ESPERIENZE DI GENITORE TENNISTA

Improvvisamente, dopo 30 anni passati a giocare a tennis allegramente con qualche minima soddisfazione agonistica risalente al periodo universitario, ormai un ricordo, avvio al tennis la mia primogenita di 9 anni, bimba carinissima, ma con un ritardo di maturazione di circa 2 anni (le sue caratteristiche morfologiche corrispondono a una bimba di 7). Il primo anno avendo già giocato saltuariamente viene inserita nel corso avanzato del tennis club di cui sono socio da 35 anni e per il quale ho giocato coppa italia e serie C. La bambina appare normalmente portata, ma non riceve un insegnamento tecnico, il più delle volte viene lasciata con coetanei sul campo senza maestro o gioca con altri 7-15 bambini su un unico campo (le cosidette americane), viene avviata ai primi tornei senza avere neppure un’infarinatura di punteggi e iniziano a valanga le prime sconfitte ed i primi pianti. Papà che fa il pediatra da genitore di cuor tenero cerca di correre ai ripari, parla con il responsabile della scuola (parola grossa scuola), con il proprietario del circolo (ex maestro) e non ottenendo niente si arma di santa pazienza ed inizia lui (sic) a giocare con la figlia che continua a frequentare la scuola tennis. Chiede l’aiuto ad un amico di infanzia (ex giocatore del circolo, unico ad avere avuto una classifica internazionale) e iniziano a pareggiarsi le vittorie con le sconfitte. Il non celato malcontento del genitore verso la scuola tennis, la sovraesposizione dovuta al non essere un socio qualunque ma un ex giocatore (seppure di livello infimo), provoca un continuo malumore fra tutti i soggetti interessai. Stufo della situazione mi faccio indicare dall’amico ex giocatore un maestro ritenuto adeguato (nella stessa provincia ma a 25 km da casa) e inizio a farle giocare lezioni singole, smettendo di farla giocare io. Alla convocazione della scuola del club comunico che per la bimba ho deciso altro, nel giro di tre giorni mia moglie (di professione avvocato) si trova a dover difendere la figlia decenne dalle ire del proprietario del club e mi trovo a breve le richieste di dimissioni da socio alle quali acconsento ritenendomi persona seria. Improvvisamente mi ritrovo senza un tennis club chiedo quindi il trasferimento della bimba al tennis di appartenenza del nuovo maestro (passando da un tennis club che ha 9 campi di cui uno in erba ad uno di soli 3 campi di cui 1 solo coperto) e scopro che è difficile trasferirsi: alcuni mesi di attesa, 120 euro di trasferimento e due anni di inibizione dai tornei a squadre. Ma non parlavamo di bimbi? della necessità della federazione di incentivare i praticanti juniores?.
Dopo circa un anno la bimba salvata da un clima pessimo (era campionessa provinciale e terza in regione), riprende a giocare i tornei, a volte esce ai primi turni altre volte conquista qualche finale nei tornei del lazio (regione limitrofa, ove preferisce giocare data l’ingerenza del nostro ex club nella nostra provincia) è under 12 anche se dimostra 10 anni pesa 28 kg è alta 140 cm, ma sopratutto sorride e si diverte a giocare (cosa che prima non avveniva più).
Alcuni giorni orsono esce una convocazione provinciale per i bambini-ragazzi più bravi e scopro senza nessuna sorpresa che mia figlia non è convocata per stage gratis, ma che sono convocate pari età molto più scarse, ma questo è normale visto il mio non allineamento….
Alla fine del racconto alcune considerazioni: ormai i bambini che praticano il tennis sono almeno nella mia esperienza delle banconote viaggianti che vanno spremuti, alcune scuole tennis non hanno insegnanti adeguati (da palleggiatore a insegnante di vario livello senza aver mai vinto una partita), la Federazione non aiuta, non sovvenziona anzi inibisce le competizioni a squadre a chi si trasferisce da juniores e non prende in considerazione assolutamente alcuni parametri per le categorie (capisco che sia normale che una bimba di undici anni che pesa 28 kg possa trovarsi di fronte una coetanea di 56 kg, ma se una è nata il 1.1.1997 e l’altra il 25.12.1997 vi è un anno di differenza).
Finchè mia figlia giocherà e si divertirà andrà comunque bene tutto.