Niente Newroz pensando alle combattenti

Nessun festeggiamento per il Newroz, il capodanno curdo, celebrato ogni 21 marzo. I rappresentanti del Governo Regionale del Kurdistan iracheno in Italia annunciano che la ricorrenza sarà sostituita, nella sede romana, da un momento di riflessione dedicato alle donne combattenti. “Non possiamo festeggiare pensando alle donne, madri e sorelle che con coraggio affrontano ogni giorno la vita di combattenti senza dimenticare la famiglia – sottolinea l’altro rappresentante del KRG (Kurdistan Regional Government) Rezan Kader. “Ho incontrato una madre, impegnata da sola a crescere i figli ed anche i nipoti lasciati dal primogenito, morto come il marito in combattimento, per sostenere la nuora impegnata a lottare. Le donne curde hanno dimostrato da tempo di saper combattere. Durante la nostra lotta di indipendenza le donne c’erano, hanno preso le armi e lottato a fianco degli uomini. Così oggi. Basta ricordare la resistenza opposta contro l’avanzata di Daesh a Kobane. Le donne curde – continua – hanno dimostrato chi sono. Io invidio le combattenti. Vorrei trovarmi al loro fianco”. Daesh sta cercando di minare questa realtà. Circa 5.000 sono le donne rapite fino ad ora, sottratte con la forza alle loro famiglie. “Quasi 2.500 sono state vendute come schiave nei mercati. Altrettante sono state violate nella loro dignità e sottoposte alle peggiori umiliazioni. Come donna – continua Rezan Kader – posso affrontare il confronto in guerra con le armi ma non la violenza inflitta appositamente per umiliare il mio corpo e la mia anima. Noi stiamo lottando per liberare queste donne. Alcune sono state ricomprate, pagando di nascosto le famiglie presso le quali erano state collocate, e riconsegnate ai loro affetti. La nostra intenzione – prosegue – è di aprire in Kurdistan dei centri di supporto psicologico per le donne liberate e per i famigliari che hanno assistito ai rapimenti”. Un monito circola fra i tagliagole dell’Isis: se uno di loro viene ucciso per mano di una donna, allora può dire addio al Paradiso e alle vergini che lo aspettano. “Nulla di tutto questo è vero – sottolinea Rezan Kader. “E’ un gioco, una falsità che Daesh ha creato appositamente per incrementare l’ostilità verso le donne perchè in realtà Isis le teme”. La reazione curda è l’unica al momento che si oppone alle mire di conquista del Califfato. “Di fatto ci sono soltanto i nostri Peshmarga ad affrontare Isis per tutto il mondo – riflette. “Il governo italiano ha supportato il governo curdo inviando aiuti umanitari e militari per addestrare i nostri militari. Il contingente italiano è il secondo per dimensioni, ad essere presente nel paese. Il Kurdistan nel giro di 24 ore si è trovato a dover gestire un 28% di popolazione in più formata da sfollati e rifugiati, un milione e mezzo di fratelli appartenenti a etnie e religioni diverse. Stiamo cercando di mantenere unito il territorio. Nessuno dei cristiani presenti entro i nostri confini vuole uscire. La Santa Sede è d’accordo con noi, ci sta appoggiando. La difficoltà preminente ora -conclude – è quella di affrontare la quotidianità”.

 

Monia Savioli