MURRAY NON E’ CAMBIATO

Nonostante il cambio di panchina continua a deludere. Con l’arrivo di Ivan Lendl al suo angolo ci si aspettava un Andy Murray diverso, in grado di competere con per il vertice con i suoi diretti avversari, ovvero Djokovic, Nadal e Federer. Ci si aspettava insomma un giocatore più maturo, in grado di fare quel passo in più necessario per diventare davvero protagonista. Invece dopo questo avvio di stagione lo scozzese sembra sempre lo stesso: nel momento più importante non riesce a dare quel qualcosa in più che gli garantirebbe la vittoria. Dall’inizio dell’anno il tennista d’oltre manica si è aggiudicato solamente il titolo a Brisbane, in Australia, un torneo 250 di cui era la testa di serie n.1, senza avere davanti Federer, Nadal e Djokovic. Dunque senza un confronto con coloro che, risultati alla mano, sono ritenuti più forti di lui. Dopo Brisbane, Murray ha inanellato una serie di vittorie che lo hanno portato in semifinale negli Australian Open, primo Slam della stagione, dove però ha perso contro Djokovic, dimostrando di non essere ancora al livello dei suoi tre rivali. Un mese e mezzo dopo ha avuto la possibilità di rifarsi, ha battuto in semifinale a Dubai, un Master 500, proprio il serbo numero uno del mondo, ma in finale si è trovato davanti Federer, che lo ha battuto in due set. Questi due tornei hanno evidenziato come Murray sia lo stesso della scorsa stagione, nonostante la “cura” Lendl. Ci si aspettava un giocatore più forte e determinato, migliorato soprattutto a livello mentale. Invece ecco la precoce eliminazione nel primo Masters 1000 della stagione, avvenuta al secondo turno con un 64 62 subito dallo spagnolo Guglielmo Garcia-Lopez, fuori dai primi 80 del ranking ATP. Insomma l’impressione è che Murray sia rimasto il solito ottimo giocatore, ma un gradino sotto a chi occupa le prime tre posizioni della classifica mondiale. Perfetto per occupare il 4° posto. Ma riuscirà a fare quel salto che lo porterà finalmente a vincere quando conta davvero?