In Giappone la riforma delle Forze Armate ottiene il primo sì

(free) – di Paolo Balmas –

La Camera dei Rappresentanti del Giappone ha approvato la legge sulla Sicurezza proposta dal governo guidato da Shinzo Abe. Per diventare effettiva dovrà passare la votazione della Camera dei Consiglieri. Il Partito liberal democratico di Abe, con il supporto del Komeito, possiede la maggioranza in entrambe le camere.

Malgrado le diffuse proteste, Abe ha superato il primo ostacolo che lo separava dall’ampliamento delle funzioni delle Forze di Autodifesa. La legge, se supererà il secondo ostacolo, permetterà una maggiore libertà di azione fuori dai confini nazionali.

La Costituzione impedisce al Paese di avvalersi di Forze armate che operino in scenari di guerra se non interni, per difendere i propri confini da eventuali aggressioni.

Tra le riforme che Abe vuole attuare, quella sulla Sicurezza ha subito le maggiori resistenze da parte dell’opinione pubblica. La nuova interpretazione della Costituzione si estende anche alla produzione e all’esportazione di armamenti. Il Giappone negli ultimi mesi ha individuato nuovi partner per lo sviluppo congiunto di sistemi d’arma. Fra questi, l’Australia e la Turchia.

Inoltre, il Governo sta riorganizzando il sistema di intelligence che dalla fine degli anni Quaranta del Novecento dipende dagli Stati Uniti. Almeno per quanto riguarda l’afflusso di informazioni provenienti dall’estero. Infatti, il Giappone si avvale solo delle ambasciate e dei consolati per la raccolta. Esiste un servizio di intelligence che già opera nella penisola coreana, in Cina e in altri paesi del Sud-Est asiatico, ma ha un numero di effettivi molto limitato.

La legge sulla Sicurezza assume un peso ben maggiore se inquadrata nel complesso di riforme che Abe sta mettendo in atto. Soprattutto se si considera lo scenario in cui opera il Paese in questo momento storico. Da un lato il Governo sta cercando di preparare il Sol Levante alla prospettiva del Trans Pacific Partnership; dall’altro a una maggiore presenza sul continente asiatico. Infatti, nelle scorse settimane si è cominciato a valutare l’ingresso di Tokyo nella nuova Banca di investimento per le infrastrutture asiatiche (Aiib) voluta da Pechino.

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