Ciad: vietato il burqa

“I burqa in vendita nei mercati verranno ritirati perché utilizzati dai terroristi per camuffarsi”. Così il premier del Ciad Deubet ha annunciato alla stampa il divieto di indossare il velo al fine di combattere l’avanzata di Boko Haram, dopo gli attentati suicidi avvenuti nella capitale N’Djamena. Una norma che “non è contraria ai principi dell’Islam”, afferma dal canto suo il Consiglio Superiore per gli Affari Islamici dello Stato africano.

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Dopo l’offensiva a quattro, denominata MJTF (Multinational Joint Task Force), assieme a Nigeria, Niger, Camerun e Benin, partita a gennaio, l’organizzazione terroristica è passata al contrattacco. E, dopo essere tornata in azione nello Stato di Borno, adesso l’offensiva jihadista ha puntato dritto il Ciad.

Il Califfato in Africa, proclamato nel 2014 da Boko Haram, al netto di qualche battuta d’arresto, sta maturando e sta assumendo un’organizzazione parastatale e paramilitare in grado di mettere in difficoltà gli eserciti regolari. E, dopo la Nigeria, anche il Ciad, alleato strategico per l’Occidente, si trova a dover combattere una battaglia interna.

Il 15 giugno scorso, infatti, quattro attentatori suicidi hanno causato la morte di quasi 30 persone e un centinaio di feriti a N’Djamena, la capitale del Ciad. Gli uomini di Boko Haram, fattisi esplodere nei pressi del commissariato e dell’accademia di Polizia, hanno colpito per la prima volta la principale città del Paese.

Non solo. A cavallo tra maggio e giugno, presso l’isola di Choua, nel lago di Ciad, si è consumata una cruente battaglia tra le truppe jihadiste e l’esercito, riuscito in parte a fermarne l’avanzata. Alla fine, 37 sono stati i morti totali, 33 dei quali riconducibili a Boko Haram.

Giacomo Pratali

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