US OPEN, TANTE DOMANDE ED UNA CERTEZZA: SARA’ UN TORNEO DA FAVOLA

Si riparte da New York con una grande novità: il primo nome in alto sul tabellone maschile non è Roger Federer. Era così da quasi cinque anni: tanto è durato il dominio incontrastato dello svizzero. Roger Express era diventato numero uno il 2 febbraio 2004, il giorno dopo la vittoria agli Australian Open, secondo titolo dello Slam in carriera dopo il primo trionfo a Wimbledon nel luglio 2003. Da allora lo svizzero è stato numero uno per 237 settimane consecutive, fino a lunedì scorso, quando ha ceduto lo scettro a Rafael Nadal. Dal 2004 al 2007 Federer ha vinto undici Slam sui sedici disputati: mai nessuno era stato capace di tanto. E’ arrivato in pochi anni a quota dodici, a meno due dal recordman Pete Sampras. Nel 2008, però, è ancora a secco, vittima di una stagione iniziata con la mononucleosi e costellata da una serie di sconfitte con avversari che, Nadal a parte, fino a qualche mese fa batteva puntualmente e senza neppure soffrire più di tanto (vedi Roddick e Blake). Sono già dodici le sconfitte collezionate da gennaio. Tante, troppe. Come le voci su Roger tornato tra i comuni mortali: è appagato, fisicamente non è ancora a posto, ha perso sicurezza, è in una fase di involuzione, ha problemi personali, soffre troppo la rivalità con il più giovane ed esplosivo Nadal (22 anni contro 27). Dove sarà la verità? Rafa appunto: ora lassù il primo nome sul tabellone degli US Open è il suo. E’ lui che domina: otto titoli nel 2008, compresi Roland Garros, Wimbledon e l’oro olimpico a Pechino in singolare. Il mancino spagnolo ha vinto 49 degli ultimi 51 incontri disputati (32 di fila): ha perso solo a inizio maggio a Roma battuto dalle vesciche ai piedi più che dal connazionale Ferrero e a Cincinnati a inizio agosto in semifinale sconfitto da Novak Djokovic. Si riparte da New York e sembra quasi una nuova era: dopo quella targata Federer ecco l’impero Nadal. Riuscirà Rafa da Manacor a fare meglio di Bjorn Borg? Lo svedese è il campione del passato al quale lo spagnolo viene più spesso accostato: Borg non è mai riuscito a vincere gli US Open (quattro finali perse). Lo stesso Nadal a New York sinora non ha mai brillato: in cinque partecipazioni solo un quarto di finale. Padrone incontrastato della terra rossa, Rafa quest’anno ha vinto sull’erba. Riuscirà a imporre la sua legge anche sul cemento di Flushing Meadows? E Federer ha davvero abdicato in via definitiva? E il terzo incomodo Djokovic, finalista lo scorso anno, potrà fare lo sgambetto ai due fenomeni del circuito? Andy Murray è maturo per le vittorie che i britannici si attendono da lui? Che fine ha fatto Jo-Wilfried Tsonga, eroe di Melbourne? Il suo è stato solo un exploit episodico? E l’altro francese Richard Gasquet riuscirà finalmente a cogliere un risultato adeguato al suo talento? A che punto è la crescita del nuovo talento del circuito, il giovane lettone Ernests Gulbis? Andreas Seppi e Simone Bolelli sapranno regalarci qualche bella soddisfazione? Tante domande ed una certezza: saranno US Open da favola, interessanti come mai negli ultimi anni. Fidatevi.