L’INDIANA MIRZA DENUNCIA: “NON POSSO GIOCARE NEL MIO PAESE”

Povera Sania, costretta a rinunciare al torneo di casa. L’indiana Mirza non giocherà a Bangalore, torneo in programma dal 3 al 9 marzo. La ventunenne tennista di Mumbai, numero 29 del mondo, lo ha annunciato ufficialmente: tutta colpa degli attacchi dei gruppi ultranazionalisti che da qualche anno non le danno tregua. “Tutte le volte che gioco in India si scatena un pandemonio e ci sono problemi”, la candida ammissione di Sania, che vanta un piccolo record: il 28 giugno 2003 ha vinto il doppio femminile juniores sull’erba di Wimbledon in coppia con la russa Alisa Kleybanova, diventando la prima indiana a vincere un titolo, seppure giovanile, in un torneo dello Slam.
La Mirza è di religione musulmana ma vive e veste da occidentale e questo in patria agli integralisti proprio non va giù. Già nel 2005, mentre Sania faceva parlare di sé raggiungendo a soli 18 anni gli ottavi di finale agli US Open, un gruppo islamico capeggiato da Haseeb-ul-hasan Siddiqui, temutissimo in India, le indirizzò una fatwa. Incredibile la motivazione: secondo il gruppo integralista l’abbigliamento utilizzato in campo dalla Mirza non lasciava nulla all’immaginazione e aveva un effetto negativo sulla gioventù indiana. Seguirono minacce di morte, tanto che la Mirza ha confessato di aver addirittura pensato di mollare tutto.
Un paio di anni fa la giovane tennista indiana è stata anche costretta a non giocare più in doppio al fianco dell’israeliana Shahar Peer. Una vicenda simile capitò nel 2002 al pakistano Aisam Qureshi. Faceva coppia in doppio con l’israeliano Amir Hadad, con cui raggiunse il terzo turno. Un musulmano ed un ebreo che giocavano insieme con Pakistan e Israele che non hanno rapporti diplomatici. Non ci voleva credere la federtennis pakistana: il suo presidente, il generale Syed Dilawar Abbas, si arrabbiò di brutto e gli ordinò di lasciar perdere minacciando di sospenderlo.
Nel dicembre scorso la Mirza ha avuto altri problemi: il garante delle minoranze di Hyderabad, città natale di Sania, tal Shaikh Kareemullah, ha accusato la giovane tennista di aver girato uno spot pubblicitario sul sacro suolo della moschea Mecca Masjid senza togliersi le scarpe. Apriti cielo: un insulto a tutti i musulmani, hanno tuonato i gruppi integralisti indiani. Ai quali non va giù neppure che l’occidentale Adidas abbia scelto proprio la Mirza come testimonial insieme ad altri famosi sportivi come i calciatori Kakà e Beckham. Sania è pure sfortunata: ad inizio gennaio l’hanno ripresa a Perth, in Australia, mentre si rilassava con i piedi nudi poggiati su una balaustra. Non si era però accorta che proprio ai suoi piedi sventolava una bandiera del suo paese. Un’ingenuità, ma apriti cielo: in patria la Mirza è stata accusata di oltraggio alla bandiera con tanto di denuncia da parte di alcuni suoi connazionali al Prevention of Insult to the National Honour Act. Pena prevista: tre anni di galera! Come darle torto se prima di giocare in India ci pensa non una ma cento volte…