L’AUTOGOL DEL VECCHIO RINO

Credendo di fare un dispetto al tennis italiano, che odia al punto da aver tentato di distruggerlo candidandosi a diventare presidente della FIT, Rino Tommasi offre sulla Gazzetta dello Sport di oggi 12 gennaio un’altra piccola prova di ciò che nega, cioè il rilancio del nostro sport operato a tutti i livelli dal Consiglio Federale in carica dal 2001.
Ormai abbiamo rinunciato a illuderci sulla possibilità che Tommasi, dalla vetta su cui pensa di trovarsi, si accorga di quanto avviene in pianura (il boom dei tesserati, dell’attività agonistica, delle iscrizioni alle scuole tennis, il travolgente successo degli Internazionali BNL d’Italia) o a mezza costa (gli juniores italiani protagonisti vincenti del circuito mondiale di categoria). Tolleriamo pure che, per miopia o per imporre i suoi pregiudizi, taccia su quanto avviene sulle vette circostanti (trionfi italiani in Fed Cup, nel circuito WTA, nei doppi dello Slam),
Ma anche limitandoci a prendere in esame soltanto gli unici tornei di cui Tommasi ammette l’esistenza (forse perché pensa di esser lui, andandoci, a certificarla), l’utilizzazione delle cifre che fornisce dimostrano esattamente il contrario dei quello che egli si illude di dimostrare. Eh sì, perché basta leggere la prima colonnina delle sue tabelline per rendersi conto che, da quando la FIT è gestita dall’attuale Consiglio Federale, il numero di partite giocate dagli azzurri nei tornei del Grande Slam sono passate da 61 a 92, con un incremento del 50% (in particolare, quelle dei giocatori uomini sono addirittura raddoppiate: da 17 a 34).
Questi sono i numeri che contano, perché esprimono un trend di crescita globale, non l’esito delle singole partite. E’ veramente meschino approfittare di quattro vittorie in meno su oltre 90 partite per definire “anno più nero” un 2007 al termine del quale l’Italia ha migliorato il suo record storico di presenze nell’élite del tennis mondiale, con 8 ragazze fra le Top 100 della WTA e 5 ragazzi fra i Top 100 dell’ATP.
Voglio solo sperare che l’ennesima mistificazione del vecchio Rino sia soltanto un altro piccolo frutto del suo invecchiar male e non la reazione velenosa di qualcuno che, avendo tentato di intascare 50.000 euro di fondi federali destinati all’attività dei giovani muovendo alla FIT una pretestuosa causa per diffamazione, è talmente infuriato per la sconfitta subita in tribunale da non saper più leggere neppure i propri numeri.