Basket; Un viaggio nel cuore della mobilitazione, l’intervista a Pier Carlo Zini

Sono giorni movimentati quelli che avvolgono il mondo Virtus Roma. Giorni che fanno solo da specchio delle allodole agli ultimi tre anni. In cui la “malagestione” societaria è arrivata ad un punto di non ritorno, con l’autoretrocessione in A2, il rischio della mancata iscrizione al campionato, ed ora quello più concreto, di ritrovarsi in serie B il prossimo anno. (leggi qui) Per alcuni tutto questo è inaccettabile. Per questa ragione abbiamo deciso di contattare Pier Carlo Zini, amministratore del gruppo Onda Virtus , nato nel 2014, e che nelle ultime settimane sta mettendo in piedi una mobilitazione costruttiva e dai toni pacifici, nei confronti del presidente Toti. 

Foto ripresa dal gruppo Onda Virtus 

Ciao Pier Carlo, innanzi tutto spiegaci come e quando è nato il gruppo Onda Virtus

Il gruppo è nato dalla provocazione di Toti del 12 giugno 2014, dalla conferenza stampa in cui disse che per tornare al Palaeur, vera casa della Virtus, sarebbero stati necessari 5.000 abbonamenti. Da lì dunque l’idea di fondare un gruppo che si chiamasse; “Abboniamoci! Virtus Roma 2014-2015” Siamo nati con gli A4 in mano, le magliette e i selfie, gli hashtag erano #iocimettolafaccia e #abboniamociallavirtusroma. Ora i giorni sono diversi, ma siamo sempre vivi e in lotta. Il gruppo poi ha vissuto anche dei cambiamenti al suo interno in questi quattro anni, infatti i co-admin che c’erano all’inizio ora sono più defilati, fanno parte della mobilitazione ma non direttamente. Ora ci sono altre figure importanti, come Alessio e Francesco. E non mancano visioni diverse rispetto ad alcune questioni, con un confronto sempre aperto. Un’ altra figura importante è quella di Riccardo, con cui,  tra le altre cose, abbiamo ideato un progetto di azionariato popolare, che può essere un bella prospettiva per il futuro 

Un gruppo che non rientra nelle logiche del tifo organizzato…

“Si, beh, innanzi tutto io nasco come tifoso di tribuna, ma poi più in generale il tipo di mobilitazione che nacque all’epoca era da considerarsi nuova, con una forte presenza sui social, ma forse sempre meno capace di mobilitare fisicamente le persone. Quest’ultima caratteristica poi, soprattutto nell’anno in corso,  può essere messa in discussione. Questo perchè siamo rimasti l’unico centro di interesse collettivo, l’unica rete per il tifo della Virtus. Per forza di cose dunque sono aumentate anche le occasioni di incontro fisico. E questo credo sia importante, perchè il gruppo è nato per allargare e ha la necessità di allargarsi”

Venendo a questioni attuali, sembra ci sia una trattativa in corso per l’acquisto della Virtus da parte di una società di consulenza finanziaria, le modalità però ancora non sono chiare, tu cosa ne pensi?

Credo che ogni ipotesi di piani B, di acquisizioni parziali con Toti che rimane dentro sono sciagurati e non augurabili, e non accettabili. Forse per la prima volta sono d’accordo con chi dice che sarebbe meglio fallire piuttosto che rimanere in mano a Toti. Quest’agonia non può essere prolungata ancora. Credo che ormai siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Poi c’è da dire che gli è esploso davvero tutto in mano. Nella vicenda HSC ad esempio è stato mal consigliato. Ma più in generale, non si può dire che la società sia un fiore all’occhiello in quanto ad organizzazione. Anche quest’estate c’era un atmosfera surreale, con la convinzione di ripetere senza problemi la stagione dell’anno scorso”. 

Parliamo del rapporto con Toti, e della vicenda che è stata un po’ la punta dell’iceberg per il malcontento nei confronti della gestione, ossia l’autoretrocessione. Come ha reagito il gruppo in quella occasione?

“Bhe non è facile. Il ruolo di un amministratore di un gruppo di questo tipo è quello di interpretare il sentimento generale. Quindi è complicato dire se è cambiata linea da quel momento in poi. Quello che cambia è la riconduzione ad unità di un sentimento collettivo, in cui non sono assenti le mie idee di protesta costruttiva. Un rapporto diretto con il presidente non c’è mai stato ma i sentimenti contrastanti nei confronti di Toti erano presenti nella piazza anche prima dell’autoretrocessione, basti pensare alla protesta della curva durante una partita di Eurolega. In quell’occasione le magliette indossate dai tifosi componevano la scritta ‘Toti vattene’. Poi la vicenda del 2015 è stata interpretata da tutto l’ambiente come la definitiva perdita di credibilità del personaggio Claudio Toti. 

Lui in quei giorni ha disperatamente cercato di mantenere la serie A, cercando sponsor un po’ ovunque, dal Coni alla FIP. I rapporti con i tifosi si sono rotti come detto, non per l’autoretrocessione in sè, ma per il modo in cui è avvenuta, per le sue dichiarazioni, a cui poi sono seguite decisioni diverse. Non a caso si parla di perdita di credibilità. In una conferenza stampa dell’estate 2015, Toti nega assolutamente la retrocessione in A2, affermando che iscriverà la squadra al campionato di serie A. Poi sappiamo tutti come è andata a finire. Non è stato neanche rispettato il cavillo che ha permesso la stessa autoretrocessione. Ossia l’impegno di attuare un progetto di coinvolgimento dei giovani nel territorio, che non si è fatto assolutamente. Infine la dichiarazione forse più emblematica della continua perdita di credibilità di Toti è forse quella in cui afferma che la società è in continua ricerca di acquirenti, purchè questi ultimi siano persone con un progetto serio.”

La dichiarazione a cui Pier Carlo Zini si riferisce risale al fatidico 2015; “Sono pronto a dare le chiavi della società gratis a chi ha un progetto serio, ma non mando a puttane un progetto nel quale ho investito per 15 anni, piuttosto lo faccio io”, affermò Toti, come riportato da “La Presse.”