Praga dolce casa, Kvitova trionfa

[2] P. Kvitova b. [7] M. Buzarnescu 4-6 6-2 6-3

Nemo propheta in patria dicevano i latini ma la Petra Kvitova [10 WTA] di quest’anno sembra più forte anche dei luoghi comuni. In una finale fra mancine Petra conquista per la prima volta il titolo di Praga sconfiggendo a fatica la romena Mihaela Buzarnescu [37 WTA], sopravvissuta ieri alla folle semifinale contro la nostra Camila Giorgi.

Poco prima del match toccante commemorazione in campo di Jana Novotna, scomparsa a 49 anni lo scorso novembre per un tumore. Martina Navratilova non trattiene le lacrime ma riesce a portare a termine un commosso ricordo prima del minuto di raccoglimento. Noi abbiamo nella memoria l’incredibile finale di Wimbledon 1993 nella quale insegnò a Steffi Graf come si gioca su erba prima di perdere incredibilmente al terzo. Umana, troppo umana. Ma che giocatrice!

 Kvitova è l’ultima epigona di una scuola tennistica con radici profondissime e oggi le onora con il ventitreesimo titolo di una carriera giocata solo ad alti livelli. La giusta ribalta però va data anche a Buzarnescu, capace a trent’anni (festeggiati ieri con lo scalpo di Camila) di una stagione molto buona, segnata già dalla finale raggiunta a Hobart.

 Primo set da lettino dello psicanalista. Sarà l’atmosfera particolare creata dalla cerimonia per Jana ma Kvitova entra in campo ed è subito ingiocabile. O meglio, non subito perché esordisce con un doppio fallo. Poi per un bel po’ non si scambia più. Petra scaglia macigni che rimbalzano nei pressi della riga ma è capace anche di deliziar palati con una discesa a rete in back rovescio da manuale chiusa da una volée incrociata. Un paio di dritti sembrano piegare il braccio della romena. Aces di potenza o piazzamento, combinazioni uno-due, un passante in corsa lungolinea da urlo. È gran tennis. Quando la differenza in velocità è così netta si fa grigia per chi sta di là. La romena semplicemente non riesce a tenere la palla in gioco abbastanza a lungo per creare occasioni, e allora ci pensa Petra a battersi da sola. Manca due palle per il 4-0 e una per il 5-1, perde per distrazione il primo servizio del torneo nel settimo gioco e l’avversaria pareggia incredibilmente a 4. Kvitova smarrisce timing sui suoi colpi piattissimi, la sicurezza la abbandona e una serie infinita di dritti fuori controllo le costano incredibilmente il set. Buzarnescu appare attonita quando si prende il 6-4, il primo set perso dalla ceca nel torneo, con un game di battuta a zero. È stata bravissima a non mollare sotto l’uragano e ora ha trovato il ritmo giusto sulle sassate dell’avversaria.

Il coaching di Jiri Vanek, inutile sul 4-5 a salvare il primo set, dà i suoi frutti a inizio secondo, Petra cerca meglio la palla con i piedi e gli errori diminuiscono facendo emergere ancora la differenza tecnica e di talento. Il punteggio è la copia-carbone di quanto avvenuto nel parziale d’avvio ma stavolta la ceca non crolla, sale 5-1, cede una battuta ma rimanda tutto al decider con un 6-2. Nonostante la scoppola però Buzarnescu è pienamente in partita e non accenna a mollare. Gran carattere il suo.

L’esperienza aiuta Kvitova a scacciare dalla mente il fastidioso pensiero che senza quel black-out avrebbe già vinto il match e nel set finale si dispone alla battaglia. Il break subito al termine del secondo parziale le consegna il vantaggio di servire per prima ma adesso gli scambi si allungano e ogni punto crepita di tensione. I primi games sono duelli ai vantaggi e Petra è brava e umile a concretizzare lo strappo del 3-1 con un gran punto giocato in difesa dopo aver mancato due occasioni in precedenza. La conferma immediata a 15, ottenuta con un attacco di dritto, suona come una campana a morto per le ambizioni di vittoria di Burzanescu, il braccio mancino della ceca ora è in fiducia e quando è così la fine è vicina. Si gioca da oltre due ore a fa caldo, Kvitova saggiamente concentra tutto quel che le rimane sul servizio e alza il trofeo.

Il tabellone completo