Match fixing in Spagna: 28 tennisti professionisti fra le 83 persone implicate

Non è un mistero che i bassi montepremi circuiti minori, uniti alla minore visibilità di quegli incontri, offrano terreno fertile per qualche combine più o meno occasionale. In questo caso, però, l’occasionalità aveva lasciato il posto alla rete ordita da un gruppo criminale organizzato che stava raggranellando milioni alterando i risultati degli incontri. Dopo aver smantellato l’organizzazione criminale a fine ottobre, la Direzione Generale della Guardia Civil rende ora noti i risultati dell’operazione “Bitures” condotta con il sostegno di intelligence dell’Europol, un’agenzia della UE che “aiuta a contrastare le forme gravi di criminalità internazionale e il terrorismo”, la cui investigazione era partita nel 2017 a seguito di una denuncia da parte della Tennis Integrity Unit riguardante irregolarità a livello di Futures ITF e Challenger.

Nelle undici abitazioni perquisite, il Corpo di pubblica sicurezza spagnolo ha trovato e sequestrato 167.000 euro in contanti, un’arma da fuoco, 50 dispositivi elettronici, computer, carte di credito, cinque veicoli di lusso e prove documentali dei furti di identità; ha anche provveduto a congelare 42 conti correnti. Il gruppo criminale composto da persone di nazionalità armena, avvalendosi di un tennista professionista come tramite, corrompeva i giocatori e piazzava le scommesse, presenziando gli incontri per controllare il rispetto degli accordi.

Delle 83 persone coinvolte, di cui 15 arrestate, 28 sono tennisti professionisti; i nomi non sono stati per il momento rivelati, ma uno di loro ha preso parte all’ultima edizione degli US Open. Le accuse, a seconda casi, sono di associazione per delinquere, corruzione in ambito sportivo, truffa, riciclaggio di denaro, detenzione illegale di armi e furto di identità. Quest’ultima imputazione si riferisce alle migliaia di identità di cittadini spagnoli usate per piazzare le scommesse e nascondere la vera titolarità dei conti su cui confluiva il denaro.