LA FEDERCANOA RICORDA CESARE ZILIOLI, STORICO ATLETA E OLIMPICO DELLA CANOA ITALIANA

Cesare Zilioli 1968Questa mattina è venuto tristemente a mancare Cesare Zilioli. Classe 1938, divenne una delle prime colonne della nascente canoa a Cremona ed in campo nazionale. Mosse le prime pagaiate tra le fila della Bissolati di Cremona, poi, dopo tre anni alla Fiamme Gialle, difese fino a fine carriera i colori della Canottieri Baldesio, di cui ne era diventato socio onorario. Fu uno dei migliori canoisti italiani, tra gli anni ’60 e ’70 partecipò a ben tre Olimpiadi: Roma, Tokyo e Città del Messico. Un campione ed un grande uomo, che interpretò il Po affascinato dai suoi colori e i suoi panorami, che a Cremona a lasciato tanti amici che continueranno a raccontare le sue imprese.

Il Presidente Luciano Buonfiglio e la Federazione tutta lo ricordano con affetto: “Con Cesare ci lascia una delle figure più importanti del nostro mondo, una poliedrico atleta che ha saputo dare al nostro sport le solide basi su cui oggi siamo cresciuti. Ho un ricordo personale legato a lui che vorrei citare: il mio primo raduno in nazionale, fu il suo ultimo – ricorda il Presidente Buonfiglio – ed in quella occasione come “passaggio di consegne” mi regalò la sua pagaia. E’ stato un pioniere in tutti i progetti che ha avviato, un canoista innamorato, ricco di energie e dalla grande passione. Ai suoi familiari giunga l’abbraccio dell’intero mondo della canoa.”

Cesare, oltre che per i sui encomiabili risultati, è ricordato per il bel gesto sportivo che gli valse, nel marzo del 1987, il Trofeo “Fair Play Pierre De Coubertin”. Durante i Campionati del Mondo del 1963 di Jaice (Bosnia), nella gara di K2 sui 10.000, diede al canoista ungherese Fabian la pagaia da questi perduta in una agguerrita fase di gara: Zilioli la recuperò e la rilanciò ai legittimi proprietari che vinsero, mentre gli azzurri finirono soltanto al settimo posto per la rottura del timone. Dopo la premiazione, Fabian si tolse dal collo la medaglia e la donò a Zilioli, il quale per il suo gesto fu insignito dal Panathlon International del prestigioso premio “Fair Play”. Ancora oggi l’episodio viene ricordato dagli ungheresi con grande risalto per la lealtà dei due atleti italiani e l’emozione restano viva nel racconto di quel gesto di grande e generosa sportività.

In campo nazionale è stato leader per un decennio. Ha vinto diversi titoli di Campione d’Italia nelle varie specialità e distanze: nel 1958 conquistò ad Auronzo con i colori della Bissolati due titoli nazionali juniores in K1 sui 1000m e nella gara di fondo; nello stesso anno fu campione anche in K1 seniores sui 10.000m ed esordì ai Mondiali di Praga con un interessante undicesimo posto in K1 sui 10.000m. L’anno successivo fu arruolato nella Guardia di finanza e proseguì l’attività tra i giallo-verdi, imponendosi ai campionati assoluti in K2 sui 500 e sui 1000m. Successivamente si confermò come il più forte canoista italiano anche nelle competizioni internazionali: nel 1960, alle Olimpiadi di Roma, fu finalista (nono posto) in K1 sui 1000m, mentre il team della staffetta 4x500m non ebbe accesso alla finale. Al termine del servizio militare, nel 1962, rientrò a Cremona e fu tesserato nella Canottieri Baldesio, per la quale nello stesso anno vinse i titoli nazionali di K1 sui 500m, sui 1000m e sui 10.000m, nonché quello di K2 sui 500m e sui 1000m. Alle Olimpiadi di Tokyo del 1964 arrivò sesto sia in K2 sui 1000m (con Beltrami) sia in K4; alle Olimpiadi del Messico del 1968 fu ottavo in finale in K2, nella stessa formazione.

Il suo ricordo sarà sempre vivo nei cuori di tutti i canosti e gli appassionati di sport.