NOVAK, I PERCHE’ DI UNA CRISI

Anche nel 2007 era giunto alle fasi conclusive della stagione con le pile quasi scariche, ma la striscia negativa di risultati cui e’ andato incontro Novak Djokovic in questa parte di stagione fa sicuramente piu’ discutere. Il serbo e’ ancora oggi il terzo giocatore del mondo, ma la sua splendida affermazione agli Australian Open di gennaio lasciava presagire una sua definitiva esplosione, che, a oggi, pare non si sia ancora espressa compiutamente.
La sua rapida e prepotente ascesa aveva fatto ritenere a molti addetti ai lavori che i pretendenti alla poltrona di numero uno del ranking mondiale a fine anno avrebbero dovuto fare i conti con l’esuberanza e il tennis aggressivo di Nole. Oggi, invece, le sue quotazioni sono sicuramente in discesa e nonostante un ampio margine di vantaggio, dovra’ ben presto pensare a difendere la sua terza posizione dall’avanzata dello scozzese Murray, autore di una brillantissima stagione e che sembra averlo scavalcato nelle preferenze e nei pronostici.
Lo stesso Novak prova a fornire una giustificazione a questo momento delicato della sua carriera: “Devo migliorare a livello fisico. Il mio tipo di gioco e’ molto dispendioso, e molto spesso mi occorre molto tempo per recuperare le energie dopo un match lungo e combattuto. Penso che per arrivare al numero uno io debba assolutamente migliorare in questo aspetto, ed e’ proprio su questo che mi sto concentrando. Il mio tennis si basa prevalentemente su colpi giocati dal fondo, questo comporta correre in lungo e largo per il campo, cambi di direzione, scivolate…Il mio fisico viene messo a dura prova. Fra i miei principali avversari, Nadal ha uno strapotere atletico che io ancora non possiedo, Federer invece e’ diverso da me, e’ bellissimo vederlo giocare perche’ sembra che non faccia alcuna fatica ad eseguire i suoi colpi”.
Il serbo ritiene che proprio il suo stile di gioco lo esponga sovente ai rischi di incorrere in infortuni, che ultimamente sembrano presentarsi con discreta frequenza. Proprio l’effettiva gravita’ di questi infortuni ha dato adito a qualche polemica all’interno del circuito. Djokovic viene spesso accusato di ingigantire i suoi guai fisici, tanto da aver visto modificato il proprio soprannome da “The Djoker” a… “The Faker” .
“Non mi piace affatto questa etichetta che qualcuno ha voluto assegnarmi. Non chiedo il medical time out durante i miei match per infastidire i miei avversari, e’ semplicemente un accorgimento in piu’ , a me interessa solo cercare di vincere. Quando ho fatto quell’intervista sul campo subito dopo il match giocato contro Roddick a New York, c’erano 20000 tifosi che mi fischiavano, e’ stato uno dei momenti piu’ brutti della mia carriera“.
Gli strascichi di quell’episodio hanno fatto crollare la popolarita’ di Nole tra i gli appassionati statunitensi, e il serbo, cui piace ricevere il consenso dei fans e dei media, ne ha probabilmente risentito. Anche John McEnroe ha voluto esprimersi sui presunti motivi dei suoi mancati successi, e la sua analisi pare piuttosto spietata: “Il suo tennis ha perso di efficacia ultimamente, e questo mi fa ritenere che non sia stato molto disposto a lavorare e a limare cio’ che lo separa dai primi due in classifica. Ha avuto una grande chance contro Federer agli ultimi Us Open, ma non l’ha sfruttata, sembrava un po’ svagato e scarico, probabilmente le polemiche seguite al match contro Roddick lo hanno un po’ bloccato. Tutto il clamore che hanno provocato ha avuto ripercussioni negative sul suo gioco. Osservandolo dall’esterno, non dà piu’ l’impressione di divertirsi a giocare, anzi, sembra preoccupato di dover difendere le pressioni che ci sono su di lui. Tra poco si vedra’ costretto a difendere il suo titolo a Melbourne, e a meno che non riesca a trovare un risultato positivo al Master di Shanghai che possa allentare un po’ la tensione, e’ una faccenda che non manchera’ di preoccuparlo. E’ finito dentro a una buca e deve trovare la forza di uscirne. E’ capitato anche a me”.
Il 2009 ci fornira’ risposte importanti. Siamo certi che queste ripetute delusioni imporranno a Djokovic delle inevitabili riflessioni e una pronta analisi sulle contromisure da adottare. Nello stesso tempo, nuovi, emergenti protagonisti come Murray, Tsonga, Del Potro e Simon si stanno prepotentemente affacciando e Novak ha assoluta necessita’ di ritrovare, oltre che il suo miglior tennis e una piena efficienza fisica, la serenita’ e la concentrazione per respingere i loro assalti e per potersi esprimere ad alti livelli per tutta la stagione , e non soltanto a sprazzi. L’atto conclusivo della stagione a Shanghai non lo vedra’ partire tra i favoriti, chissa’ che partire lontano dai riflettori possa rivelarsi un vantaggio per un giocatore che negli ultimi tempi sembra aver smarrito quella sicurezza e solidita’ mentale che fino a pochi mesi fa costituivano il suo valore aggiunto.