PROGETTO CAMPI VELOCI … VABBE’ CREDIAMOCI .. MA QUALI ?

Dopo 45 anni in cui seguo il tennis ho la ferma convinzione che il tennis vero si impari sulla terra (per la completezza tecnica necessaria visto che alcuni vantaggi fisico/atletici si smorzano) al limite sull’erba, dove e’ nato.
Fatta tale premessa potrei anche condividere l’esigenza di inserire/aumentare i campi veloci ma solo alle seguenti condizioni:

1. si definiscano i parametri qualitativi e le caratteristiche dinamiche che devono avere e poi si usino quelle UGUALI PER TUTTI senno’ il campo non e’ regolare. E’ un assurdo che nei circoli oggi siano presenti non meno di 5-7 tipi di superfici dure diverse, con diverse caratteristiche di assorbimento e rimbalzo. Chi ci gioca spesso ha un netto vantaggio rispetto a chi gioca spesso su superfici differenti. Queste differenze con la terra non ci sono (sebbene sia una superficie irregolare per natura)

2. che un campo debba essere “in bolla” in ogni suo punto e omogenero nel rimbalzo in ogni suo punto (sono artificiali, perche’ farli male) per essere omologati e il giocatori puo’ rifiutarsi di giocare se non rispetta tali condizioni) Oggi si gioca su “schiene d’asino”, campi con bolle vuote sotto il manto che rendono casuale il rimbalzo e pericolosa la corsa.

3. gia’ il fatto che nella lista FIT ci siano GreenSet e Play-it superfici “opposte” per rendimento da l’idea della casualita’ del processo. Con il “mateco” ancora presente, le stese di cemento, i tornei giocati sui campi polifunzionali …. siamo al ridicolo nella pratica su campi duri.

Negli altri sport le differenze di superficie non sono cosi’ tremende, e il tipo di campo in genere impatta molto meno.

Poi forse considerero’ il fatto che giocare sul veloce puo’ essere utile. Finche’ e’ un far west casuale viva la terra.
Peraltro il professionisti terraioli da sempre si adattano al duro molto meglio di quelli nati sul duro alla terra (da cui la supremazia della terra).
Un saluto e buon gioco