GLI OSCAR DEL LEMON BOWL

Di seguito una breve carrellata su aspetti, persone e gesti tecnici che più ci hanno colpito in questo 26esimo Lemon Bowl, con l’avvertenza che abbiamo potuto seguire solo pochi incontri e quindi molti ragazzi meritevoli di citazione ci sono sicuramente sfuggiti.

Il Servizio: l’Oscar per il servizio meglio costruito visto all’opera va alla mancina serba Olga Danilovic, figlia dell’ex cestista serbo Sacha, finalista nell’under 10. Un gesto fluido, armonioso, e tecnicamente impeccabile. Rarissimo per l’età.

Il Diritto del torneo: è del ligure Lorenzo Baglietto, finalista nell’under 12 maschile. Presa eastern, apertura contenuta, strepitosa accelerazione di braccio e polso, gran trasferimento di peso sulla palla. Ha macinato tutti gli avversari, fino ad infrangersi sulla solida grinta di Nicholas Merzetti, che lo ha disinnescato chiudendolo nell’angolo sinistro per tutto il match. Ma ha tutto per rifarsi.

Il rovescio (bimane) del torneo. Appartiene ad Andrea Pellegrino, pugliese di Bisceglie, finalista nell’under 14. Un adolescente timido, ma serio e determinato, che da quel lato quando impatta davanti al corpo ricorda Thomas Berdych.

Il rovescio (a una mano) del torneo. Gesto sempre più raro in questo tennis robotizzato. Ma vedere un scricciolo di 9 anni, come Matteo Ledda da Quartu Sant’Elena, eseguire un rovescio piatto ad una mano di pura perfezione estetica, nonostante il fisico fatalmente esile, fa davvero bene al cuore.

Il forcing: E’ quello, asfissiante, che sa praticare Sacha “Bum Bum” Merzetti, vincitore dell’under 14. Un metodico picchiatore, magari un pò monocorde negli schemi, ma molto continuo, dotato di buon senso geometrico e terribilmente efficace.

I piedi più rapidi: sono i piedi strepitosi di Elisabetta Cocciaretto, spavalda marchigianina di Porto San Giorgio, vincitrice dell’under 10. Una ragazzina che ha due molle d’acciaio nelle scarpe, grinta da vendere dietro il sorriso luminoso e un rovescio lungolinea fulmineo e letale come il morso di un cobra. Seguitela, ne vale la pena.

Il tocco di palla. La manina benedetta del torneo è quella di Marco Mosciatti, semifinalista nell’under 14 maschile e interprete, contro l’inesorabile Sacha Merzetti, di una partita memorabile. Le specialità di Marco sono i gesti antichi: palle corte, voleè smorzate, angoli stretti, lob millimetrici. Una festa per gli occhi.

L’esplosività. il titolo va a Martina Zerulo da Manfredonia, la città dei discendenti di Federico II. Una moretta calma e determinata che ha gli occhi grigi dei suoi antenati Svevi e che ha dominato l’under 14 femminile. Una bomba di energia pronta ad esplodere. Non lo dicono solo i test di Pino Carnovale. Basta vederla all’opera per rendersene conto. Quando serve, si alza da terra di almeno 20 centimetri, a 12 anni e mezzo.

La completezza. Il bagaglio tecnico più completo è quello di Marco Furlanetto, toscanino di Massa, vincitore dell’under 10 maschile. Servizio, diritto, rovescio e volèe. Tutto impeccabile. E un fisico agile e longilineo che fa ben sperare, davvero.

Il coraggio: è una dote che spesso si accompagna ad un pizzico di follia, e Nicholas Merzetti, campione dell’under 12, è ben provvisto di entrambi. Per avere la meglio sul bravissimo Baglietto, nei momenti più caldi di un complicato secondo set ha sparato alcuni rovesci lungolinea di sublime incoscienza.

La sorpresa: Il piccolo marchigiano Erik De Santis, in grado di arrivare ai quarti di finale dell’under 12 partendo dalle prequalificazioni. I suoi “strettini” hanno fatto impazzire tutti gli avversari e deliziato il pubblico.

La Difesa. Provate a fare un punto a Eleonora Palumbo, determinatissima mancina di Santa Marinella e semifinalista nell’under 14. Potreste perdere ben presto la pazienza, cozzando contro un piccolo muretto biondo. Una capacità di soffrire in difesa, di andare a prendere tutto, davvero d’altri tempi.

L’asso pigliatutto. Il mitico Silvano Papi, Tecnico Nazionale e maestro dei fratelli Merzetti, che prima ha parlato per quasi un’ora alla conferenza sulla programmazione dei giovani e poi ha dimostrato di non padroneggiare solo la teoria (anzi…) mettendo insieme ben due titoli.

Il Leader. Il maestro Paolo Verna, patron della manifestazione. Un autentico capo carismatico, in grado di far funzionare a meraviglia la complicatissima macchina organizzativa del torneo. Uno schiavista che sa farsi amare da chi lavora con lui. Capitano, mio Capitano.

l’Illuminato. Il maestro Alessandro Galli, dell’Eschilo 2. Il gestore di un pezzo di Florida nei pressi di Roma. Un Circolo dotato di campi veloci, di campi coperti, di una scuola di qualità, in cui si cerca davvero di coniugare le esigenze dei soci con quelle dei giovani agonisti. Solo da lì poteva partire il “Progetto Campi Veloci”. Fateci un salto, potreste scoprire che la vostra Bradenton è proprio dietro casa.

Il lampo d’orgoglio. Quello che ha attraversato, fulmineo, lo sguardo di Michelangelo dell’Edera all’ennesimo diritto vincente della sua “creatura” Martina Zerulo.

Il miglior papà: non ce ne vogliano tutti gli altri, ma il genitore che più ci ha colpito è il maestro Mimmo Pellegrino da Bisceglie, papà di Andrea e Tecnico Nazionale. Grande umanità e serenità d’animo, poche parole e sempre quelle giuste, sussurrate a mezza voce, grande cultura sportiva e non solo. Un grande.

Per chiudere, una raccomandazione finale, doverosa quando si parla di tennis giovanile. E’ bene rammentare che i risultati, a queste età, contano ben poco. Vincere fa piacere, porta visibilità e fiducia, ma non deve mai essere l’obiettivo unico dell’attività. La competizione deve essere vista solo come uno strumento di verifica del lavoro fatto in allenamento, e non come un fine in se. Per avere speranze di arrivare davvero, occorrono umiltà, spirito di sacrificio, applicazione. E soprattutto, occorre un piano di sviluppo tecnico, fisico e tattico da svolgere in un orizzonte di lungo termine, per preparare i ragazzi a vincere domani, quando conterà davvero, sul circuito pro.
Buon lavoro a tutti.