I CONTI CHE RINO HA NASCOSTO

Il mio precedente post (“L’autogol del vecchio Rino”) è stato come al solito letto con gli occhi foderati di prosciutto dai fans di Tommasi, cha hanno capito fischi per fiaschi e hanno controbattuto a qualcosa che non avevo scritto. Il post non voleva magnificare le mirabolanti imprese dei nostri tennisti di vertice ma sottolineare due cose: 1) giudicare il tennis italiano, come fa Tommasi, soltanto dai risultati dei suoi rappresentanti nei tornei del Grande Slam è una mistificazione; 2) pur volendo restringere il campo di indagine a questo unico parametro, Tommasi trucca le carte quando scrive sulla “Gazzetta dello Sport” che il 2007 è stato “l’anno più nero” per i nostri colori.
A queste inoppugnabili verità coloro che condividono con il vecchio Rino l’odio per il tennis italiano non hanno saputo contrapporre che la solita , ammuffita solfa sulla scarsità dei risultati degli azzurri nei grandissimi tornei.
Il punto di quel post, ribadisco, riguardava non la reale forza del vertice azzurro ma come certi giornalisti siano disposti a ogni compromesso con la propria coscienza pur di dipingerne il quadro con i loro colori e non con quelli della realtà. Il punto era la maligna furbizia con la quale Tommasi sceglie i numeri che più gli fanno comodo per dimostrare quello che vuole. Anche se non mi illudo che possa servire ad aprire loro gli occhi, propongo adesso ai suoi fedelissimi un’eclatante dimostrazione di questo spregiudicato metodo di azione.
Il 17 ottobre del 2001, quando era fresco di umiliazione elettorale, nella rubrica “Open di Rino” che Tommasi teneva sul “Guerin Sportivo” apparve un articolo intitolato “Certa stampa ha ragione” in cui, con il consueto obiettivo di infangare i nostri giocatori e i nostri coach, egli testualmente scriveva: “Preferisco far parlare i numeri che di solito dicono sempre la verità. Ho quindi preparato delle tabelle che rappresentano in forma schematica il rendimento fornito dai tennisti italiani nelle prove del Grande Slam, che sono poi quelle nelle quali – molto meglio che nelle competizioni a squadre – si misura il valore, individuale e complessivo, di un movimento”. E, sotto, ecco la tabella, “compilata (citazione testuale, ndr) sulla base di risultati ottenuti nei 4 tornei del Grande Slam. I punti sono attribuiti a ciascun giocatore con una scala 15-10-7-5-4-3-2-1 punti in funzione del piazzamento. Per ogni Paese sono indicati il numero dei giocatori utilizzati e il totale dei punti conquistati”. Il risultato del 2001, primo anno di governo dell’attuale gestione della FIT, era effettivamente deludente. In campo femminile l’Italia era ottava (8 presenze, 43 punti). In campo maschile diciottesima (6 presenze, 17 punti).
Ora torniamo al 2008. Tommasi decide di scrivere un articolo sull’”anno più nero” degli italiani negli Slam. Cosa fa, secondo voi? E’ lecito immaginare che faccia i conti utilizzando il suo stesso vecchio sistema, no? Per cui si mette lì e comincia a dare i famosi punti a seconda del piazzamento. Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, Flushing Meadows… Uno più uno due, due più due quattro, e via così, di addizione in addizione. Solo che, quando tira le somme, il vecchio Rino quasi casca dalla sedia. Il metodo-Tommasi dà un risultato agghiacciante per il suo inventore. Altro che “anno più nero”!. Rispetto al 2001 l’Italia è risalita al quinto posto in campo femminile (10 presenze, 58 punti) e al decimo in campo maschile (10 presenze, 34 punti). Sebbene superate dalle ceche, le ragazze italiane hanno scavalcato in classifica Spagna, Germania, Belgio e Svizzera. I ragazzi italiani, invece, sono, sì, secondi a spagnoli, francesi, statunitensi, argentini, russi, svizzeri, tedeschi, cechi e serbi, ma in sei anni si sono messi alle spalle australiani, svedesi, brasiliani, inglesi, olandesi, belgi, croati, marocchini e canadesi che prima li sopravanzavano.
“Cacchio!”, si dice il vecchio Rino. “E come faccio adesso a scrivere che il 2007 è stato l’anno più nero?”. Mugina e rimugina, la risposta non può che essere una: bisogna cambiare la scelta dei numeri ai quali “far dire la verità”. Prova questo, prova quello… chissà quanta fatica prima di architettare un metodo che gli dia ragione. Finché, a un certo punto… Eureka! Calcolando la percentuale di vittorie sugli incontri disputati i quattro match di Slam in meno degli azzurri rispetto al 2006 fanno scendere la media di un paio di punti. Ed ecco prender forma la bella tabellina e il bell’articolo che agli occhi dei creduloni e dei correligionari dimostreranno come gli italiani – naturalmente eccezion fatta per il grande Tommasi e pochi altri eletti – nel tennis sono un popolo di incapaci.
Ricapitoliamo. Usando il suo vecchio metodo Tommasi avrebbe dovuto scrivere che nel 2007 l’Italia si è piazzata al 5. posto fra le 41 nazioni che hanno avuto almeno una giocatrice nei tabelloni degli Slam 2007 e al 10.mo fra le 38 che hanno avuto almeno un giocatore. Avrebbe dovuto ammettere che negli anni più recenti il tennis italiano ha fatto enormi progressi di sistema (gli unici, aggiungo io, che possano essere favoriti dal lavoro di una federazione, visto che i meriti e i demeriti al massimo livello di competizione sono individuali). Ma naturalmente se ne è ben guardato, perché il suo obiettivo non era quello di informare facendo “dire la verità ai numeri”, come gli piace far credere, ma dimostrare che chi lo ha battuto alle elezioni non capisce niente e che in Italia “gli è tutto da rifare”. Voi come la chiamate, questa? Buonafede?