I BUOI DICONO CORNUTO ALL’ASINO

Nell’anno in cui Francesca Schiavone, allenata dal capitano di Coppa Davis, porta il tennis italiano sul tetto del mondo vincendo il Roland Garros, la nazionale azzurra femminile raggiunge il primo posto nella classifica ITF, gli Internazionali BNL d’Italia diventano un combined event e macinano utili, ecc. ecc., Adriano Panatta scopre e denuncia sulla “Gazzetta dello Sport” i colpevoli del mancato ritorno dell’Italia nella serie A di Coppa Davis: i giornalisti, che secondo lui non attaccano a dovere la Federtennis perché “hanno paura”.
Panatta di sicuro paure non ne ha, e, a leggere questa incredibile dichiarazione, neppure senso del pudore. Infatti egli non è soltanto l’uomo che la FIT ha dovuto allontanare dalla direzione degli Internazionali per gravissime irregolarità nella gestione delle sponsorizzazioni, ma anche colui che per oltre quindici anni ha piegato il tennis italiano ai suoi voleri, guidandone, direttamente o per interposta persona, pure il Settore Tecnico. Il grande buco che la nuova FIT sta finalmente colmando l’ha scavato in buona parte lui, e a dimostrarlo basta d’altronde la semplice lettura della penosa analisi che ha affidato alla penna di Vincenzo Martucci.
A Panatta ha fatto il controcanto, naturalmente, l’antico sodale ed ex capitano di Davis Paolo Bertolucci, cioè l’artefice primo della retrocessione azzurra nel limbo della Serie B. Per la serie “senza vergogna”, i buoi hanno dunque approfittato dei due passanti-promozione sbagliati da Bolelli nel doppio di Svezia-Italia per tornare a dare del cornuto all’asino.

PS – I giornalisti non attaccano a dovere la Federtennis? Forse Panatta legge solo gli articoli di quelli che non lavorano per lui, oppure non considera giornalisti i suoi numerosi portavoce e portaborse.

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I PERCHE’ DI UN PREMIO

Premi come quello assegnato dalla FIT a Francesca Schiavone per il suo trionfo al Roland Garros rappresentano un giusto riconoscimento ai meriti non soltanto sportivi di quegli atleti che, eccellendo nelle rispettive specialità, portano prestigio al nostro Paese, promuovono i valori etici e l’immagine positiva dello sport, e si propongono ai giovani italiani quali esempi da seguire. Il Coni li prevede per le medaglie olimpiche; ogni Federazione – anche quella Calcio, i cui campioni sono fra i più ricchi del mondo – per le grandi competizioni internazionali cui prende parte.
Nel caso specifico di Francesca Schiavone (e degli altri tennisti italiani che dovessero – perché no? – emularne in futuro le gesta) il premio per il Roland Garros è stato in realtà anche un investimento. Lo è stato per due motivi. Uno: i contributi assegnati dal Coni alle singole Federazioni sono commisurati alla portata dei successi ottenuti dai loro atleti nei campionati mondiali e la vittoria di Francesca al Roland Garros, giustamente considerato come un mondiale, permetterà alla FIT di ricevere un contributo 2011 superiore a quello del 2010. Due: ad acquistarla in base al suo valore “tabellare”, come si dice in gergo pubblicitario, una campagna promozionale come quella regalata dalla Schiavone al tennis italiano costerebbe milioni e milioni di euro, ed è scontato che grazie a questa campagna l’intero tennis italiano (non solo la FIT ma anche i circoli, le scuole, ecc.) vedrà da adesso in poi aumentare di parecchio il suo fatturato globale.
C’è infine un ultimo fattore, forse il più importante. Premiando le vittorie in questo modo la FIT intende anche inviare alle giocatrici e ai giocatori professionisti italiani un messaggio molto lineare e soprattutto trasparente. I soldi non si possono chiedere a priori, prescindendo dai risultati, dall’impegno e dalla capacità di trasmettere messaggi positivi, come troppe volte accaduto in passato: essere professionisti deve prima di tutto significare difesa dei valori dello sport, attaccamento alla bandiera e rappresentazione di un modello positivo da emulare in campo e fuori dal campo. Ma è giusto che chi raggiunge l’eccellenza rispettando questi sacrosanti principi sappia che i suoi meriti saranno adeguatamente riconosciuti. Come, tanto per dirne una, il Consiglio Federale sta per fare anche nei confronti della squadra di Coppa Davis la quale, vincendo il mese scorso in Olanda, si è guadagnata il diritto a giocare il playoff promozione di settembre contro la Svezia, e per le ragazze ancora una volta finaliste in Fed Cup.

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CIAO, VECCHIO BOB

E allora, vecchio Bob, sarcastico birbante, t’è riuscito pure questo scherzo estremo, questa burla così maledettamente definitiva, e ci hai lasciati quaggiù da soli, a piangere e a rivangare, mentre tu, adesso, te ne stai lassù, a fare due palle con g…

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CIAO, VECCHIO BOB

E allora, vecchio Bob, sarcastico birbante, t’è riuscito pure questo scherzo estremo, questa burla così maledettamente definitiva, e ci hai lasciati quaggiù da soli, a piangere e a rivangare, mentre tu, adesso, te ne stai lassù, a fare due palle con gli idoli e i maestri della tua gioventù, o a intrecciare duelli semantici con i grandi matematici di cui avevi appreso il pensiero all’Università e che tanto ammiravi, o magari, ancora, a discutere di come si fa una telecronaca con Guido Oddo e Giorgio Bellani e di come si scrive un pezzo di tennis con Vittorio Piccioli.
Piangiamo e rivanghiamo, soli, piagati dal dolore ma allo stesso tempo sollevati dal saperti libero, finalmente libero dalle catene con le quali quel corpo ribelle stava tentando di imprigionare la tua bella mente, quella mente che ci mancherà ma che potremo consolatoriamente rivisitare non soltanto frugando fra i ricordi ma, grazie alla tecnologia, riascoltando le tue battute e le tue analisi di impareggiabile cronista, oppure rivedendo le tue lezioni sul tennis dei grandi campioni.
Ciao, vecchio Bob, piccolo grande amico, agrodolce e sfortunato, e grazie per quel che ci hai dato e quel che ci hai lasciato. Ti prego solo di non sfotterci troppo, quando, ricordandoti di noi, darai un’occhiata quaggiù e ti accorgerai che saremo rimasti quelli che conoscevi, inguaribili nonostante tutto.

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AGASSI, L’ATP, L’ITF

E’ già stato detto tutto e il contrario di tutto a proposito della confessione postuma con la quale Andre Agassi ha rivelato di essersi dopato, mentendo poi all’ATP sull’esito di un controllo e ottenendo grazie a tale menzogna che tutto venisse insabbiato. E’ stato detto tutto tranne quello che la FIT ha sempre sostenuto, anche in occasioni pubbliche quali le conferenze stampa degli Internazionali BNL d’Italia, suscitando in più di un’occasione la piccata reazione degli interessati e dei loro amichetti italiani. Che, cioè, era davvero mostruoso un sistema antidoping in cui i controllori (l’ATP, cioè i giocatori) erano i controllati.
Adesso i controlli li fa la WADA per conto dell’ITF e anche se per il momento abbiamo visto poco o niente (anzi: ci sono stati alcuni casi gestiti in maniera grottesca, quali il Ventolin di Volandri e il bacio alla cocaina di Gasquet) è lecito sperare che questa novità stia bastando, da sola, a dissuadere gli Agassi di oggi.

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QUELLI CHE STANNO MALE QUANDO L’ITALIA STA BENE

Li avete visti, l’altra sera, il bel sorriso mediterraneo di Flavia sotto il sole della California, e quel dito puntato verso il cielo in ricordo di un amico sfortunato, la gioia misurata, la limpida serenità ? Così come accade quando i sorrisi sono quelli di Federica e Alessia ai bordi di una piscina, o di Valentina sotto una pedana, immagini del genere, momenti del genere dovrebbero scaldare il cuore di tutti gli italiani. Invece pare proprio che al tennis sia negato quanto è ovvio e scontato per il nuoto e la scherma, o per il pattinaggio, lo sci, l’atletica e insomma per tutti gli sport “normali”.
Perché, accanto alla gioia genuina del 99,98 per cento di coloro che vivono una vita normale e provano sentimenti normali, la vittoria della Pennetta a Los Angeles è tornata a scatenare la psicotica frustrazione del rimanente 0,2 per cento, quello composto da chi è felice soltanto quando può scrivere che il tennis italiano fa schifo e dunque reagisce delegittimandone ogni successo. Come da qualche tempo (per fortuna!) ci capita sempre più spesso, visto il ruolo di autentica potenza mondiale che l’Italia recita sul palcoscenico del tennis femminile, anche oggi abbiamo così dovuto leggere biliosi contorcimenti sintattici tendenti a spiegare che nei trionfi di Flavia Pennetta i meriti del movimento tennistico nazionale sono nulli perché il suo allenatore è spagnolo, falsificazioni storiche per insultare le azzurre che nel 2006 conquistarono la Fed Cup (vittoria definita “vittoria di Pirro”), e persino attacchi al settore tecnico della FIT e sfottò nei confronti della stessa Pennetta, freudianamente bollata con l’appellativo di “velina”. Ditemi voi in quale altro sport una vittoria di livello mondiale da parte di un atleta italiano provoca commenti del genere…
Di fronte a tanta malafede ci sarebbe da reagire in modo pesante. Senonché, alla fin fine, uno si rende conto che la peggiore punizione questa gente se la infligge da sola, condannandosi a vivere perennemente con la bava alla bocca, a star male quando tutti gli altri sono felici. E allora, in fin dei conti, la migliore vendetta è non fare niente e lasciarli alle loro psicosi il più a lungo possibile. Tanto chi legge i giornali non ha mica l’anello al naso…

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QUELLI CHE STANNO MALE QUANDO L’ITALIA STA BENE

Li avete visti, l’altra sera, il bel sorriso mediterraneo di Flavia sotto il sole della California, e quel dito puntato verso il cielo in ricordo di un amico sfortunato, la gioia misurata, la limpida serenità ? Così come accade quando i sorrisi sono q…

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QUELLI CHE STANNO MALE QUANDO L’ITALIA STA BENE

Li avete visti, l’altra sera, il bel sorriso mediterraneo di Flavia sotto il sole della California, e quel dito puntato verso il cielo in ricordo di un amico sfortunato, la gioia misurata, la limpida serenità ? Così come accade quando i sorrisi sono quelli di Federica e Alessia ai bordi di una piscina, o di Valentina sotto una pedana, immagini del genere, momenti del genere dovrebbero scaldare il cuore di tutti gli italiani. Invece pare proprio che al tennis sia negato quanto è ovvio e scontato per il nuoto e la scherma, o per il pattinaggio, lo sci, l’atletica e insomma per tutti gli sport “normali”.
Perché, accanto alla gioia genuina del 99,98 per cento di coloro che vivono una vita normale e provano sentimenti normali, la vittoria della Pennetta a Los Angeles è tornata a scatenare la psicotica frustrazione del rimanente 0,2 per cento, quello composto da chi è felice soltanto quando può scrivere che il tennis italiano fa schifo e dunque reagisce delegittimandone ogni successo. Come da qualche tempo (per fortuna!) ci capita sempre più spesso, visto il ruolo di autentica potenza mondiale che l’Italia recita sul palcoscenico del tennis femminile, anche oggi abbiamo così dovuto leggere biliosi contorcimenti sintattici tendenti a spiegare che nei trionfi di Flavia Pennetta i meriti del movimento tennistico nazionale sono nulli perché il suo allenatore è spagnolo, falsificazioni storiche per insultare le azzurre che nel 2006 conquistarono la Fed Cup (vittoria definita “vittoria di Pirro”), e persino attacchi al settore tecnico della FIT e sfottò nei confronti della stessa Pennetta, freudianamente bollata con l’appellativo di “velina”. Ditemi voi in quale altro sport una vittoria di livello mondiale da parte di un atleta italiano provoca commenti del genere…
Di fronte a tanta malafede ci sarebbe da reagire in modo pesante. Senonché, alla fin fine, uno si rende conto che la peggiore punizione questa gente se la infligge da sola, condannandosi a vivere perennemente con la bava alla bocca, a star male quando tutti gli altri sono felici. E allora, in fin dei conti, la migliore vendetta è non fare niente e lasciarli alle loro psicosi il più a lungo possibile. Tanto chi legge i giornali non ha mica l’anello al naso…

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DO YOU LIKE “SUPERTENNIS”?

Da due giorni il nostro canale satellitare “SuperTennis” è visibile anche a chi ha soltanto la televisione analogica e dispone di un computer con connessione a banda larga. Basta collegarsi al sito www.supertennis.tv ed ecco i programmi del canale visibili in diretta, Internazionali BNL d’Italia compresi.
La qualità del vidostreaming è, a nostro giudizio, molto buona e siamo pertanto doppiamente convinti che la novità incontri il gradimento di tutti gli appassionati di tennis italiani.

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LA NAZIONALE PIU’ FORTE D’ITALIA

Terza finale mondiale in quattro anni. La Nazionale più forte d’Italia ce l’ha il tennis, e speriamo che finalmente se ne accorgano tutti, a cominciare da coloro che passano per “esperti” del nostro sport.Quello di Castellaneta è stato molto più di un…

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