IL PIU’ FORTE DI SEMPRE? UNA DOMANDA SENZA RISPOSTA
L’hanno chiamata “The Clash of Times”, la battaglia delle epoche: Pete Sampras contro Roger Federer. L’idea è venuta alla Entartainment Group Limited che in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza della Malesia ha organizzato tre sfide fra Sampras e Federer. I primi due match, a Seul e Kuala Lumpur, li ha vinti ovviamente il più giovane: sabato a Macao il terzo atto. Sampras ha 36 anni, si è ritirato da cinque ed è stato il numero uno e dominatore del circuito negli anni Novanta: ora fa qualche apparizione nel circuito seniores. Federer di anni ne ha dieci in meno, 26 quindi, ed è l’attuale numero uno del circuito, l’extraterrestre che con il suo tennis stellare domina da quattro stagioni gli avversari dall’alto di una superiorità a tratti imbarazzante. “Pistole Pete” in carriera ha vinto 14 titoli dello Slam (record assoluto), Roger da Basilea è giunto a quota 12 e con tutta probabilità riuscirà a sorpassarlo. In comune hanno la passione per l’erba di Wimbledon (7 titoli per l’americano, 5 per lo svizzero) e l’allergia alla terra rossa del Roland Garros, unico titolo dello Slam che manca al palmares di entrambi (ma Roger ha ancora tempo per rimediare Nadal permettendo). Le loro carriere si sono appena incrociate: Sampras e Federer si sono affrontati solo una volta, guarda caso sul Centrale di Wimbledon, quello che Pete definiva “il giardino di casa” e che ora è diventato proprietà privata di Federer. Era il 2001, ottavi di finale: Roger spezzò la serie positiva di 31 match di Pete, vincitore all’epoca di sette delle ultime otto edizioni dei Championships. Un segno del destino, già allora si parlò di passaggio del testimone: il vecchio campione si arrendeva al classe e al talento del giovane emergente. Da quel giorno i due sono stati paragonati mille e più volte: chi è il più forte? Soprattutto chi è stato il più forte di sempre? Domande alla quali, secondo me, è impossibile dare una risposta. Perché allora non Rod Laver o Donald Budge? In fondo sono stati gli unici ad aver centrato nella storia del tennis il Grande Slam, ovvero la vittoria in tutti e quattro i Majors nella stessa stagione. Perché non Bill Tilden, Fred Perry, Roy Emerson o Ken Rosewall? Tutti grandi interpreti che hanno fatto la storia del tennis, ognuno a modo suo inimitabile. Oppure perché non Bjorn Borg, Jimmy Connors o John McEnroe? Ogni campione appartiene alla sua epoca e preferire l’uno o l’altro è semplicemente una questione di gusto personale. Sarebbe come voler scegliere chi è stato più grande nella storia del calcio tra Di Stefano, Pelè o Maradona. Impossibile. Piuttosto ci sono tennisti che hanno inciso più di altri nella storia di questo sport. Il primo che mi viene in mente è Laver: per primo ha dimostrato che si poteva giocare ogni tipo di colpo su qualsiasi superficie ed infatti è stato l’ultimo a completare il Grande Slam (lo ha fatto due volte, la seconda nell’era open). Federer, che ricorda Laver per la varietà dei colpi, è sulla buona strada ma gli manca il successo sulla terra rossa del Roland Garros. C’è poi Borg: è stato il primo ad usare il top spin in modo esasperato e a dimostrare che si poteva dominare sull’erba di Wimbledon senza necessariamente utilizzare il classico serve and volley. Nessuno avrebbe puntato un penny su un successo dell’Orso svedese nel tempio del tennis: eppure di Championships ne ha vinti cinque consecutivamente come Federer. Penso anche ad Agassi: è stato l’ultimo tennista capace di vincere i quattro tornei dello Slam su tutte le superfici anche se non nella stessa stagione. Soprattutto con il suo tennis d’anticipo ha cambiato il modo di giocare da fondo campo: con il “Flipper” di Las Vegas è nato l’attaccante da fondo. E che dire di McEnroe: nessuno ha mai giocato (e giocherà) come lui, con quel rovescio d’anticipo senza quasi apertura, un dolce schiaffo alla pallina. Inimitabile come il suo rivale storico Connors, che ha portato nel tennis la teatralità ed il pathos. Chi è il più forte di sempre? Questa domanda resterà senza risposta.