US OPEN, TANTE DOMANDE ED UNA CERTEZZA: SARA’ UN TORNEO DA FAVOLA

Si riparte da New York con una grande novità: il primo nome in alto sul tabellone maschile non è Roger Federer. Era così da quasi cinque anni: tanto è durato il dominio incontrastato dello svizzero. Roger Express era diventato numero uno il 2 febbraio 2004, il giorno dopo la vittoria agli Australian Open, secondo titolo dello Slam in carriera dopo il primo trionfo a Wimbledon nel luglio 2003. Da allora lo svizzero è stato numero uno per 237 settimane consecutive, fino a lunedì scorso, quando ha ceduto lo scettro a Rafael Nadal. Dal 2004 al 2007 Federer ha vinto undici Slam sui sedici disputati: mai nessuno era stato capace di tanto. E’ arrivato in pochi anni a quota dodici, a meno due dal recordman Pete Sampras. Nel 2008, però, è ancora a secco, vittima di una stagione iniziata con la mononucleosi e costellata da una serie di sconfitte con avversari che, Nadal a parte, fino a qualche mese fa batteva puntualmente e senza neppure soffrire più di tanto (vedi Roddick e Blake). Sono già dodici le sconfitte collezionate da gennaio. Tante, troppe. Come le voci su Roger tornato tra i comuni mortali: è appagato, fisicamente non è ancora a posto, ha perso sicurezza, è in una fase di involuzione, ha problemi personali, soffre troppo la rivalità con il più giovane ed esplosivo Nadal (22 anni contro 27). Dove sarà la verità? Rafa appunto: ora lassù il primo nome sul tabellone degli US Open è il suo. E’ lui che domina: otto titoli nel 2008, compresi Roland Garros, Wimbledon e l’oro olimpico a Pechino in singolare. Il mancino spagnolo ha vinto 49 degli ultimi 51 incontri disputati (32 di fila): ha perso solo a inizio maggio a Roma battuto dalle vesciche ai piedi più che dal connazionale Ferrero e a Cincinnati a inizio agosto in semifinale sconfitto da Novak Djokovic. Si riparte da New York e sembra quasi una nuova era: dopo quella targata Federer ecco l’impero Nadal. Riuscirà Rafa da Manacor a fare meglio di Bjorn Borg? Lo svedese è il campione del passato al quale lo spagnolo viene più spesso accostato: Borg non è mai riuscito a vincere gli US Open (quattro finali perse). Lo stesso Nadal a New York sinora non ha mai brillato: in cinque partecipazioni solo un quarto di finale. Padrone incontrastato della terra rossa, Rafa quest’anno ha vinto sull’erba. Riuscirà a imporre la sua legge anche sul cemento di Flushing Meadows? E Federer ha davvero abdicato in via definitiva? E il terzo incomodo Djokovic, finalista lo scorso anno, potrà fare lo sgambetto ai due fenomeni del circuito? Andy Murray è maturo per le vittorie che i britannici si attendono da lui? Che fine ha fatto Jo-Wilfried Tsonga, eroe di Melbourne? Il suo è stato solo un exploit episodico? E l’altro francese Richard Gasquet riuscirà finalmente a cogliere un risultato adeguato al suo talento? A che punto è la crescita del nuovo talento del circuito, il giovane lettone Ernests Gulbis? Andreas Seppi e Simone Bolelli sapranno regalarci qualche bella soddisfazione? Tante domande ed una certezza: saranno US Open da favola, interessanti come mai negli ultimi anni. Fidatevi.

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DE VILLIERS SE NE VA: E’ STATO IL PRESIDENTE ATP PIU’ CONTESTATO DAI GIOCATORI

Rafael Nadal sarà soddisfatto. Diventa nuovo numero uno del mondo e pochi giorni dopo Etienne De Villiers, presidente esecutivo dell’Atp, l’associazione dei giocatori professionisti, annuncia che lascerà l’incarico a fine 2008: non rinnoverà il contra…

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DE VILLIERS SE NE VA: E’ STATO IL PRESIDENTE ATP PIU’ CONTESTATO DAI GIOCATORI

Rafael Nadal sarà soddisfatto. Diventa nuovo numero uno del mondo e pochi giorni dopo Etienne De Villiers, presidente esecutivo dell’Atp, l’associazione dei giocatori professionisti, annuncia che lascerà l’incarico a fine 2008: non rinnoverà il contratto. Proprio Nadal (ma anche Federer) è stato tra i più feroci critici dell’operato di De Villiers, ex supermanager della Walt Disney, che ha voluto modificare il calendario Atp spostando ad esempio il torneo di Amburgo, che si gioca sulla terra rossa, da maggio a luglio. Una decisione poi confermata qualche settimana fa dal tribunale del Delaware: il giudice ha respinto la richiesta della federazione tedesca di impedire lo spostamento del torneo che ha così perso il suo status di Masters Series. Nadal ha spesso accusato De Villiers di favorire i tornei americani rispetto a quelli europei e di non curare gli interessi dei giocatori. In particolare ci fu una vera e propria insurrezione dei “terraioli” quando venne prospettata l’ipotesi di declassare il Masters Series di Montecarlo, anche questo sulla terra rossa, ipotesi poi tramontata. Ora De Villiers ha deciso di lasciare: ai giocatori il compito di scegliersi un nuovo presidente.

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WIMBLEDON: CINA, SEMIFINALE FEMMINILE STORICA. E GLI UOMINI?

Un’edizione storica a Wimbledon: Jie Zheng, o meglio Zheng Jie come si dice nel suo paese mettendo prima il cognome, è la prima cinese a raggiungere le semifinali in un torneo dello Slam. Mai successo prima: nel 2006 Na Li si era fermata, sempre sull’erba di Wimbledon ai quarti, imitata e poi superata quest’anno dalla Zheng. Dalla Cina con furore. Dopo il ping pong, o meglio il tennistavolo (altrimenti i pongisti si arrabbiano…), anche nella terra di Mao il tennis ha preso piede. Il primo segnale arrivò quattro anni fa alle Olimpiadi di Atene dove Ting Li e Tian Tian Sun hanno conquistato la medaglia d’oro nel doppio femminile. In quello stesso anno Na Li diventò la prima cinese a vincere un torneo del circuito maggiore: è successo a Canton. Oggi la Cina può contare su tre giocatrici nelle top cento: Zi Yan, Na Li e Shuai Peng, tutte capaci di vincere o giocare finali Wta. Come la stessa Jie Zheng che è sì una sorpresa a livelli così alti (a Wimbledon ha battuto anche la numero uno Ivanovic) ma nel 2006, prima di un lungo stop per un’operazione alla caviglia sinistra, era 27 del ranking e ha già collezionato tre titoli Wta. Tante ragazze cinesi, sette in tabellone a Wimbledon comprese le rappresentanti di Taipei, e nessun uomo. A sorprendere è questo dato: il giocatore cinese con la miglior classifica è tal Peng Sun, numero 485 della classifica Atp. Mai la Cina ha avuto un top cento. Perché? La domanda è stata rivolta alla Zheng, che l’ha buttata sulla provocazione. “Vorrei saperlo anche io – ha risposto – forse i ragazzi cinesi non hanno abbastanza muscoli… Nel basket c’è Yao Ming, ma i ragazzi scelgono il ping-pong… Forse dopo questi risultati di noi ragazze ora qualcuno in più si avvicinerà al tennis”.

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WIMBLEDON: IL TORNEO DELLE SORPRESE. LE METEORE LEWIS E WASHINGTON

Il torneo delle sorprese. Anche questo fa parte del fascino di Wimbledon: oltre alle fragole con la panna, ai prati verdi dell’All England Club, al palco reale sul Centre Court, al bianco della tenuta da gioco che non è una scelta ma un obbligo, ai tabelloni sui campi secondari che non sono elettronici ma manuali. Mercoledì scorso Marat Safin, genio e sregolatezza tutta russa, aveva “asfaltato” un certo Novak Djokovic, futuro numero uno del mondo. Ieri giornata piena: prima la sconosciuta russa Alla Kudryavtseva, numero 154 del ranking, fa accomodare alla porta la più bella del reame, in arte Maria Sharapova la bizzosa, l’altezzosa, la bionda di ghiaccio campionessa sull’erba londinese nel 2004. Poi Rino Gattuso Tipsarevic (i due si somigliano come due gocce d’acqua) mette ko il “bombardiere” del Nebraska, al secolo Andy Roddick, due finali ai Championships: all’americano non sono bastati 27 aces per aver ragione del grintoso serbo di Belgrado. Nei giorni scorsi hanno salutato Wimbledon anche Nikolay Davydenko (numero 4 del seeding) e David Nalbandian (numero 7 e finalista nel 2002). Sorprese è vero, ma anche tradizione confermata. Sull’erba, superficie sulla quale si gioca pochissimo, spesso vengono fuori risultati inimmaginabili su altre superficie. Senza andare troppo lontano nel tempo c’era un certo Alexader Popp (tedesco, oggi ha 32 anni e non gioca più da tre), che all’inizio del Duemila in quattro partecipazioni ai Championships ha collezionato un ottavo e due quarti. In pratica vinceva qualche match solo sull’erba londinese. Oppure la finale del 1996: Richard Kraijcek contro la meteora MaliVai Washington. Vinse l’olandese (ottimo sull’erba), che riuscì a battere Pete Sampras nei quarti. Washington fu bravo ma soprattutto fortunato: nei quarti superò Alex Radulescu, in semifinale Todd Martin. Una meteora, appunto. Come l’avversario di John McEnroe nella finale del 1983, il neozelandese Chris Lewis, mai più visto a quei livelli.

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WIMBLEDON: MA E’ VERA ERBA? IVAN LENDL OGGI AVREBBE VINTO IL TITOLO

Ma è vera erba? Secondo tanti, a cominciare da John McEnroe e Boris Becker che sui prati di Wimbledon hanno vinto e tanto, l’erba dei Championships non è più quella di un tempo. Quella del serve and volley, con un’unica eccezione chiamata Bjorn Borg, …

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WIMBLEDON: MA E’ VERA ERBA? IVAN LENDL OGGI AVREBBE VINTO IL TITOLO

Ma è vera erba? Secondo tanti, a cominciare da John McEnroe e Boris Becker che sui prati di Wimbledon hanno vinto e tanto, l’erba dei Championships non è più quella di un tempo. Quella del serve and volley, con un’unica eccezione chiamata Bjorn Borg, che però a rete sul Centre Court si vedeva comunque spesso. Quella che permetteva a Becker, il più giovane vincitore dei Championships nel 1985 a 17 anni e 227 giorni, di tuffarsi come un portiere a difesa della propria porta. Ieri lo diceva anche Flavia Pennetta, che a Wimbledon vanta due ottavi (per il momento): l’erba è molto più lenta di qualche anno fa. Infatti ai Championships anche quest’anno è possibile assistere a scambi lunghissimi da fondo campo impensabili un tempo con la pallina che scivolava via bassa e veloce e non ti consentiva la minima apertura. Le prime avvisaglie si erano avute nel 2002: finale tra Lleyton Hewitt e David Nalbandian. Vinse l’australiano, che però nulla ha a che fare con la tradizione aussie del passato dei vari Laver, Emerson, Rosewall e Newcombe. Poi è cominciata l’era Federer, vincitore delle ultime cinque edizioni, che sta dominando come prima avevano fatto solo Borg (cinque titoli) e Sampras (sette). E non è che il numero uno a rete ci vada più di tanto, sicuramente molto meno di Pistole Pete. Le ultime due finali Roger Express le ha giocate e vinte contro Nadal, il re della terra rossa con i suoi “liftoni” di diritto e rovescio bimane che ora fanno male pure sull’erba. Solo un caso? O, senza nulla togliere a Rafa, che di giorno in giorno diventa un giocatore più completo, un po’ è merito dei prati meno veloci del passato? Che Nadal, per quanto è bravo e forte, vinca sui prati del Queen’s, primo spagnolo a conquistare un titolo sull’erba 36 anni dopo Andres Gimeno a Eastbourne, ci sta. Fa però riflettere il successo di un altro spagnolo, David Ferrer, a Rosmalen. Sull’erba di oggi, ne sono convinto avrebbe vinto l’agognato titolo ai Championships anche Ivan Lendl, che per un paio di stagioni si sottopose ad allenamenti specifici per migliorare il suo gioco a rete ma poi a Wimbledon fu battuto due volte in finale (1986 e 1987) prima dall’aussie Pat Cash e poi da Bum Bum Becker. Oggi Ivan il Terribile ce l’avrebbe fatta.

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JUSTINE LASCIA: SE NE VA DA NUMERO UNO

“E’ la fine di una bella avventura, ci pensavo da tempo”. Con queste parole la Henin ha messo la parola fine alla sua carriera. La notizia sparata in prima pagina dai quotidiani belgi questa mattina era vera. Justine come Kim Clijsters e Martina Hingis. Tutte numero uno del circuito, tutte hanno detto addio al tennis ancora giovani. Ventidue anni Martina (rientrata poi a 25 nel 2006 per dire definitivamente addio lo scorso anno), 24 anni Kim. Ora tocca a Justine che il primo giugno ne compirà 26. La Henin ha detto basta in una affollata conferenza stampa. Quarantuno titoli Wta, sette tornei dello Slam (quattro Roland Garros, due US Open, un Australia Open), 117 settimane da numero uno della classifica mondiale.
Un ritiro a sorpresa che scatenerà mille domande e supposizioni. In questo tennis “tritatutto” l’unica cosa certa è che Justine ha giocato il suo ultimo match la scorsa settimana a Berlino: ko con la russa Dinara Safina. Justine se ne va mentre è ancora in vetta al mondo, anche se il 2008 per lei non è stato granché. Due tornei vinti (Sydney e Anversa) ma anche due sconfitte brucianti che devono aver lasciato il segno nell’ego della Henin: 64 60 contro la Sharapova agli Australian Open e 62 60 contro Serena Williams a Miami. Justine ha detto che non ci ripenserà come è capitato ad alcuni suoi colleghi e colleghe. Mai dire mai però…

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DAL BELGIO: LA HENIN SI RITIRA. MA SARA’ VERO?

Ma davvero si ritira? La stampa belga non ha dubbi: Justine Henin, numero uno del mondo e vincitrice di sette tornei dello Slam, oggi darà l’addio al tennis in una conferenza stampa: il primo giugno prossimo compirà appena 26 anni. Se davvero fosse così, il circuito perderebbe una delle giocatrice più forti della storia. Per non parlare del Belgio che giusto un anno aveva già salutato la Clijsters: Kim si è ritirata a neppure 24 anni. Ne sapremo di più oggi pomeriggio. Curioso però che tutto ciò avvenga alla vigilia del Roland Garros, il torneo cui la Henin è più legata. E non solo perché lo ha vinto quattro volte. Nel 1992 Justine aveva appena dieci anni ed era a Parigi con la madre Francoise Rosiere, poi prematuramente scomparsa due anni dopo. La piccola Henin dalle tribune applaudiva la Seles che trionfava sulla terra rossa parigina per la terza volta di fila. Monica superò in finale Steffi Graf 10-8 al terzo set. Justine sognava ad occhi aperti: un giorno lì, sul Philippe Chatrier, ci sarebbe stata lei ad alzare la coppa. Quando nel 2003 centrò l’impresa per la prima volta il primo pensiero fu proprio per la mamma. All’epoca aveva rotto con la famiglia: nessun contatto con il padre padrone Josè, dal quale era fuggita ancora ragazzina per rifugiarsi nella sicurezza di un coach, Carlos Rodriguez, che le sta accanto da quando aveva 14 anni e che le ha fatto anche da genitore. Sarà forse per questo che Justine ha sempre mostrato un carattere introverso, sfuggente, quasi scostante. E sarà per questo che a soli venti anni, era il novembre 2002, decise di sposare Pierre-Yves Hardenne, ex poliziotto inventatosi maestro da tennis, conosciuto durante un torneo nella sua Liegi. Probabilmente in Pierre-Yves aveva trovato quella sicurezza che le era mancata in famiglia dopo la tragedia della perdita della madre quando aveva appena 12 anni. Un matrimonio naufragato ad inizio 2007, quando rinunciò a giocare gli Australian Open per risolvere i suoi problemi familiari. Un divorzio coinciso con un riavvicinamento al padre e ai fratelli, che però non sono neppure menzionati nella guida Wta. Braccio d’oro, rovescio da sogno, nonostante un fisico non da amazzone stile Williams. In un circuito dominato da ragazzone robotizzate che sembrano prodotte in serie e sparano palline a più non posso, la Henin ha dimostrato che si può ancora vincere con il talento, con un tennis vario e divertente. Quarantuno titoli tra cui sette Slam: Justine ha vinto dappertutto tranne che sull’erba di Wimbledon. Ma è davvero finita?

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WIMBLEDON: NON SI TOCCA LA DOMENICA DI MEZZO

Wimbledon resta ancorata alle sue tradizioni e quindi anche all’irrinunciabile “middle sunday”: gli organizzatori hanno infatti escluso categoricamente l’ipotesi di far giocare durante la domenica che separa le due settimane dei Championships. Lo scorso anno la pioggia aveva fortemente rallentato il programma della prima settimana: Rafael Nadal aveva impiegato quattro giorni per concludere un match e Roger Federer non aveva giocato per cinque giorni. L’ultima volta che si è giocato nella domenica di mezzo risale al 2004: in quell’edizione dello Slam londinese sull’erba la pioggia fece saltare l’intero programma sia il mercoledì che il sabato costringendo così gli organizzatori a rinunciare alla tradizionale domenica di riposo per recuperare il ritardo. “Un calendario di 13 giorni ci sembra appropriato per garantire incontri di qualità – ha spiegato il direttore Ian Ritchie – malgrado quello che è successo lo scorso anno noi siamo dell’avviso conservare lo stesso schema, ne c’è ragione per cambiare”. Il torneo di Wimbledon è in programma dal 23 giugno al 6 luglio. E’ aumentato il montepremi salito a 11,8 milioni di sterline (circa 15 milioni di euro): ai vincitori del torneo maschile e di quello femminile andranno 750mila sterline (circa 950mila euro).

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WIMBLEDON: NON SI TOCCA LA DOMENICA DI MEZZO

Wimbledon resta ancorata alle sue tradizioni e quindi anche all’irrinunciabile “middle sunday”: gli organizzatori hanno infatti escluso categoricamente l’ipotesi di far giocare durante la domenica che separa le due settimane dei Championships. Lo scorso anno la pioggia aveva fortemente rallentato il programma della prima settimana: Rafael Nadal aveva impiegato quattro giorni per concludere un match e Roger Federer non aveva giocato per cinque giorni. L’ultima volta che si è giocato nella domenica di mezzo risale al 2004: in quell’edizione dello Slam londinese sull’erba la pioggia fece saltare l’intero programma sia il mercoledì che il sabato costringendo così gli organizzatori a rinunciare alla tradizionale domenica di riposo per recuperare il ritardo. “Un calendario di 13 giorni ci sembra appropriato per garantire incontri di qualità – ha spiegato il direttore Ian Ritchie – malgrado quello che è successo lo scorso anno noi siamo dell’avviso conservare lo stesso schema, ne c’è ragione per cambiare”. Il torneo di Wimbledon è in programma dal 23 giugno al 6 luglio. E’ aumentato il montepremi salito a 11,8 milioni di sterline (circa 15 milioni di euro): ai vincitori del torneo maschile e di quello femminile andranno 750mila sterline (circa 950mila euro).

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SAMPRAS: A FEDERER RESTANO TRE ANNI PER VINCERE AL ROLAND GARROS

“Federer ha ancora al massimo tre anni per vincere il Roland Garros”. Parola di Pete Sampras. Lex numero uno del mondo lo ha detto in un’intervista al quotidiano “The Sunday Telegraph”. Federer è stato finalista sulla terra rossa parigina nelle ultime due edizioni, battuto sempre da Rafael Nadal. Lo stesso Sampras, che ha conquistato 14 titoli dello Slam, due in più rispetto a Federer, non ha mai vinto al Roland Garros dove vanta una semifinale nel 1996. “Roger ha 26 anni ed ha ancora non più di tre stagioni per realizzare il suo sogno – spiega il trentaseienne americano – ha il gioco per riuscirci e sulla terra rossa è molto più solido di quanto lo sia stato io. Però quando avrà 29-30 anni Djokovic e Nadal saranno al loro miglior livello e per lui diventerà più difficile batterli”.

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SAMPRAS: A FEDERER RESTANO TRE ANNI PER VINCERE AL ROLAND GARROS

“Federer ha ancora al massimo tre anni per vincere il Roland Garros”. Parola di Pete Sampras. Lex numero uno del mondo lo ha detto in un’intervista al quotidiano “The Sunday Telegraph”. Federer è stato finalista sulla terra rossa parigina nelle ultime due edizioni, battuto sempre da Rafael Nadal. Lo stesso Sampras, che ha conquistato 14 titoli dello Slam, due in più rispetto a Federer, non ha mai vinto al Roland Garros dove vanta una semifinale nel 1996. “Roger ha 26 anni ed ha ancora non più di tre stagioni per realizzare il suo sogno – spiega il trentaseienne americano – ha il gioco per riuscirci e sulla terra rossa è molto più solido di quanto lo sia stato io. Però quando avrà 29-30 anni Djokovic e Nadal saranno al loro miglior livello e per lui diventerà più difficile batterli”.

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VENUS WILLIAMS SI FERMA: UN MISTERO LE RAGIONI DELLO STOP

Mentre Serena ancora festeggia il quinto trionfo a Miami, ecco Venus che annuncia uno stop a tempo indeterminato per ragioni personali. La maggiore delle sorelle Williams nei giorni scorsi si era ritirata dal torneo di Amelia Island adducendo problemi fisici. Ora fa sapere che salterà i prossimi tornei, comprese le semifinali di Fed Cup (non ci sarà neppure Serena, entrambe si sono chiamate fuori). “Ci sono delle cose che ho bisogno di sistemare e ci sto lavorando, spero di tornare il più in fretta possibile”, si è limitata a dire la ventisettenne americana. Insomma resta il mistero. Venus, che nel 2008 vanta solo una semifinale a Bangalore (ko con Serena), assicura però di voler giocare al Roland Garros: “Certo che ci sarò, non mi piace guardare davanti alla tv”. Anche lo scorso anno Venus, attualmente numero 6 del ranking Wta, ha giocato poco: 13 tornei. Ha però centrato il suo sesto titolo dello Slam vincendo per la quarta volta a Wimbledon. Ha giocato ancora meno Serena, numero 9 Wta: 12 tornei con i successi agli Australian Open e Miami.

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VENUS WILLIAMS SI FERMA: UN MISTERO LE RAGIONI DELLO STOP

Mentre Serena ancora festeggia il quinto trionfo a Miami, ecco Venus che annuncia uno stop a tempo indeterminato per ragioni personali. La maggiore delle sorelle Williams nei giorni scorsi si era ritirata dal torneo di Amelia Island adducendo problemi fisici. Ora fa sapere che salterà i prossimi tornei, comprese le semifinali di Fed Cup (non ci sarà neppure Serena, entrambe si sono chiamate fuori). “Ci sono delle cose che ho bisogno di sistemare e ci sto lavorando, spero di tornare il più in fretta possibile”, si è limitata a dire la ventisettenne americana. Insomma resta il mistero. Venus, che nel 2008 vanta solo una semifinale a Bangalore (ko con Serena), assicura però di voler giocare al Roland Garros: “Certo che ci sarò, non mi piace guardare davanti alla tv”. Anche lo scorso anno Venus, attualmente numero 6 del ranking Wta, ha giocato poco: 13 tornei. Ha però centrato il suo sesto titolo dello Slam vincendo per la quarta volta a Wimbledon. Ha giocato ancora meno Serena, numero 9 Wta: 12 tornei con i successi agli Australian Open e Miami.

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LA GIAPPONESE KIMIKO DATE TORNA A GIOCARE A 37 ANNI

La giapponese Kimiko Date torna a giocare a 37 anni, 12 dopo il primo ritiro. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese L’Equipe la giapponese annuncerà il suo rientro domani in una conferenza stampa. La Date recentemente è scesa in campo in un torneo di esibizione a Tokyo sfidando due sue vecchie rivali, Martina Navratilova e Steffi Graf. La Date è la miglior tennista giapponese della storia: è stata numero 4 del ranking Wta negli anni Novanta ed ha conquistato le semifinali agli Australian Open (1994), Roland Garros (1995) e Wimbledon (1996). In carriera ha vinto sette titoli Wta.

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LA GIAPPONESE KIMIKO DATE TORNA A GIOCARE A 37 ANNI

La giapponese Kimiko Date torna a giocare a 37 anni, 12 dopo il primo ritiro. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese L’Equipe la giapponese annuncerà il suo rientro domani in una conferenza stampa. La Date recentemente è scesa in campo in un torneo di esibizione a Tokyo sfidando due sue vecchie rivali, Martina Navratilova e Steffi Graf. La Date è la miglior tennista giapponese della storia: è stata numero 4 del ranking Wta negli anni Novanta ed ha conquistato le semifinali agli Australian Open (1994), Roland Garros (1995) e Wimbledon (1996). In carriera ha vinto sette titoli Wta.

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COMINCIA LA STAGIONE SUL ROSSO E MURRAY SI AFFIDA A CORRETJA

Andy Murray si affida ad Alex Corretja. Il ventunenne scozzese, grande speranza del tennis britannico, sarà allenato dall’ex tennista spagnolo durante la stagione sulla terra rossa che prende il via a metà aprile. Corretja, 34 anni, si è ritirato nel 2005 ed ha giocato due finali al Roland Garros (1998 e 2001). “E’ un bene poter lavorare con un grande specialista della terra rossa come Corretja – spiega Murray sul suo sito internet – ha avuto una grande carriera e sono impaziente di approfittare dei suo consigli”. Murray, attualmente numero 13 del ranking Atp, giocherà i tre Masters Series sulla terra rossa: Montecarlo, Roma e Amburgo. In passato Murray aveva collaborato con Brad Gilbert, ex coach di Agassi e Roddick.

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COMINCIA LA STAGIONE SUL ROSSO E MURRAY SI AFFIDA A CORRETJA

Andy Murray si affida ad Alex Corretja. Il ventunenne scozzese, grande speranza del tennis britannico, sarà allenato dall’ex tennista spagnolo durante la stagione sulla terra rossa che prende il via a metà aprile. Corretja, 34 anni, si è ritirato nel 2005 ed ha giocato due finali al Roland Garros (1998 e 2001). “E’ un bene poter lavorare con un grande specialista della terra rossa come Corretja – spiega Murray sul suo sito internet – ha avuto una grande carriera e sono impaziente di approfittare dei suo consigli”. Murray, attualmente numero 13 del ranking Atp, giocherà i tre Masters Series sulla terra rossa: Montecarlo, Roma e Amburgo. In passato Murray aveva collaborato con Brad Gilbert, ex coach di Agassi e Roddick.

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LA SHARAPOVA NON SFIDERA’ GLI USA IN FED CUP, C’E’ LA KUZNETSOVA

Dopo il no delle sorelle Williams, ecco la mancata convocazione di Maria Sharapova. La russa, assente a Miami per un problema alla spalla, non giocherà la semifinale di Fed Cup in programma il 26 e 27 aprile a Mosca contro gli Stati Uniti guidati da Lindsay Davenport. Lo ha annunciato il capitano russo Shamil Tarpischev: “Avevamo raggiunto un accordo con la Sharapova e la Kuznetsova. La prima ha giocato a Tel Aviv contro Israele, la seconda sarà schierata contro gli Stati Uniti”. Il problema vero, ma il buon Tarpischev non può dirlo, è che Maria e Svetlana si detestano e non giocherebbero mai nella stessa squadra. Fortuna del capitano russo che naviga nell’abbondanza: al fianco della Kuznetsova ci saranno Anna Chakvetadze, Dinara Safina e Vera Zvonareva. In alternativa è pronta anche Elena Vesnina.

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