SEGRETI E BUGIE

Rino Tommasi ha lungamente risposto tramite il blog di Ubaldo Scanagatta alle poche righe da me dedicategli. Ecco che cosa ha scritto:
”Caro Ubaldo,
vengo meno ad una regola che mi sono dato in quanto sollecitato da un intervento di uno dei frequentatori del tuo blog. “Anto” mi chiede se io mi sento lusingato o infastidito dagli attacchi che il signor Baccini mi rivolge sul sito della Fit.
Mi ha lusingato a suo tempo il 34,5 per cento dei voti che, senza aver fatto una telefonata, tanto meno una campagna elettorale, ho raccolto all’Assemblea di Fiuggi dove mi sono presentato solo per evitare che la cordata Binaghi-Panatta prendesse il 90 per cento dei voti. Mi crediate o meno l’ultima cosa che vorrei o avrei voluto fare è il presidente della Federazione perché non ho alcuna intenzione, a questo punto della mia carriera e della mia vita, cambiare un’attività che mi ha dato molte soddisfazioni.
In quanto a Baccini lui non ha nessuna responsabilità. Un presidente più attento di Binaghi non gli consentirebbe di fare un uso così personale del sito federale ma questo è un problema loro.
Di Baccini ricordo solo una pianta di fiori che molti anni fa mi ha inviato a casa per ringraziarmi di avergli dato un incarico ed uno stipendio in una rivista, Tennis Club che io dirigevo.
Ricordo anche che nel 1976, alla vigilia dell’unica finale di Coppa Davis che l’Italia ha vinto, si è fatto promotore dell’occupazione simbolica (mi auguro) della sede della Fit perché sosteneva che l’Italia non avrebbe dovuto giocare quella finale.
Io, che – secondo Baccini – odio il tennis italiano al punto tale di essermi voluto candidare alla Presidenza, mi sono battuto in ogni sede perché i nostri giocatori andassero in Cile perché sapevo che era un’occasione utile per conquistare un trofeo che rimane il più prestigioso nella storia del nostro tennis. I più importanti sono invece stati le due vittorie di Nicola Pietrangeli e quella di Adriano Panatta nelle prove del Grande Slam.
Perdo volentieri qualche minuto di più per raccontare quanto è successo il giorno in cui Francesca Schiavone ha battuto la Henin. Non ho visto quella partita perché dovevo registrare la mia settimanale rubrica calcistica per Sky e scrivere un articolo di pugilato per il Tempo, il quotidiano romano al quale collaboro da molti anni. Quando ho saputo il risultato ho chiamato il Tempo per essere sicuro che avessero almeno la notizia ma non avevano più lo spazio.
Il blog federale ha scritto “Il silenzio dei Colpevoli” accusandomi di avere deliberatamente trascurato la vittoria della Schiavone perché la mia attività giornalistica sarebbe unicamente indirizzata a sottolineare le sconfitte dei nostri tennisti. Ho visto invece la partita che la Schiavone ha perduto, giocando peraltro molto bene, contro la Dementieva e ne ho scritto, pur sapendo che potevo essere accusato di avere atteso la sua sconfitta per occuparmene.
L’ultima prodezza del blog federale è un “penalty point” che mi è stato dedicato nell’ultimo numero della loro rivista. Non meriterebbe risposta ma mi limito a riferire l’ultimo passaggio:
“gli juniores sono diventati strumentali al suo antitalianismo, Tommasi li ha ricoperti di bava e di aggettivi ingiuriosi. Che pena, ragazzi, assistere ad un così disastroso sfacelo intellettuale.”
No comment. Non ho riletto i miei articoli perché ho buona memoria ma anche perché la bava e gli aggettivi ingiuriosi non fanno parte del mio giornalismo. Al contrario trovo l’una e gli altri nella rivista federale.
Un’ultima notazione per Nicola Pietrangeli. Io gli devo, come tutti gli appassionati, troppa gratitudine per quello che ha fatto e per le gioie che ci ha dato per prendermela con qualche disinvolto intervento sulla rivista della Federazione. Nicola cerca invano di giustificare la brutta sconfitta subita l’anno scorso dalla nostra squadra di Davis ricordandoci che in Israele hanno perso anche i cileni. La differenza è che noi abbiamo perso in due giorni, che Bolelli ed il doppio hanno perso in tre set e che Seppi ha perso un singolare contro un avversario in preda ai crampi perdendo il quinto set da 3 a 1. I cileni hanno perso il doppio per 10-8 al quinto ed ugualmente in cinque set ha perduto Gonzalez il match decisivo nella terza giornata.
Dopo tutti i match che ha vinto, a Nicola un doppio fallo si deve perdonarlo
Poiché Baccini ogni tanto fa riferimento alla mia età, io mi limito ad augurargli di invecchiare come sto invecchiando io. In quanto al Memorial Tommasi temo che dovranno avere un po’ di pazienza.
Ti mando queste righe per l’amicizia che ci unisce da tanti anni e per la simpatia che mi hanno manifestato molti frequentatori del tuo blog, compresi quelli che qualche volta non sono d’accordo con me.

Rino Tommasi
Dunque.
Atto primo. Le elezioni del 2000.
Tommasi dice di essere “lusingato” di aver preso il 34,5% dei voti senza aver fatto né “campagna elettorale” né “una telefonata”. Bene. Si tratta di due affermazioni che mi lasciano a bocca aperta.
La prima perché tutto mi sarei aspettato da Tommasi tranne che si dicesse “lusingato” dall’aver riscosso il consenso elettorale dei dirigenti di tre Comitati Regionali che – si è poi acclarato – commettevano gravi irregolarità amministrative, sottraendo al controllo della FIT parte dei contributi che ricevevano. Se avessi amici così io non me ne vanterei troppo in giro, specie se la candidatura l’avessi accettata proprio su loro richiesta…
La seconda perché ci vuole una bella faccia tosta a sostenere di non aver fatto campagna elettorale. Forse Rino non avrà telefonato a nessuno (forse), ma è proprio sicuro di non aver spedito qualche letterina ai Circoli italiani? Sicuro sicuro?… E di non aver fatto neppure una conferenzina stampa piccola, piccola?… Vogliamo dargliela, un’occhiatina, ai giornali del 6 dicembre 2000?
“Il Messaggero” / Titolo: “Tommasi si candida per contrastare Binaghi”. Citazioni dal testo: “Conferenza stampa al Canottieri Roma. Presentazione di Nicola Pietrangeli, presidente del Circolo. Pare siano candidati vecchie conoscenze come Maritati, Frola, Francia”.
“Il Corriere dello Sport” / Titolo: “Tommasi: Il nuovo sono io”. Pillole di testo: “Rino Tommasi ha ufficializzato ieri la sua candidatura alla presidenza della Fit. Scarse indicazioni sui nomi dei componenti la squadra (ha concesso solo quelli di Virgilio Giavoni e Ettore Trezzi). I miei avversari sono giovani ma rappresentano il vecchio modo di gestire la politica sportiva”. E poi un’esilarante profezia: “Bisogna portare via gli Internazionali dal Foro Italico. In quella sede non c’è futuro”.
“La Gazzetta dello Sport” / Titolo: “Il candidato Tommasi si presenta. Esperienza e competenza per la Fit”. Il testo cita una sua frase: “Me l’hanno proposto alcuni amici tre giorni fa. Ho accettato perché penso che la mia sia una candidatura forte e credibile. C’è gente che da 3 anni studia da presidente ma io da 40 mi occupo di tennis”.
Strano modo di “non farsi” campagna elettorale, vero? E che bella prova di coerenza e di integrità, no?, presentarsi come “uomo nuovo” in nome e per conto di “amici” che nel tennis italiano avevano comandato per 30 anni (e sui quali si è sparato sempre ad alzo zero, come Tommasi aveva fatto fino al giorno prima…)!
Atto secondo. Il Cile. Ho già avuto modo di raccontare ai lettori di questo blog come mi fossi opposto alla trasferta dalle colonne del mio giornale (“Il Messaggero”) perché la finale si sarebbe giocata in uno stadio di Santiago che poco tempo prima era stato usato come lager e dove erano stati trucidati molti oppositori politici del golpista Pinochet (un dittatore che il buon Rino, fra il serio e il faceto, ha sempre detto di considerare “di sinistra”). Ma ho anche chiarito che la mia presunta partecipazione all’”occupazione” della Fit è solo una leggenda nata in seguito a una simpatica boutade di Gianni Clerici. Quel giorno a Viale Tiziano c’ero, ma come inviato del mio giornale, e rimasi in strada.
Atto terzo. La “pianta di fiori”. Non è vero che Tommasi mi abbia “dato un incarico ed uno stipendio in una rivista” che lui dirigeva (Tennis Club). L’incarico e lo stipendio me li diede, nel 1978, Carlo Della Vida, l’editore della rivista, disperato perché il direttore Tommasi non era in grado di garantirne la regolare pubblicazione, disinteressato com’era a qualsiasi forma di lavoro manuale. Per me era un meraviglioso e affascinante secondo lavoro (ero professionista già da 10 anni) che poco dopo fui però costretto ad abbandonare perché “Il Messaggero” mi affidò responsabilità incompatibili con l’impegno supplementare. Quando lasciai il giornale Della Vida fu costretto a chiuderlo. E’ vero invece che mandai un pensiero a Rino (così come lo mandai al mio amatissimo “Zio Carlo”, il miglior editore della mia vita). Ho l’abitudine di essere riconoscente, io. Non come certi ex-vati, che prima vengono a supplicarti di regalargli quattro biglietti-omaggio per le semifinali degli Internazionali BNL d’Italia e poi si dimenticano persino di dirti “grazie”.