AUSTRALIAN OPEN: IO PUNTO SU YOUZHNY FINALISTA

MELBOURNE – Nadal-Nieminen, Tsonga-Youzhny: sono i due quarti di finale della parte bassa del tabellone agli Australian Open. Secondo molti Rafa ha la strada spianata verso la sua prima finale sul cemento in uno Slam. Io, invece, punto su Mikhail Youzhny. Magari verrò smentito già nei quarti e il russo si fa battere da Jo-Wilfried Tsonga, il sosia di Cassius Clay, ma secondo me il venticinquenne di Mosca, numero 14 del seeding, può essere la sorpresa del torneo come lo scorso anno fu Fernando Gonzalez. Ha tutto: un grande talento, un rovescio tra i più belli e incisivi del circuito. E’ più solido che in passato e ha una buona mano anche a rete. Nel 2002 vinse un incredibile match a Parigi contro Mathieu e il pubblico (Paul-Henri ne porta ancora i segni…)regalando la Coppa Davis alla sua Russia. Perdeva due set a zero e i francesi stavano già preparando il palchetto per alzare al cielo l’insalatiera d’argento al canto della Marsigliese. Mikhail gelò tutto vincendo al quinto set. Quel giorno gli venne pronosticato un futuro da campione. Invece lui si è un po’ perso per strada: solo tre titoli Atp in tornei non di primissimo piano. Vanta anche una semifinale agli US Open nel 2006, poco comunque per uno con il suo talento. Colpa della scarsa continuità: il suo tennis è bello ma un po’ ondivago. Diciamo che la luce si accende e si spegne a intermittenza. Qualche giorno fa l’ho visto all’opera contro il nostro Seppi, che ha giocato un gran match strappando al russo il primo set, andando avanti di un break nel secondo e arrendendosi solo al quarto ma lottando punto a punto. Mikhail mi è sembrato un giocatore diverso dal passato: più umile, consapevole che per vincere non basta il talento. Ci vuole testa, cuore, grinta. Quello perso contro Seppi è stato l’unico set ceduto in quattro incontri dal russo: per il resto sinora percorso netto. Anche contro il connazionale Davydenko, uno tosto, che non sarà bello da vedere ma neppure regala un quindici. Il giorno della Befana il buon Mikhail ha anche rifilato una bella lezione proprio a Nadal: nella finale di Chennai ha concesso al mancino spagnolo appena un game. Rafa ribatte che era stanco, ma rimediare un solo gioco per uno come lui… Vero è che uno Slam è tutta un’altra cosa, non fosse altro perché si gioca al meglio delle cinque partite, ma a Rafa qualche brutto pensiero può passare per la testa. Sul cemento Mikhail lo ha battuto spesso e volentieri, compreso un quarto di finale nel 2006 agli US Open. Ripeto: io punto su Youzhny finalista a Melbourne. Ma prima di Nadal c’è da battere Tsonga.