Proteste a Tokyo contro la politica di Abe sulla sicurezza

(free) – di Paolo Balmas –

Il 28 maggio 2015, circa 1100 cittadini giapponesi hanno manifestato a Tokyo, davanti la sede della Dieta, contro la nuova legge che darà alle Forze di autodifesa la possibilità di partecipare a conflitti armati. La legislazione è stata approvata dal governo di Shinzo Abe lo scorso 14 maggio e consegnata alla Dieta per l’esame.

Malgrado il vasto consenso che ha riscosso il partito di Abe alle scorse elezioni amministrative, la questione dell’articolo 9 della Costituzione, che sancisce il carattere pacifista del Giappone, si presenta come un problema trasversale che divide il pubblico giapponese in due fazioni piuttosto nette. Forti critiche sono giunte anche dalle pagine dell’Asahi Shinbun (Editoriale del 15 maggio 2015), una delle maggiori testate del Paese.

Shinzo Abe è noto per la sua posizione nazionalista. Le discusse visite al santuario scintoista Yasukuni, dove sono commemorati caduti in guerra e difensori della patria, ne sono la prova. Il premier non solo non rinuncia a questa tradizionale visita, ma si spinge ben oltre, fino alla revisione della Costituzione. Infatti, l’approvazione della legge da parte della Dieta sancirebbe la modifica (o nuova interpretazione) di un principio costituzionale fondamentale.

In fondo, si può affermare che il Giappone con Abe ha già sperimentato la via del cambiamento radicale e ha già intrapreso la strada verso un atteggiamento nuovo nella politica internazionale. La riforma dei servizi di intelligence è l’esempio che più di ogni altro dimostra la volontà di preparare il Giappone alle sfide del nostro secolo.

A complicare la partita di Abe si agita sullo sfondo anche la questione nucleare. Questo è un altro problema che divide, forse ancor di più, il popolo giapponese al di là delle preferenze espresse in politica.

Le centrali nucleari tardano a riprendere il via. Il peso delle importazioni di idrocarburi che sostituiscono l’energia dei reattori spenti, grava anche sulla bilancia commerciale e sulle casse dello stato.

L’Abenomics risente fortemente della situazione. Da un lato le spese per l’energia sono aumentate a dismisura e in molte località anche le bollette della luce, che gravano sui cittadini. Dall’altro, si appresta a trovare uno spazio maggiore nel bilancio la voce che più pesa ai governi, quella della Difesa, la cui limitatezza in Giappone ha permesso un risparmio notevole da ormai settant’anni.

Il lato positivo sul tavolo del governo è il rilancio dell’industria bellica. Infatti, con la riforma delle forze armate anche la produzione di armamenti troverà, e di fatto ha già trovato, maggiore possibilità di azione. Sarà possibile superare i limiti imposti all’esportazione di componenti di sistemi d’arma. Il Giappone ha così di fronte a sé l’apertura molto promettente di un nuovo mercato (già attivo con la Turchia, con l’Australia, con gli Usa e con altri paesi).

Ma il vero spettro con cui Abe dovrà presto fare i conti è il patto commerciale (Tpp) tanto voluto a Washington.

La sfida del governo Abe non è solo quella di lanciare le Tre frecce (il programma di rilancio economico o Abenomics), ma anche di mantenere il proprio elettorato unito di fronte a questi temi scottanti: pacifismo, nucleare, apertura commerciale.

 

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