ATP NextGen Finals, la guida completa

Il 2017 è stato caratterizzato da due, grandi, nuovi eventi. Il primo è andato in scena, con enorme successo, a Praga in settembre (parliamo ovviamente della Laver Cup) mentre il secondo sarà giocato a Milano tra pochi giorni. Le Next Gen ATP Finals si presentano al grande pubblico tennistico come un nuovo punto di riferimento sul calendario. I migliori otto, o quasi, under 21 pronti a contendersi il titolo di miglior giovane dell’anno. La formula, regolamento a parte che spiegheremo dopo, è la stessa della Finals di Londra: due gironi da quattro, semifinali e finali. Sette i qualificati in base alla Race to Milan, che non fa altro che copiare lo stesso criterio usato per Londra con l’unica differenza del limite d’età, e una wild card che verrà fuori dal torneo di prequalificazioni (Sporting Milano 3, dal 3 al 5 novembre) allestito dalla FIT con i migliori otto under 21 italiani.

  1. Andrey Rublev
  2. Karen Khachanov
  3. Denis Shapovalov
  4. Borna Coric
  5. Jared Donaldson
  6. Hyeon Chung
  7. Daniil Medvedev

Il grande assente sarà Alexander Zverev; un forfait annunciato visto che il giovane tedesco è qualificato da un pezzo per Londra, e con i tanti impegni ravvicinati difficilmente avrebbe sprecato energie in quella che qualcuno ha definito “una sorta di esibizione”. L’assenza di Sascha, a ogni modo, potrebbe addirittura rivelarsi un aspetto positivo, dipende da come la si vuole vedere. Il numero 5 del mondo ha totalizzato 4490 punti nella Race to Milan, il secondo in graduatoria, Rublev, appena 1219. Basta questo dato a testimoniare l’abisso che c’è tra il campione di Roma e Montreal e il resto dei suoi colleghi. Chiaro che la stella di queste Finals sarebbe stato lui, ma forse è meglio assistere ad un tutti contro tutti piuttosto che ad un tutti contro uno. Senza Zverev il livello sarà molto equilibrato e tutto sommato ognuno avrà le sue chance di portare a casa il primo, prestigioso (?), titolo di maestro degli under 21.

L’assenza di Zverev, dunque, sarà un aspetto negativo ma forse non il peggiore. Tante, infatti, sono le perplessità emerse all’annuncio del nuovo regolamento che verrà usato a Milano.

  • “Short set” da 4 game (tie-break sul 3-3)
  • Partite al meglio dei 5 set
  • Sparisce il vantaggio: sul 40-40 si giocherà il “killer point” 
  • Sparisce la regola del “let” sul servizio

Per vincere un set saranno quindi sufficienti 4 game, per vincere un incontro ne serviranno 12: lo stesso numero di un incontro 2 set su 3. A quella che già sembrerebbe una crasi (discutibile?) dei formati dell’IPTL e del “Fast4”, si vanno ad aggiungere delle ulteriori modifiche, tutte nella direzione di una certa modernizzazione dei ritmi di gioco con l’obiettivo confermato dallo stesso Kermode di “eliminare i tempi morti“.

  • Warm-up pre-partita ridotto
  • Introduzione dello “shot clock”
  • Limite di un Medical Time Out a match per ogni giocatore
  • Possibilità di coaching

Un’altra grande novità sarà l’assenza dei giudici di linea che saranno sostituiti da un Hawk-Eye Live. Il sistema che ormai da più di 10 anni gestisce i “challenge” sulle chiamate dubbie, è stato perfezionato diventando LIVE, ovvero è ora capace di giudicare ogni palla in tempo reale rendendo superflui i giudici di linea. L’unico giudice di gara in campo a Milano sarà dunque l’arbitro di sedia. Una sperimentazione rivoluzionaria di una tecnologia sviluppata e testata negli ultimi 18 mesi dalla società Hawk-Eye insieme all’ATP stessa. Il sistema è semplice perlomeno nella sua applicazione finale: ogni palla fuori genererà una chiamata di “OUT” automatica e tale chiamata sarà da considerarsi definitiva eliminando quindi anche la possibilità di chiedere challenge a quel punto inutili. Le palle molto vicine alle righe saranno mostrate sugli schermi dello stadio per gli spettatori (e in TV). I falli di piede saranno invece gestiti da un ufficiale di gara esterno che avrà accesso alle immagini di due telecamere piazzate sulla riga di fondo e quella centrale del servizio.

Chiuso il regolamento è tempo di parlare dei partecipanti: in campo ci saranno i sette migliori classificati e, come già detto, la wild card italiana. Il parco tennisti è molto interessante, soprattutto perché nonostante la giovane età parliamo di una generazione molto variegata e ricca di talento. Si passa dallo stile elegante di Shapovalov alle bordate di Rublev, senza dimenticare il tennis operaio di Coric. Il tennista ad aver avuto il ranking più alto è Karen Khachanov, che nell’agosto del 2017 è stato il numero 29 della classifica ATP. Per il resto nessuno è mai riuscito ad entrare nel top 30 mondiale, i più vicini sono stati Coric, 33, e Rublev, 25. In tutto in campo ci saranno appena 3 titoli ATP, così divisi:

Rublev, 1: Umago 2017
Khachanov, 1: Chengdu 2016
Coric, 1: Marrakech 2017

Tra gli otto, quella di Coric è senza dubbio la carriera più lunga fino a questo momento, lo testimoniano anche le vittorie su top ten. Per il croato addirittura 6, ma meglio vederle tutte nel dettaglio:

Coric, 6: 2 su Nadal (Basilea 2014, Cincinnati 2016); 2 su Murray (Dubai 2015 e Madrid 2017); 1 su Thiem (Miami 2017) e 1 su Zverev (US Open 2017)
Khachanov, 2: Goffin (Barcellona 2017); Nishikori (Halle 2017)
Rublev, 1: Dimitrov (US Open 2017)
Shapovalov, 1: Nadal (Montreal 2017)
Medvedev, 1: Wawrinka (Wimbledon 2017)

In totale, dunque, ne troviamo 11, nelle quali, come già annunciato, la croce vien portata dal croato che nel 2017 ha avuto anche l’onore di battere il grande assente di queste Finals meneghine, Alexander Zverev. L’unico invece ad aver superato un top ten in uno slam è stato Medvedev, con la sua vittoria su Wawrinka a Wimbledon. Certo si potrebbe discutere sul valore di ogni singola vittoria, ma onestamente chi vince ha sempre ragione e forse sarebbe anche fuori luogo parlarne.

Sarà un torneo inedito per tanti motivi, uno di questi sarà la mancanza di tanti scontri diretti tra i partecipanti. Anzi, nella maggior parte dei casi, non ci sono precedenti tra i giocatori. In totale parliamo di appena cinque partite tra otto tennisti, di certo non molte nonostante la carriera di ognuno di loro sia ancora all’inizio. Saldi positivi solo per Chung e Shapovalov, mentre Rublev, il primo in testa alla race, vanta due sconfitte su due precedenti. Addirittura nessun match, invece, per l’americano Donaldson. Ma meglio, anche qui, entrare nel dettaglio per essere più esaustivi:

Rublev: 0-2 (Khachanov e Chung)
Khachanov: 1-1 (vinto con Rublev e persa da Coric)
Shapovalov: 1-0 (Medvedev)
Coric: 1-1 (vinta con Khachanov e persa da Chung)
Donaldson: 0-0
Chung: 2-0 (Rublev e Coric)
Medvedev: 0-1 (Shapovalov)

Da tutto ciò ne viene probabilmente fuori una sola grande verità, già detta sommariamente in precedenza, tutti hanno una chance di poter vincere questo titolo. Di questo l’ATP deve essere felice e forse è anche un bene l’assenza di Zverev che, obiettivamente, ha poco a che fare con questi otto. Di certo sarebbe stata la stella che avrebbe fatto staccare qualche biglietto in più, ma forse anche che avrebbe tolto interesse alla competizione a causa della schiacciante superiorità. Il saldo del tedesco recita, contro gli otto di Milano, sei vittorie e tre sconfitte: 2-0 su Rublev; 1-0 su Khachanov; 1-0 su Shapovalov; 0-2 con Coric; 0-0 con Donaldson; 0-1 con Chung e 2-0 su Medvedev. 

Chiusi gli aspetti tecnici è giusto parlare anche di quelli economici, che, premessa, non sono roba da poco. Il montepremi totale sarà di 1 milione e 225 mila dollari così divisi:

Riserva: $ 15.000
Premio partecipazione$ 50.000
Premio per ogni vittoria nel Round Robin$ 30.000
Quarto posto$ 50.000
Terzo posto$ 75.000
Finalista$ 125.000
Vincitore$ 225.000
Campione imbattuto: $ 390.000

Facendo qualche raffronto si capisce subito che non sono cifre da poco. Se prendiamo infatti la media dei prize money del 2017 dei sette qualificati, quindi esclusa la wild card italiana, viene fuori 725.623 dollari (esclusi gli incassi del torneo di Parigi-Bercy). In pratica un campione imbattuto a Milano guadagnerebbe il 50% (dipende dai casi, chiaro) di quanto guadagnato in un anno di circuito. Cifra piuttosto importante. Inutile dire, invece, quanto qualificarsi possa essere una manna dal cielo per uno degli otto italiani impegnati nelle pre-quali. Berrettini, ad esempio, nel 2017 ha guadagnato 84.668 dollari; solo con la presenza nella capitale lombarda ne prenderebbe 50.000, con una vittoria raddoppierebbe del 100% i suoi guadagni nell’anno tennistico. Altri soldi, inoltre, arriveranno direttamente dalle pre-quali dove il montepremi sarà di 20.000 dollari, dei quali 7.000 al finalista mentre, come giusto che sia, il qualificato godrà solo degli incassi delle Finals. Basta questo o dobbiamo aggiungerci il prestigio di giocare contro i migliori under 21 del mondo?