GLI ITALIANI ATTACCANO L’ATP

Nel giorno in cui l’Atp ammette di non essere riuscita a trovare uno straccio di prova sulla presunta combine, ventilata per oltre un anno, del match tra Davydenko e Vassallo Arguello, si viene a sapere che 4 dei 5 azzurri coinvolti nella tolleranza zero dell’Atp Galimberti, Starace, Bracciali e Luzzi, hanno deciso di intentare un’azione legale sia contro la stessa Atp, che contro il sito Internet (Interwetten) che ha fornito i dati, per violazione della privacy. Interwetten, infatti, è accusato di aver rivelato dati risalenti ad un periodo precedente all’accordo del gennaio 2007 tra l’Atp e una dozzina circa di società di betting (tra cui Betfair) facenti parte della ESSA, in cui si prevedeva un cospicuo scambio di informazioni tra le parti, per garantirsi che nessuno tra giocatore, personale, coach e sostenitori dello staff scommettesse sul tennis, così come, peraltro, proibito dalle regole dell’ATP fin dal 2001.
Ricorderete come tutto nacque dalla soffiata relativa ad una corrispondenza intrattenuta fra Gayle Bradshaw, vicepresidente esecutivo Atp, e il raggruppamento dei principali bookmakers europei on line, giunta al Journal di Dimanche che assieme all’Equipe pubblicò a tutta pagina i nomi dei tennisti azzurri coinvolti nella vicenda. Sembrò fin da allora un tentativo, mal celato, di far credere all’opinione pubblica che quelle erano le prime vittime della tolleranza zero tanto sbandierata dall’ Atp. In quel periodo si parlava anche di un dossier segreto compilato da un bookmaker britannico, in cui venivano menzionati ben 138 incontri sospetti. Sembrava che si stesse per far luce sul più grande scandalo della storia del tennis…ed invece, come al solito in questi casi, la montagna ha partorito il topolino… con i nostri 5 azzurri nei panni dell’agnello sacrificale da dare in pasto alla pubblica opinione. Nel corso dei mesi abbiamo assistito allo stillicidio delle squalifiche ai danni dei nostri; si è partiti con l’esagerata sanzione di 9 mesi e $60,000 di multa ai danni di Alessio Di Mauro datata 12 novembre, passando per le squalifiche “natalizie” di Starace e Bracciali ($30,000 e 6 settimane per Potito e $20,000 e 3 mesi per Daniele) per finire ai 100 giorni inflitti a Galimberti (con 35,000$ di multa) ed i 200 comminati a Luzzi, che tornerà alle competizioni proprio la prossima settimana in occasione del challenger di Todi.
Una serie di pene parse immediatamente eccessive per il reato contestato ai 5 italiani, colpevoli di aver puntato on line, del tutto ingenuamente (se avessero voluto, avrebbero potuto nascondere meglio le proprie generalità) piccole somme di denaro su match, il cui esito non è stato condizionato dalla scommessa in questione, come rilevato dalle indagini intraprese dall’Atp. Fortunatamente dopo mesi in cui sembrava che a scommettere fossero solo gli italiani, sono giunte negli ultimi tempi altre sanzioni ai danni di emeriti sconosciuti, quantomeno al grande pubblico, come il doppista ceco Frantisek Cermak, lo slovacco Michal Mertinak ed il francese Mathieu Montcourt.
Sorprende il fatto che tra coloro che hanno deciso di intentare la causa, manchi all’appello Alessio Di Mauro, il primo ad essere colpito dalla mannaia dell’Atp. Giorgio Galimberti, intervistato a questo proposito dalla Gazzetta dello Sport, ha detto che il siciliano aveva dichiarato in precedenza di avere problemi con il gioco di azzardo. “Non puntava piccole somme di denaro per sfizio per passatempo, ma forse per vizio” queste le parole di Galimberti, sempre a proposito di Di Mauro.
Vedremo come andrà a finire questa vicenda, dopo che l’Atp ha sostanzialmente dovuto incassare il flop delle indagini sulla vicenda Davydenko. Galimberti, da qualche tempo telecronista per Sky, dice di non voler intraprendere questa causa per soldi, come sostenuto da molti, ma “per una questione morale. Ci hanno trattato come dei dopati!”
Si chiude così un capitolo sulle partite truccate, in cui alla fine, come era prevedibile, a pagare sono stati i pesci piccoli. Non si è riusciti a dimostrare nulla su quella che sembrava la pratica abbastanza acclarata delle partite truccate, magari dettata da una regia di stampo mafioso. E’ davvero difficile, comunque, credere che sia immune dalla piaga delle combine, uno sport come il tennis in cui si scommette anche su match di tornei challenger in cui il montepremi è inferiore al giro di scommesse sulla singola partita su cui si punta. La vicenda di Sopot, però, ci insegna come sia ancora più difficile dimostrare con prove inconfutabili l’effettivo accordo tra i 2 giocatori.