MASTERS SHANGHAI: FINALMENTE GASQUET!

Finalmente Gasquet! Era almeno tre anni che lo aspettavamo: il talento annunciato del tennis mondiale però non sbocciava mai. Eccolo, eccolo, ma poi tutto finiva in una bolla di sapone. Una delusione per chi come il sottoscritto stravede per Richard da sempre. Sì, perchè del francesino è un colpo di fulmine. Il suo coetaneo Nadal (sono entrambi del 1986 e da juniores vinceva sempre Gasquet), invece, ti conquista con il tempo. La forza di Rafa contro il talento di Richard, la grinta feroce contro lo stile, il diritto che sembra una fucilata contro la perfezione stilistica di un rovescio da manuale. Soprattutto lo attendevano impazienti i francesi. L’ultima delusione era arrivata nel maggio scorso al Roland Garros: titoloni sui giornali per l’erede designato di Yannick Noah, ultimo transalpino a trionfare sulla terra rossa parigina nel lontano 1983. Un gran can can come solo i nostri cugini d’oltralpe sanno fare ma ecco Richard gambe all’aria già al secondo turno contro il belga Vliegen, onesto operaio della racchetta. A Wimbledon, i primi segnali positivi: semifinale, battuto solo dall’imbattibile (sull’erba) Federer. Ora, cinque mesi dopo, eccolo a Shanghai tra gli otto “maestri”, ovvero i migliori giocatori della stagione: quinto francese della storia (il più giovane) dopo Noah, Leconte, Forget e Grosjean. L’eterno enfant prodige è finalmente diventato adulto. Richard a Shanghai non è arrivato in gita premio: ha messo ko Novak Djokovic, numero tre del ranking e pretendente al trono di re Federer, ed è in corsa per un posto in semifinale. “Tra i diciotto e i diciannove anni – confessa – ho avuto paura di non essere all’altezza del circuito maggiore, ero smarrito. Non riuscivo a giocare come volevo e gli ultimi tre anni mi hanno insegnato molto”. Lontano parente del ragazzino altezzoso e talvolta maleducato che tre anni si fece cacciare dal campo durante le qualificazioni agli US Open per aver lanciato la racchetta e colpito un giudice di linea. Leconte qualche mese fa lo aveva accusato di essere un bambino viziato puntando il dito anche contro il suo coach Eric Deblicker e mettendo sul banco degli imputati la federtennis francese: troppe scuse, troppi alibi, aveva tuonato il buon Henry, anche lui dotato da madre natura di un gran talento. La stessa stampa francese si era stufata di aspettare e sperare: dopo il ko al Roland Garros non era stata tenera con Gasquet: si era parlato di bluff. Richard ha capito in tempo: sarebbe stato un delitto sprecare il talento che madre natura gli ha regalato.