anno non le danno tregua. “Tutte le volte che gioco in India si scatena un pandemonio e ci sono problemi”, la candida ammissione di Sania, che vanta un piccolo record: il 28 giugno 2003 ha vinto il doppio femminile juniores sull’erba di Wimbledon in coppia con la russa Alisa Kleybanova, diventando la prima indiana a vincere un titolo, seppure giovanile, in un torneo dello Slam.
La Mirza è di religione musulmana ma vive e veste da occidentale e questo in patria agli integralisti proprio non va giù. Già nel 2005, mentre Sania faceva parlare di sé raggiungendo a soli 18 anni gli ottavi di finale agli US Open, un gruppo islamico capeggiato da Haseeb-ul-hasan Siddiqui, temutissimo in India, le indirizzò una fatwa. Incredibile la motivazione: secondo il gruppo integralista l’abbigliamento utilizzato in campo dalla Mirza non lasciava nulla all’immaginazione e aveva un effetto negativo sulla gioventù indiana. Seguirono minacce di morte, tanto che la Mirza ha confessato di aver addirittura pensato di mollare tutto.
Un paio di anni fa la giovane tennista indiana è stata anche costretta a non giocare più in doppio al fianco dell’israeliana Shahar Peer. Una vicenda simile capitò nel 2002 al pakistano Aisam Qureshi. Faceva coppia in doppio con l’israeliano Amir Hadad, con cui raggiunse il terzo turno. Un musulmano ed un ebreo che giocavano insieme con Pakistan e Israele che non hanno rapporti diplomatici. Non ci voleva credere la federtennis pakistana: il suo presidente, il generale Syed Dilawar Abbas, si arrabbiò di brutto e gli ordinò di lasciar perdere minacciando di sospenderlo.
Nel dicembre scorso la Mirza ha avuto altri problemi: il garante delle minoranze di Hyderabad, città natale di Sania, tal Shaikh Kareemullah, ha accusato la giovane tennista di aver girato uno spot pubblicitario sul sacro suolo della moschea Mecca Masjid senza togliersi le scarpe. Apriti cielo: un insulto a tutti i musulmani, hanno tuonato i gruppi integralisti indiani. Ai quali non va giù neppure che l’occidentale Adidas abbia scelto proprio la Mirza come testimonial insieme ad altri famosi sportivi come i calciatori Kakà e Beckham. Sania è pure sfortunata: ad inizio gennaio l’hanno ripresa a Perth, in Australia, mentre si rilassava con i piedi nudi poggiati su una balaustra. Non si era però accorta che proprio ai suoi piedi sventolava una bandiera del suo paese. Un’ingenuità, ma apriti cielo: in patria la Mirza è stata accusata di oltraggio alla bandiera con tanto di denuncia da parte di alcuni suoi connazionali al Prevention of Insult to the National Honour Act. Pena prevista: tre anni di galera! Come darle torto se prima di giocare in India ci pensa non una ma cento volte…

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DAVIS E FED CUP: E’ UN ALTRO SPORT

Otto match e in quattro casi ha vinto la giocatrice con la classifica peggiore. La prima giornata dei quarti di finale della Fed Cup conferma una regola: giocare in Davis o Fed Cup è un altro sport e la responsabilità di difendere la maglia della prop…

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DAVIS E FED CUP: E’ UN ALTRO SPORT

Otto match e in quattro casi ha vinto la giocatrice con la classifica peggiore. La prima giornata dei quarti di finale della Fed Cup conferma una regola: giocare in Davis o Fed Cup è un altro sport e la responsabilità di difendere la maglia della propria nazione può giocare brutti scherzi. Come spiegare altrimenti gli inattesi ko della nostra Francesca Schiavone, numero 23 del ranking Wta, contro la spagnola Nuria Llagostera Vives, numero 136. Oppure l’incredibile sconfitta di Lindsay Davenport, numero 44 ma vale le top ten, con la sconosciuta tedesca Sabine Lisicki, 18 anni e numero 130 del mondo. La trentunenne americana, ex numero uno del mondo e vincitrice di tre tornei dello Slam (US Open 1998, Wimbledon 1999 e Australian Open 2000), era al rientro in Fed Cup dopo la maternità ed era imbattuta nella competizione dal 1994. Ma c’è anche la cinese Shuai Peng (n. 51) che ha superato la francese Virginie Razzano (n.27) e l’isrealiana Shahar Peer (n.17) che ha battuto la russa Dinara Safina (n.16). In questi ultimi due casi c’è da tener conto anche del fattore casa, mentre Schiavone e Davenport, le due vere sorprese in negativo, giocavano davanti ai propri sostenitori. Si è invece salvata Maria Sharapova: la russa, vincitrice agli Australian Open, era all’esordio in Fed Cup e ha agevolmente battuto l’israeliana Obziler. Non a caso la chiamano la bionda di ghiaccio…

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