COME TUTELARE GLI APPASSIONATI?

Mi scuso con i miei lettori se, tenendo faticosamente a bada il temperamento, non scrivo quel che penso di ATP, WTA e, più in generale, della Grande Anomalia del tennis, unico sport al mondo gestito non da una Federazione Internazionale ma dalle associazioni sindacali di chi lo fa per mestiere. Taccio anche sulla singolare coincidenza fra il moltiplicarsi degli infortuni e il passaggio dei controlli antidoping dai suddetti sindacati alla Federazione Internazionale. In certe circostanze è meglio stare zitti.
Una cosa, però, mi sento di scriverla. Il pubblico che va a vedere il tennis ha il diritto di assistere allo spettacolo per cui ha pagato. Dunque bisogna far sì che le regole del tennis garantiscano sempre e comunque tale diritto. Sebbene Sergio Palmieri mi dica che una proposta in tal senso è già stata bocciata una volta, io penso che gli organizzatori di tutto il mondo dovrebbero imporre all’ATP e alla WTA una cosetta facile facile. Che, cioè, quando un giocatore o una giocatrice si ritirano nel corso di un torneo (se lo fanno alla vigilia c’è già un meccanismo regolatore) vengano loro assegnati il premio in denaro e i punti del turno precedente a quello in cui si ritirano. E soprattutto che, nel caso in cui – come hanno fatto ieri Serena e oggi la Sharapova – il ritiro avvenga prima di scendere in campo, il loro posto (nonché i soldi e i punti) venga preso dal giocatore o dalla giocatrice che avevano battuto nel turno precedente, obbligati per regolamento a restare sul posto per almeno un giorno di più.
Non mi sembra così astruso e così difficile. E’ vero, una norma di questo tipo contravviene a uno dei principi basilari del tennis (che, cioè, chi perde è eliminato). Ma è ancor più vero, secondo me, che il rispetto nei confronti degli appassionati è un principio ben più basilare di quello, e che dunque non ci sarebbe niente di scandaloso se lo si imponesse per legge.