Chi controlla i droni negli Usa?

(free) – di Andrew Spannaus –

Il recente annuncio dell’uccisione degli ostaggi Giovanni Lo Porto e Warren Weinstein in Pakistan lo scorso gennaio ha riacceso i riflettori sulla gestione degli attacchi con i droni da parte degli Stati Uniti. Il Presidente Obama ha assunto responsabilità per l’errore e ha chiesto scusa alle famiglie delle vittime, ma è sempre più evidente che il programma dei droni soffre di grossi problemi dal punto di vista operativo e anche politico.

Uno dei motivi per cui l’accaduto è rimasto segreto per mesi è perché l’attacco sarebbe stato condotto sotto l’egida della Cia. Infatti ci sono due agenzie responsabili degli attacchi con i droni: la Cia e il Joint Special Operations Command (JSOC), che fa parte del Comando per le operazioni speciali del Dipartimento di Difesa. Negli ultimi anni il JSOC è diventato l’esercito anti-terrorismo per eccellenza.

La differenza fondamentale tra il JSOC e l’agenzia d’intelligence è che le operazioni del primo sono disciplinate dal “Titolo 10″ del Codice degli Stati Uniti. Significa che sono operazioni delle forze armate soggette alla dottrina militare, una serie di regole pubbliche. Gli attacchi condotti dalla Cia invece “non esistono”, nel senso che il Governo Usa non dovrebbe nemmeno ammetterne l’esistenza.

Si tratta di operazioni coperte, governate invece dal Titolo 50 del Codice, attività del Governo degli Stati Uniti dove il ruolo dello stesso “non sarà apparente o riconosciuto pubblicamente, [e] non include attività militari tradizionali”. Avvengono in paesi dove gli Stati Uniti non sono ufficialmente coinvolti in uno stato di guerra, come il Pakistan e lo Yemen. Si mantiene la “negabilità plausibile” in alcuni casi, e naturalmente il livello di vigilanza da parte del Congresso è anche minore, in quanto non si può parlarne a livello pubblico.

 

In risposta all’uccisione di Lo Porto e Weinstein il Presidente Obama ha disposto un riesame interno delle operazioni con i droni della Cia, e fonti della Casa Bianca dicono che si cercherà di toglierne la competenza, lasciando il tutto in mano al Pentagono.

Obama propose questo cambiamento già due anni fa, ma senza successo a causa di scontri interni e dell’opposizione del Congresso. Infatti proprio nel gennaio di quest’anno fu bloccato un nuovo tentativo di cominciare questo trasferimento di competenza.

Al momento della sua nomina a capo della Cia perfino John Brennan disse che “La Cia non dovrebbe svolgere attività ed operazioni militari tradizionali”.

Aumentano le voci a favore del cambiamento, che includono anche quella del Sen. John McCain. Il suo appoggio per la proposta è notevole perché McCain è un accanito oppositore della politica estera di Obama in quasi tutti gli altri casi. Questa settimana McCain ha detto che l’uccisione dei due ostaggi “ovviamene” poteva essere evitata, e che ora bisognerà discutere con l’Amministrazione chi deve gestire gli attacchi con i droni; secondo il Senatore repubblicano la Cia deve limitarsi all’intelligence.

Lo scopo dichiarato è di aumentare la trasparenza, portando appunto le operazioni nell’ambito delle regole di guerra. In teoria questo rappresenterebbe un ritorno alla gestione ordinaria dei conflitti, annullando un altro dei molti elementi di natura straordinaria che caratterizzano la Guerra al Terrorismo. Tuttavia ci sono preoccupazioni anche sul ruolo del JSOC. La Senatrice Dianne Feinstein, presidente democratica della Commissione sull’Intelligence al Senato, vuole rassicurazioni sulla capacità delle forze armate di “esercitare la pazienza e la discrezione per evitare danni collaterali”.

Infatti il JSOC è soggetto alla supervisione più stretta dei legali del Dipartimento della Difesa, ma è ancora in vigore un decreto esecutivo firmato dal Presidente George W. Bush che dà a questa unità l’autorità di condurre operazioni segrete contro al-Qaeda e le reti terroristiche simili nel mondo. Dunque il solo trasferimento di competenza al Pentagono non garantisce la limitazione delle operazioni, perché anche nell’ambito delle operazioni ordinarie delle forze armate esistono delle deroghe che facilitano la modalità attuale in cui i droni vengono utilizzati come lo strumento principale nel combattere il terrorismo, spesso con danni collaterali ed effetti controproducenti.

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