RIFORMIAMO LA COPPA DAVIS

Fra appassionati si discute da tempo immemorabile sulla validità della formula della Coppa Davis e sulla sua reale capacità, a oltre un secolo dalla nascita, di rappresentare ancora in misura adeguata il valore tennistico di una Nazione e, allo stesso tempo, di conservare un ruolo di primo piano sul palcoscenico mondiale.
L’esperienza ci ha insegnato che sono parecchie le cose che non funzionano. Per esempio, bastano un giocatore e mezzo per vincere la Davis, e se questo poteva avere senso nel 1900, di certo nell’era moderna non è più così. Poi ci sono il problema della sempre decrescente propensione dei grandi campioni a giocare “per la patria”, quello della difficoltà a trovare spazi adeguati in calendario e quello dei criteri cervellotici con i quali vengono compilate le classifiche per nazioni e dunque i tabelloni (ci sono squadre mediocri che si affrontano fra loro nel World Group e squadre molto più forti che si dibattono nelle serie inferiori). Il tutto con l’inevitabile conseguenza della scarsa visibilità televisiva globale di una competizione che, non dimentichiamolo, è il più antico campionato del mondo a squadre del calendario sportivo internazionale.
Sebbene tutti concordino nel considerare la Davis un’anomalia nell’ambito di uno sport prettamente individuale come il tennis, resta il fatto che questa anomalia esercita tuttora immutato fascino sul pubblico, al punto da suscitare passione anche in chi non è particolarmente interessato all’attivitò “normale” e ai grandi tornei. Una passione che, di fronte all’insorgere dei problemi di cui sopra, meriterebbe più attenzione da parte degli organismi che gestiscono l’attività internazionale del nostro sport. Anche perché si tratta di una passione fortemente appetibile per gli sponsor.
E’ in questo quadro che il direttore generale della Federtennis inglese, qualche giorno fa, ha “buttato lì” l’idea di tramutare la Coppa Davis in una sorta di Coppa del Mondo di calcio, con gironi di qualificazione e una fase finale a 32 squadre in sede unica dalla durata di un mese, durante il quale il calendario dovrebbe ovviamente essere sgomberato da ogni torneo maschile.
Sebbene l’ITF abbia prontamente replicato che a nessuno è mai passata per il cervello neppure l’ombra dell’idea di studiare un simile progetto, e persino al federazione inglese abbia preso le distanze dal suo dirigente, noi di www.federtennis.it abbiamo chiesto ai nostri lettori che ne pensavano. Poiché è risaputo che è elevatissima la percentuale di coloro che – con molta ragione – individuano nel rispetto delle tradizioni uno dei punti di forza del tennis, mi aspettavo un uragano di voti per la risposta “E’ una boiata pazzesca”. E invece è risultato che oltre la metà dei 1.834 votanti è favorevole alla modifica della formula della Coppa Davis, oltretutto con larghissima prevalenza (37%) di coloro che vedrebbero di buon occhio proprio la formula “Coppa del Mondo” su coloro che invece suggeriscono genericamente di modernizzare la competizione (17%).
Un piccolo ma non trascurabile segnale che dovrebbe far riflettere chi regge le sorti mondiali del nostro sport.