MASTERS SHANGHAI: FERRER, LA NORMALITA’ AL POTERE

Sarà David Ferrer a sfidare il numero uno Roger Federer nella finale del Masters di Shanghai. Alla vigilia in pochi avremmo puntato anche un solo euro sul venticinquenne spagnolo (di questi tempi poi…). Bravino sì, top ten sì, ma mica un fenomeno. Invece il buon David ha raggiunto la finale con un percorso netto: primo nel suo girone con tre vittorie in altrettanti incontri, ha schiantato in semifinale Andy Roddick. E per il tennis questa è una gran bella notizia. In finale ci arriva uno “normale”, tra virgolette, che già qualche mese fa aveva raggiunto le semifinali agli US Open. Perché Ferrer, sorretto da una condizione atletica super frutto di tanto allenamento, non ha però un fisico da supereroe: 175 centimetri e neppure muscoli esagerati. Uno normale, insomma, come se ne possono trovare in qualunque circolo. David non è baciato dal talento cristallino come il fenomeno Federer, il più temuto e rispettato del circuito. Non è esplosivo come Nadal, il più amato, di cui dice umilmente: “Io paragonato a Rafa? Non scherziamo, al massimo quando giochiamo in Davis gli porto gli asciugamani”. Eppure lo ha battuto agli US Open concedendo poi il bis a Shanghai. E non è neppure istrionico e scanzonato come il terzo “big” del circuito, ovvero Novak Djokovic, eccezionale sul campo e anche fuori con le sue applauditissime imitazioni di colleghi e colleghe. Non ha il servizio bomba di Roddick, lo stile da manuale di Gasquet o il diritto al fulmicotone di Gonzalez. Però lotta su ogni palla come un assatanato. Ferrer ha un solo motto: lavorare e migliorare giorno dopo giorno. E tra un allenamento e l’altro legge tantissimo, qualità rara tra i tennisti. La normalità al potere: evviva.