AL MASTERS DI SHANGHAI SI PARLA SPAGNOLO

“Terraioli” per definizione, gli spagnoli ora sanno giocare, e pure bene, anche sul sintetico indoor. Due settimane fa a Parigi-Bercy, ultimo Masters series della stagione, sembrava di essere al Roland Garros: tre spagnoli nei quarti, Nadal, Ferrer e Robredo. Al Masters di Shanghai, ancora sintetico indoor ed ecco gli stessi Nadal e Ferrer in semifinale insieme a Roddick, in attesa di Federer. E’ la terza volta in nove anni che gli spagnoli piazzano due semifinalisti al torneo dei “maestri”: era già successo con Moya e Corretja nel 1998 e con Ferrero e ancora Moya nel 2002. Fortissimi sulla terra rossa, addirittura imbattibili se si tratta di Nadal (da tre anni domina a Montecarlo, a Roma e al Roland Garros), competitivi ai massimi livelli sul cemento (sempre Ferrer è stato semifinalista agli ultimi US Open. Nadal ha vinto a Indian Wells), gli spagnoli si sono scoperti anche “erbivori”. Dopo Manuel Santana, capace di imporsi sull’erba agli US Open 1965 e a Wimbledon 1966, nessuno spagnolo ha mai vinto su questa superficie. I tempi però cambiano: Nadal è giunto in finale nelle ultime due edizioni dei Championships e quest’anno gli spagnoli avevano quattro rappresentanti al terzo turno (oltre a Rafa, Ferrero, Verdasco e Lopez) e due nei quarti (Nadal e Ferrero). La spiegazione la dà Emilio Sanchez, capitano spagnolo di Coppa Davis: “Nadal per primo, ma anche gli altri, hanno cambiato atteggiamento nei confronti delle superfici diverse dalla terra rossa. Senza rinnegare la nostra scuola e le nostre caratteristiche abbiamo capito che il tennis non è solo quello che ci hanno insegnato sulla terra rossa da ragazzini”.