SANTORO, IL PRESTIGIATORE DELLA RACCHETTA
MELBOURNE – Gioca sia il diritto che il rovescio a due mani e da quasi venti anni (19 per la precisione) fa impazzire gli avversari. Lui è Fabrice Santoro: 35 primavere, nato a Tahiti, nella Polinesia francese. Uno che da sempre ama sorprendere, dare spettacolo con quel suo tennis “strano”, quasi d’altri tempi, fatto di effetti speciali. Fabrice in carriera si è tolto lo sfizio di battere tre volte Pete Sampras e Andre Agassi. Se chiedete di lui a Safin, altro ex numero uno del mondo e vincitore agli Australian Open nel 2005, vi risponderà: “Quando me lo ritrovo davanti in un qualsiasi torneo mi viene voglia di uccidermi o di ucciderlo…”. Scherza Marat, ma non troppo. Non scherzava oggi Santoro che ha battuto in tre set il gigante americano John Isner. Soprattutto ha staccato Agassi nel numero di Slam giocati in carriera: 62 contro 61 dello statunitense. Il record ora è tutto suo e lo ha centrato proprio a Melbourne, dove vanta gli unici quarti di finale raggiunti in un torneo dello Slam: c’è riuscito lo scorso anno. “Vecchio io? Per il tennis mi sento ancora un ragazzino”, dice con il suo sorriso sardonico. E poi: “La passione è la chiave di ogni successo. Senza passione non si arriva da nessuna parte ed è la passione che oggi mi fa sognare ancora grandi risultati e che rende facili le cose difficili”. Una carriera lunga quella di Santoro, con 5 titoli in singolare e 24 in doppio più una vittoria in Davis nel 2001 e la voglia matta di giocare per la quarta volta le Olimpiadi a Pechino. Una moglie bellissima, Chrislaure, ex corista dell’artista francese Patrick Bruel, e una figlia, Djenae di 6 anni, che nel circuito tutti conoscono e coccolano. “Fabrice è come un virus che ti attacca il computer – racconta di lui Guy Forget, connazionale e capitano di Coppa Davis – prima di riuscire a fermarlo ha praticamente distrutto il tuo tennis…”. Detto da Forget, con cui il buon Fabrice ha in passato avuto qualche discussione, non è male. Sì, perché il suo è un gioco fatto di tocchi da prestigiatore in un tennis dove tutti o quasi picchiano a più non posso e sembrano usciti in serie da una catena di montaggio. Mercoledì lo attende la sfida con il numero uno Federer: “Da una settimana ripetevo che il mio sogno era giocare qui con Roger visto che non avrò più tante occasioni per farlo – racconta Santoro – sono davvero contento. Sfidare Federer per me è ancora più importante del record di 62 Slam giocati”. Parola di Santoro, l’eterno ragazzo che usa la racchetta come una bacchetta magica.