I BUOI DICONO CORNUTO ALL’ASINO

Nell’anno in cui Francesca Schiavone, allenata dal capitano di Coppa Davis, porta il tennis italiano sul tetto del mondo vincendo il Roland Garros, la nazionale azzurra femminile raggiunge il primo posto nella classifica ITF, gli Internazionali BNL d’Italia diventano un combined event e macinano utili, ecc. ecc., Adriano Panatta scopre e denuncia sulla “Gazzetta dello Sport” i colpevoli del mancato ritorno dell’Italia nella serie A di Coppa Davis: i giornalisti, che secondo lui non attaccano a dovere la Federtennis perché “hanno paura”.
Panatta di sicuro paure non ne ha, e, a leggere questa incredibile dichiarazione, neppure senso del pudore. Infatti egli non è soltanto l’uomo che la FIT ha dovuto allontanare dalla direzione degli Internazionali per gravissime irregolarità nella gestione delle sponsorizzazioni, ma anche colui che per oltre quindici anni ha piegato il tennis italiano ai suoi voleri, guidandone, direttamente o per interposta persona, pure il Settore Tecnico. Il grande buco che la nuova FIT sta finalmente colmando l’ha scavato in buona parte lui, e a dimostrarlo basta d’altronde la semplice lettura della penosa analisi che ha affidato alla penna di Vincenzo Martucci.
A Panatta ha fatto il controcanto, naturalmente, l’antico sodale ed ex capitano di Davis Paolo Bertolucci, cioè l’artefice primo della retrocessione azzurra nel limbo della Serie B. Per la serie “senza vergogna”, i buoi hanno dunque approfittato dei due passanti-promozione sbagliati da Bolelli nel doppio di Svezia-Italia per tornare a dare del cornuto all’asino.

PS – I giornalisti non attaccano a dovere la Federtennis? Forse Panatta legge solo gli articoli di quelli che non lavorano per lui, oppure non considera giornalisti i suoi numerosi portavoce e portaborse.

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I PERCHE’ DI UN PREMIO

Premi come quello assegnato dalla FIT a Francesca Schiavone per il suo trionfo al Roland Garros rappresentano un giusto riconoscimento ai meriti non soltanto sportivi di quegli atleti che, eccellendo nelle rispettive specialità, portano prestigio al nostro Paese, promuovono i valori etici e l’immagine positiva dello sport, e si propongono ai giovani italiani quali esempi da seguire. Il Coni li prevede per le medaglie olimpiche; ogni Federazione – anche quella Calcio, i cui campioni sono fra i più ricchi del mondo – per le grandi competizioni internazionali cui prende parte.
Nel caso specifico di Francesca Schiavone (e degli altri tennisti italiani che dovessero – perché no? – emularne in futuro le gesta) il premio per il Roland Garros è stato in realtà anche un investimento. Lo è stato per due motivi. Uno: i contributi assegnati dal Coni alle singole Federazioni sono commisurati alla portata dei successi ottenuti dai loro atleti nei campionati mondiali e la vittoria di Francesca al Roland Garros, giustamente considerato come un mondiale, permetterà alla FIT di ricevere un contributo 2011 superiore a quello del 2010. Due: ad acquistarla in base al suo valore “tabellare”, come si dice in gergo pubblicitario, una campagna promozionale come quella regalata dalla Schiavone al tennis italiano costerebbe milioni e milioni di euro, ed è scontato che grazie a questa campagna l’intero tennis italiano (non solo la FIT ma anche i circoli, le scuole, ecc.) vedrà da adesso in poi aumentare di parecchio il suo fatturato globale.
C’è infine un ultimo fattore, forse il più importante. Premiando le vittorie in questo modo la FIT intende anche inviare alle giocatrici e ai giocatori professionisti italiani un messaggio molto lineare e soprattutto trasparente. I soldi non si possono chiedere a priori, prescindendo dai risultati, dall’impegno e dalla capacità di trasmettere messaggi positivi, come troppe volte accaduto in passato: essere professionisti deve prima di tutto significare difesa dei valori dello sport, attaccamento alla bandiera e rappresentazione di un modello positivo da emulare in campo e fuori dal campo. Ma è giusto che chi raggiunge l’eccellenza rispettando questi sacrosanti principi sappia che i suoi meriti saranno adeguatamente riconosciuti. Come, tanto per dirne una, il Consiglio Federale sta per fare anche nei confronti della squadra di Coppa Davis la quale, vincendo il mese scorso in Olanda, si è guadagnata il diritto a giocare il playoff promozione di settembre contro la Svezia, e per le ragazze ancora una volta finaliste in Fed Cup.

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CIAO, VECCHIO BOB

E allora, vecchio Bob, sarcastico birbante, t’è riuscito pure questo scherzo estremo, questa burla così maledettamente definitiva, e ci hai lasciati quaggiù da soli, a piangere e a rivangare, mentre tu, adesso, te ne stai lassù, a fare due palle con g…

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CIAO, VECCHIO BOB

E allora, vecchio Bob, sarcastico birbante, t’è riuscito pure questo scherzo estremo, questa burla così maledettamente definitiva, e ci hai lasciati quaggiù da soli, a piangere e a rivangare, mentre tu, adesso, te ne stai lassù, a fare due palle con gli idoli e i maestri della tua gioventù, o a intrecciare duelli semantici con i grandi matematici di cui avevi appreso il pensiero all’Università e che tanto ammiravi, o magari, ancora, a discutere di come si fa una telecronaca con Guido Oddo e Giorgio Bellani e di come si scrive un pezzo di tennis con Vittorio Piccioli.
Piangiamo e rivanghiamo, soli, piagati dal dolore ma allo stesso tempo sollevati dal saperti libero, finalmente libero dalle catene con le quali quel corpo ribelle stava tentando di imprigionare la tua bella mente, quella mente che ci mancherà ma che potremo consolatoriamente rivisitare non soltanto frugando fra i ricordi ma, grazie alla tecnologia, riascoltando le tue battute e le tue analisi di impareggiabile cronista, oppure rivedendo le tue lezioni sul tennis dei grandi campioni.
Ciao, vecchio Bob, piccolo grande amico, agrodolce e sfortunato, e grazie per quel che ci hai dato e quel che ci hai lasciato. Ti prego solo di non sfotterci troppo, quando, ricordandoti di noi, darai un’occhiata quaggiù e ti accorgerai che saremo rimasti quelli che conoscevi, inguaribili nonostante tutto.

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AGASSI, L’ATP, L’ITF

E’ già stato detto tutto e il contrario di tutto a proposito della confessione postuma con la quale Andre Agassi ha rivelato di essersi dopato, mentendo poi all’ATP sull’esito di un controllo e ottenendo grazie a tale menzogna che tutto venisse insabbiato. E’ stato detto tutto tranne quello che la FIT ha sempre sostenuto, anche in occasioni pubbliche quali le conferenze stampa degli Internazionali BNL d’Italia, suscitando in più di un’occasione la piccata reazione degli interessati e dei loro amichetti italiani. Che, cioè, era davvero mostruoso un sistema antidoping in cui i controllori (l’ATP, cioè i giocatori) erano i controllati.
Adesso i controlli li fa la WADA per conto dell’ITF e anche se per il momento abbiamo visto poco o niente (anzi: ci sono stati alcuni casi gestiti in maniera grottesca, quali il Ventolin di Volandri e il bacio alla cocaina di Gasquet) è lecito sperare che questa novità stia bastando, da sola, a dissuadere gli Agassi di oggi.

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QUELLI CHE STANNO MALE QUANDO L’ITALIA STA BENE

Li avete visti, l’altra sera, il bel sorriso mediterraneo di Flavia sotto il sole della California, e quel dito puntato verso il cielo in ricordo di un amico sfortunato, la gioia misurata, la limpida serenità ? Così come accade quando i sorrisi sono quelli di Federica e Alessia ai bordi di una piscina, o di Valentina sotto una pedana, immagini del genere, momenti del genere dovrebbero scaldare il cuore di tutti gli italiani. Invece pare proprio che al tennis sia negato quanto è ovvio e scontato per il nuoto e la scherma, o per il pattinaggio, lo sci, l’atletica e insomma per tutti gli sport “normali”.
Perché, accanto alla gioia genuina del 99,98 per cento di coloro che vivono una vita normale e provano sentimenti normali, la vittoria della Pennetta a Los Angeles è tornata a scatenare la psicotica frustrazione del rimanente 0,2 per cento, quello composto da chi è felice soltanto quando può scrivere che il tennis italiano fa schifo e dunque reagisce delegittimandone ogni successo. Come da qualche tempo (per fortuna!) ci capita sempre più spesso, visto il ruolo di autentica potenza mondiale che l’Italia recita sul palcoscenico del tennis femminile, anche oggi abbiamo così dovuto leggere biliosi contorcimenti sintattici tendenti a spiegare che nei trionfi di Flavia Pennetta i meriti del movimento tennistico nazionale sono nulli perché il suo allenatore è spagnolo, falsificazioni storiche per insultare le azzurre che nel 2006 conquistarono la Fed Cup (vittoria definita “vittoria di Pirro”), e persino attacchi al settore tecnico della FIT e sfottò nei confronti della stessa Pennetta, freudianamente bollata con l’appellativo di “velina”. Ditemi voi in quale altro sport una vittoria di livello mondiale da parte di un atleta italiano provoca commenti del genere…
Di fronte a tanta malafede ci sarebbe da reagire in modo pesante. Senonché, alla fin fine, uno si rende conto che la peggiore punizione questa gente se la infligge da sola, condannandosi a vivere perennemente con la bava alla bocca, a star male quando tutti gli altri sono felici. E allora, in fin dei conti, la migliore vendetta è non fare niente e lasciarli alle loro psicosi il più a lungo possibile. Tanto chi legge i giornali non ha mica l’anello al naso…

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QUELLI CHE STANNO MALE QUANDO L’ITALIA STA BENE

Li avete visti, l’altra sera, il bel sorriso mediterraneo di Flavia sotto il sole della California, e quel dito puntato verso il cielo in ricordo di un amico sfortunato, la gioia misurata, la limpida serenità ? Così come accade quando i sorrisi sono q…

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QUELLI CHE STANNO MALE QUANDO L’ITALIA STA BENE

Li avete visti, l’altra sera, il bel sorriso mediterraneo di Flavia sotto il sole della California, e quel dito puntato verso il cielo in ricordo di un amico sfortunato, la gioia misurata, la limpida serenità ? Così come accade quando i sorrisi sono quelli di Federica e Alessia ai bordi di una piscina, o di Valentina sotto una pedana, immagini del genere, momenti del genere dovrebbero scaldare il cuore di tutti gli italiani. Invece pare proprio che al tennis sia negato quanto è ovvio e scontato per il nuoto e la scherma, o per il pattinaggio, lo sci, l’atletica e insomma per tutti gli sport “normali”.
Perché, accanto alla gioia genuina del 99,98 per cento di coloro che vivono una vita normale e provano sentimenti normali, la vittoria della Pennetta a Los Angeles è tornata a scatenare la psicotica frustrazione del rimanente 0,2 per cento, quello composto da chi è felice soltanto quando può scrivere che il tennis italiano fa schifo e dunque reagisce delegittimandone ogni successo. Come da qualche tempo (per fortuna!) ci capita sempre più spesso, visto il ruolo di autentica potenza mondiale che l’Italia recita sul palcoscenico del tennis femminile, anche oggi abbiamo così dovuto leggere biliosi contorcimenti sintattici tendenti a spiegare che nei trionfi di Flavia Pennetta i meriti del movimento tennistico nazionale sono nulli perché il suo allenatore è spagnolo, falsificazioni storiche per insultare le azzurre che nel 2006 conquistarono la Fed Cup (vittoria definita “vittoria di Pirro”), e persino attacchi al settore tecnico della FIT e sfottò nei confronti della stessa Pennetta, freudianamente bollata con l’appellativo di “velina”. Ditemi voi in quale altro sport una vittoria di livello mondiale da parte di un atleta italiano provoca commenti del genere…
Di fronte a tanta malafede ci sarebbe da reagire in modo pesante. Senonché, alla fin fine, uno si rende conto che la peggiore punizione questa gente se la infligge da sola, condannandosi a vivere perennemente con la bava alla bocca, a star male quando tutti gli altri sono felici. E allora, in fin dei conti, la migliore vendetta è non fare niente e lasciarli alle loro psicosi il più a lungo possibile. Tanto chi legge i giornali non ha mica l’anello al naso…

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DO YOU LIKE “SUPERTENNIS”?

Da due giorni il nostro canale satellitare “SuperTennis” è visibile anche a chi ha soltanto la televisione analogica e dispone di un computer con connessione a banda larga. Basta collegarsi al sito www.supertennis.tv ed ecco i programmi del canale visibili in diretta, Internazionali BNL d’Italia compresi.
La qualità del vidostreaming è, a nostro giudizio, molto buona e siamo pertanto doppiamente convinti che la novità incontri il gradimento di tutti gli appassionati di tennis italiani.

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LA NAZIONALE PIU’ FORTE D’ITALIA

Terza finale mondiale in quattro anni. La Nazionale più forte d’Italia ce l’ha il tennis, e speriamo che finalmente se ne accorgano tutti, a cominciare da coloro che passano per “esperti” del nostro sport.Quello di Castellaneta è stato molto più di un…

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LA NAZIONALE PIU’ FORTE D’ITALIA

Terza finale mondiale in quattro anni. La Nazionale più forte d’Italia ce l’ha il tennis, e speriamo che finalmente se ne accorgano tutti, a cominciare da coloro che passano per “esperti” del nostro sport.Quello di Castellaneta è stato molto più di un…

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LA NAZIONALE PIU’ FORTE D’ITALIA

Terza finale mondiale in quattro anni. La Nazionale più forte d’Italia ce l’ha il tennis, e speriamo che finalmente se ne accorgano tutti, a cominciare da coloro che passano per “esperti” del nostro sport.
Quello di Castellaneta è stato molto più di un trionfo. E’ stato un’apoteosi. Che arriva in un momento particolarmente felice per il tennis italiano, cioè alla vigilia di un’altra edizione record degli Internazionali BNL d’Italia e nel pieno di un boom di popolarità che si alimenta anche dell’opera di promozione svolta dal canale tv della FIT, “SuperTennis”. L’esempio di Francesca, Flavia e compagne, vederete, funzionerà da moltiplicatore, a tutti i livelli.
A proposito di “SuperTennis”: forse l’avete già notato davanti al televisore, ma nella sfida contro la Russia la nostra tv era il team sponsor dell’Italia. Il merito della vittoria, è ovvio, è tutto delle nostre formidabili ragazze, dei loro coach, di capitan Barazzutti e, soprattutto, di ciò che batte dentro al loro petto. Però mi piace immaginare che anche ciò stava sopra a quel petto – il marchio della tv del tennis – abbia dato un piccolo ma non trascurabile contributo, portando fortuna a chi lo indossava…

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DA BARCELLONA A CASTELLANETA

Lo strepitoso – e divertentissimo, per chi se l’è goduto in diretta su SuperTennis – successo barcellonese di Robertina Vinci è il primo raggio di sole che in questa primavera illumina e scalda il tennis italiano. Arriva particolarmente gradito perché in finale Robertina fa polpette di una russa e, manco a farlo apposta, nel prossimo weekend a Castellaneta Marina ci sarà Italia-Russia, semifinale di Fed Cup.
Però confesso che non vorrei proprio trovarmi nei panni del capitano azzurro Corrado Barazzutti, che fino a venerdì, giorno del sorteggio, sarà sicuramente tormentato dal dubbio se far giocare la Vinci anche in singolare o riservarle il solito ruolo di imbattibile doppista.
Eh, sì: perché a Barcellona Robertina non si è limitata a vincere il torneo cedendo un solo set in cinque turni e dimostrando un’eccezionale condizione psico-fisico-tecnica, ma ha anche battuto entrambe le eroine di Orléans, le singolariste titolari di sempre: due set a zero alla Pennetta e irresistibile rimonta dallo 0-6 2-4 sulla Schiavone.
Puntare sull’esperienza e sulla combattività delle due eroine di tante battaglie o giocare la carta dell’atipicità del tennis di una Vinci in così smagliante stato di forma? Io non saprei decidere. E voi?

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QUELLE ASSENZE (2)

Per capire con chi abbiamo a che fare, turatevi il naso e leggete questo maleodorante articolo apparso oggi sull’Unità a firma di un certo Federico Ferrero. Così alcuni giornalisti italiani “festeggiano” i grandi successi del nostro tennis quali il cappotto inflitto a Orléans alla Francia e l’approdo di Flavia Pennetta all’11.mo posto della classifica mondiale.

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QUELLE INSPIEGABILI (O PERVERSE) ASSENZE

La Nazionale di Fed Cup ha scritto un’altra pagina della sua ormai leggendaria epopea (ad aprile punterà alla terza finale mondiale in quattro anni: una striscia di trionfi con pochissimi precedenti nell’intero panorama dello sport azzurro) ma a viverla sul posto per raccontarla agli italiani c’erano soltanto due dei tre quotidiani sportivi italiani. Mancava il terzo, così come mancavano gli inviati dei grandi giornali d’informazione.
Questo ostracismo mediatico è per certi aspetti perverso e per altri inspiegabile. Perverso, perché alcune latitanze, ripetendosi, non possono certo essere casuali. Inspiegabile, perché a me che faccio il giornalista sportivo da quarant’anni appare francamente incomprensibile come si possa non pubblicare neppure una riga su un quarto di finale di un campionato del mondo di una disciplina universalmente praticata e allo stesso tempo dedicare un’intera pagina a una nazionale che non solo pratica una disciplina conosciuta in non più di una quindicina di paesi, ma oltretutto vince una partita ogni morte di Papa.
Che devono fare, Flavia, Francesca e tutte le altre nostre formidabili ragazze, perché la loro classe, il loro cuore e il loro attaccamento alla maglia azzurra trovino il giusto spazio sui giornali? Forse ribellarsi alle convocazioni e sputare sulla FIT, come certi colleghi maschi? Scommettiamo che a marzo, quando l’Italia debutterà nella “Serie B” di Coppa Davis, gli assenti di ieri, che stanno già facendo la punta alle proprie penne, saranno presenti in massa, pronti a scrivere soltanto del caso-Bolelli?

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LASSU’ QUALCUNO CI ODIA

Così com’era accaduto l’anno scorso per le scommesse-non scommesse, a macchiarsi di un reato di doping-non doping è un giocatore italiano. Siamo un popolo di lestofanti o di fessi? I verdetti di condanna – quest’ultimo come quelli che lo precedettero – lasciano perversamente senza risposta la domanda, dando forte l’impressione che a qualcuno proprio questo stia a cuore: cogliere ogni minimo pretesto per sputtanare il tennis italiano. Lassù qualcuno ci odia.

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LASSU’ QUALCUNO CI ODIA

Così com’era accaduto l’anno scorso per le scommesse-non scommesse, a macchiarsi di un reato di doping-non doping è un giocatore italiano. Siamo un popolo di lestofanti o di fessi? I verdetti di condanna – quest’ultimo come quelli che lo precedettero – lasciano perversamente senza risposta la domanda, dando forte l’impressione che a qualcuno proprio questo stia a cuore: cogliere ogni minimo pretesto per sputtanare il tennis italiano. Lassù qualcuno ci odia.

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LA VERITA’ SULL’AUMENTO DELLE QUOTE

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato soltanto i primi commenti a un post relativo all’aumento delle quote federali per il 2009. Ora, ultimati alcuni calcoli, siamo pronti a rispondere in modo accurato e dettagliato (quanto segue figura anche fra i commenti al post originale).
Quelle apportate per il 2009 sono le prime variazioni di apprezzabile entità decise dalla FIT dal 2002 in poi. Penso che chiunque – avendolo vissuto sulla propria pelle – possa fare il confronto con quanto è variato, nello stesso intervallo di tempo, il costo della vita. Con gli aumenti di quest’anno, dunque, la FIT si limita a recuperare in una percentuale davvero minima “il potere d’acquisto” perduto nel corso dei precedenti sette anni.
Lo dico come premessa, perché non è questo il punto-chiave dell’argomento “quote federali”, prima di passare al quale mi permetto di aggiungere altre considerazioni preliminari: a) il tesseramento in Italia costa la metà rispetto a quello di molti paesi stranieri giudicati per certi versi leader, a cominciare dalla Francia (9,00 euro da noi, 19,00 oltralpe); b) tesserarsi alla Federtennis costa molto meno che tesserarsi per altre Federazioni sportive italiane che, più o meno, si rivolgono allo stesso target sociale: il Golf costa 60,00 euro, lo Sci 27,00, l’Equitazione da 15,00 a 200,00; c) la situazione non è diversa per le affiliazioni (155,00 euro nello Sci, 500,00 nell’Equitazione); d) non è vero che le “tasse” sono aumentate indiscriminatamente.
Se andiamo ad analizzare l’aumento (o meglio l’andamento, visto che in alcuni casi parliamo di riduzioni) dell’importo di queste voci negli anni, si delinea infatti la situazione di cui all’allegato “Quote federali 2002-2009”. Come è facile verificare, la tessera atleta per gli “under” costa, nel 2009, meno che nel 2002, mentre la tessera atleta “over” costa, a distanza di 7 anni, 50 centesimi in più, pari al 1,82% (l’indice Istat per il periodo supera il 16%). Anche i campionati a squadre giovanili e veterani costano meno di 7 anni fa, mentre la Serie D, che è il campionato di base cui partecipano quasi 5.000 squadre, è rimasta invariata (sempre 100 Euro) rispetto al 2002.
In effetti registriamo aumenti percentualmente consistenti solo in quelle voci il cui importo era davvero basso, tipo tessera socio, che si paga una sola volta nell’anno, da 6 a 9 Euro, o quota torneo under che è aumentata di 1 Euro da sette anni a questa parte.
Il punto-chiave, tuttavia, è un altro. Non è vero che l’entità delle tasse deve essere commisurata solo all’importanza dell’espletamento dell’attività erogata su richiesta dal contribuente. Anzi, è ferma convinzione della FIT che il prelievo fiscale debba essere utilizzato come uno dei più efficaci strumenti di indirizzo “politico”, nel senso che deve favorire, da parte delle società affiliate, i comportamenti e gli investimenti virtuosi, e viceversa scoraggiare le attività ritenute non altrettanto positive.
Tanto per fare un esempio, se in Italia vogliamo cercare di avere in futuro giocatori di livello più elevato bisogna spingere le società sportive a curare sempre di più il vivaio, ponendo un freno alla pratica dell’acquisto di intere squadre di giocatori da parte di altre società, come avveniva negli anni passati. Per fare questo sono state create una serie di nuove norme (es. la regola che limita a 6 i giocatori “stranieri” nelle squadre di serie A1 o il blocco dei trasferimenti per gli under 12 e 14) ed è stata già negli anni scorsi alzata la tassa per il trasferimento dei giocatori.
D’altro canto se fossero valida le teorie esposte in questo blog, anche la tessera giovanile e le gare a squadre giovanili dovrebbero costare quanto quelle ordinarie, visto che richiedono lo stesso tipo di prestazione da parte della FIT.
E poi le cifre smentiscono in modo clamoroso i profeti di sventura. Iniziata nel 2003, la crescita del movimento, in termini di tesserati e di attività da essi svolta, è proseguita in misura clamorosa anche nel 2008: 228.000 tesserati (+ 8,8%), di cui oltre 70.000 agonisti (+11,04%) e 31.000 non agonisti, cioè bambini delle scuole (+8,1 %); 248.725 partecipazioni ai tornei (+ 7,28 %), 5.602 squadre iscritte al campionato degli affiliati (+ 4,55 %), 3.584 squadre iscritte ai campionati giovanili (+ 4,49%) e 1.576 squadre iscritte ai campionati veterani (+ 3,14%).
Effettivamente si può comunque pensare in futuro, forse, di ridurre la tassa di trasferimento per alcune categorie di tesserati (es: i giocatori adulti di livello nc) e quindi modularla in funzione della classifica e dell’età.

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LA VERITA’ SULL’AUMENTO DELLE QUOTE

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato soltanto i primi commenti a un post relativo all’aumento delle quote federali per il 2009. Ora, ultimati alcuni calcoli, siamo pronti a rispondere in modo accurato e dettagliato (quanto segue figura anche fra i com…

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LA VERITA’ SULL’AUMENTO DELLE QUOTE

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato soltanto i primi commenti a un post relativo all’aumento delle quote federali per il 2009. Ora, ultimati alcuni calcoli, siamo pronti a rispondere in modo accurato e dettagliato (quanto segue figura anche fra i commenti al post originale).
Quelle apportate per il 2009 sono le prime variazioni di apprezzabile entità decise dalla FIT dal 2002 in poi. Penso che chiunque – avendolo vissuto sulla propria pelle – possa fare il confronto con quanto è variato, nello stesso intervallo di tempo, il costo della vita. Con gli aumenti di quest’anno, dunque, la FIT si limita a recuperare in una percentuale davvero minima “il potere d’acquisto” perduto nel corso dei precedenti sette anni.
Lo dico come premessa, perché non è questo il punto-chiave dell’argomento “quote federali”, prima di passare al quale mi permetto di aggiungere altre considerazioni preliminari: a) il tesseramento in Italia costa la metà rispetto a quello di molti paesi stranieri giudicati per certi versi leader, a cominciare dalla Francia (9,00 euro da noi, 19,00 oltralpe); b) tesserarsi alla Federtennis costa molto meno che tesserarsi per altre Federazioni sportive italiane che, più o meno, si rivolgono allo stesso target sociale: il Golf costa 60,00 euro, lo Sci 27,00, l’Equitazione da 15,00 a 200,00; c) la situazione non è diversa per le affiliazioni (155,00 euro nello Sci, 500,00 nell’Equitazione); d) non è vero che le “tasse” sono aumentate indiscriminatamente.
Se andiamo ad analizzare l’aumento (o meglio l’andamento, visto che in alcuni casi parliamo di riduzioni) dell’importo di queste voci negli anni, si delinea infatti la situazione di cui all’allegato “Quote federali 2002-2009”. Come è facile verificare, la tessera atleta per gli “under” costa, nel 2009, meno che nel 2002, mentre la tessera atleta “over” costa, a distanza di 7 anni, 50 centesimi in più, pari al 1,82% (l’indice Istat per il periodo supera il 16%). Anche i campionati a squadre giovanili e veterani costano meno di 7 anni fa, mentre la Serie D, che è il campionato di base cui partecipano quasi 5.000 squadre, è rimasta invariata (sempre 100 Euro) rispetto al 2002.
In effetti registriamo aumenti percentualmente consistenti solo in quelle voci il cui importo era davvero basso, tipo tessera socio, che si paga una sola volta nell’anno, da 6 a 9 Euro, o quota torneo under che è aumentata di 1 Euro da sette anni a questa parte.
Il punto-chiave, tuttavia, è un altro. Non è vero che l’entità delle tasse deve essere commisurata solo all’importanza dell’espletamento dell’attività erogata su richiesta dal contribuente. Anzi, è ferma convinzione della FIT che il prelievo fiscale debba essere utilizzato come uno dei più efficaci strumenti di indirizzo “politico”, nel senso che deve favorire, da parte delle società affiliate, i comportamenti e gli investimenti virtuosi, e viceversa scoraggiare le attività ritenute non altrettanto positive.
Tanto per fare un esempio, se in Italia vogliamo cercare di avere in futuro giocatori di livello più elevato bisogna spingere le società sportive a curare sempre di più il vivaio, ponendo un freno alla pratica dell’acquisto di intere squadre di giocatori da parte di altre società, come avveniva negli anni passati. Per fare questo sono state create una serie di nuove norme (es. la regola che limita a 6 i giocatori “stranieri” nelle squadre di serie A1 o il blocco dei trasferimenti per gli under 12 e 14) ed è stata già negli anni scorsi alzata la tassa per il trasferimento dei giocatori.
D’altro canto se fossero valida le teorie esposte in questo blog, anche la tessera giovanile e le gare a squadre giovanili dovrebbero costare quanto quelle ordinarie, visto che richiedono lo stesso tipo di prestazione da parte della FIT.
E poi le cifre smentiscono in modo clamoroso i profeti di sventura. Iniziata nel 2003, la crescita del movimento, in termini di tesserati e di attività da essi svolta, è proseguita in misura clamorosa anche nel 2008: 228.000 tesserati (+ 8,8%), di cui oltre 70.000 agonisti (+11,04%) e 31.000 non agonisti, cioè bambini delle scuole (+8,1 %); 248.725 partecipazioni ai tornei (+ 7,28 %), 5.602 squadre iscritte al campionato degli affiliati (+ 4,55 %), 3.584 squadre iscritte ai campionati giovanili (+ 4,49%) e 1.576 squadre iscritte ai campionati veterani (+ 3,14%).
Effettivamente si può comunque pensare in futuro, forse, di ridurre la tassa di trasferimento per alcune categorie di tesserati (es: i giocatori adulti di livello nc) e quindi modularla in funzione della classifica e dell’età.

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