ISRAELE FA GIUSTIZIA DEI NEMICI DELL’ITALIA

Negli spareggi per la promozione nel World Group della Coppa Davis 2008 c’è la concreta possibilità che Israele riesca a battere il Cile e a guadagnarsi la massima ribalta mondiale del tennis a squadre. Sul cemento di Ramat Hasharon, a nord di Tel Aviv, si è giocato con un giorno di anticipo rispetto a tutti gli altri confronti di questo weekend perché domani, sabato, il Paese si fermerà per l’importantissima festività ebraica dello Yom Kippur, e la conclusione del confronto è dunque rimandata a domenica, dopo la pausa.
Nella prima giornata Dudi Sela ha sconfitto in quattro set il campione olimpico Massu, che lo precede di circa 30 posizioni nella classifica ATP (in quanto 105, Sela è il n.1 israeliano) e il top 10 cileno “Mano di Pietra” Gonzalez ha dovuto faticare sette camicie, rimontando anche un set di svantaggio, per fare altrettanto con Noam Okun (186 ATP). Oggi Erlich-Ram hanno battuto per 10-8 al quinto set i due cileni, che non sono davvero un doppio sprovveduto o improvvisato, visto che ad Atene vinsero l’oro olimpico anche di questa specialità. In totale si è giocato, sino ad ora, per 13 ore e 34 minuti effettivi: 5.07 è durato Sela-Massu, 3.28 Gonzalez-Okun, 4.56 il doppio. “Sono felice di questa vittoria – aveva spiegato “Mano di Pietra” giovedì sera – perché non mi aspettavo che sarebbe stata tanto difficile. Sapevo che Okun è un buon giocatore ma contro di me è stato davvero fantastico. Non capisco perché sia tanto giù in classifica mondiale”.
Naturalmente il Cile può ancora aggiudicarsi il confronto e restare “in Serie A”, anche se, avendo visto con i miei occhi che effetto fa agli Israeliani giocare in Coppa Davis e che aria tira a Ramat Hasharon, non vorrei essere nei panni di Massu, domenica, quando affronterà Okun sul presumibilissimo risultato di 2-2. Comunque vada a finire, però, il match Israele-Cile sta dimostrando quanti pregiudizi e quanta voglia di far male hanno ammantato i commenti di alcuni giornalisti italiani quando, ad aprile, fummo noi a subire il trattamento che adesso sta toccando al Cile. Sono curioso di vedere se, adesso, qualcuno vorrà accorgersi di quanto allora fu evidente a chi non aveva gli occhi foderati di anti-italianismo: che, cioè, quello di Tel Aviv è un campo minato per chiunque, anche per chi ha vinto due titoli olimpici e può contare sul numero 6 del mondo, e che, perdendo non senza lottare, l’Italia priva del suo numero 1 Volandri non si coprì certo di vergogna, come i suoi nemici si affrettarono ad urlare.