Ritorna l’opzione al-Sisi per la Libia

(free) – di Andrew Spannaus –

Nel febbraio del 2015 dopo il rilascio del video della decapitazione di 21 cristiani copti, il Presidente egiziano al-Sisi iniziò subito un’azione militare per tentare di schiacciare le forze radicali nel paese, puntando in modo particolare a colpire la Fratellanza Musulmana. Quest’azione ebbe l’appoggio iniziale della Russia, ma al-Sisi fu poi frenato da vari paesi perché l’intervento militare ostacolava gli sforzi internazionali per stabilizzare il paese attraverso un dialogo tra le varie parti in gioco.

Ora con l’avvicinarsi della scadenza del 17 giugno per raggiungere un accordo sotto l’egida delle Nazioni Unite riemerge la possibilità di tornare alla strategia iniziale espressa da al-Sisi, cioè di sostenere in pieno una campagna militare guidata dal generale Haftar per sconfiggere Alba Libica e le fazioni jihadiste alleate, compresi l’ISIS e Ansar al-Sharia. Dunque invece di cercare l’accordo tra Tobruk e Tripoli, si aiuterebbe la prima a stabilire il controllo sul paese.

Questo progetto trova sostegno da parte del governo egiziano, della Russia e da una parte importante del Pentagono. Secondo alcune indiscrezioni l’Amministrazione Obama sarebbe pronta a sposare completamente il piano se fallissero gli sforzi dell’inviato dell’ONU Bernardino Leon. Haftar, ben conosciuto agli Stati Uniti in quanto ha passato anni in Virginia e fu coinvolto in un tentativo di golpe contro Gheddafi negli anni Novanta, diventerebbe il capo di stato e il nuovo governo avrebbe il compito anche di bloccare i traffici di migranti verso l’Europa.

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